– L’altro giorno ho approfittato di alcune ore libere per visitare, con calma, il nostro Comune. Lo so, c’è di meglio in giro, ma con i tempi che corrono, la storia dei cellulari (oltre 60) al personale e la mania di privatizzare tutto ciò che capita a tiro, ci vuole poco, mi sono detto, che un bel gruzzolo di miliardi convinca i nostri amministratori a vendere il palazzo alla Telecom. I dipendenti? Passerebbero da dip a bip bip senza avere più tra i piedi quel noioso di Bizzocchi che sbraita perchè si spendono 120 mila euro (quasi 240 milioni di vecchie lire) all’anno nelle telefonate e lui non ha più il becco di un quattrino! Domanda: ma non ci sono i tabulati relativi al flusso telefonico in entrata e in uscita?
Visto dal di dentro, devo dire che è un bel contenitore di incontri e di situazioni, che puoi scoprire piano piano girovagando qua e là, tanto nessuno ti chiede cosa vuoi. Il primo impatto è con questa scala così ripida che se non prendi l’ascensore ti toglie il fiato, un po’ come i Ds a Micucci, che avrebbero già cacciato se fossero sicuri di non perdere le prossime elezioni. L’intervento del segretario provinciale Santi ha riannodato momentaneamente il rapporto con la parola d’ordine: dialogo. Ma quanto dureranno gli “arresti domiciliari” di Micucci?
Lungo i corridoi di solito le porte degli uffici sono chiuse, ma se hai un pizzico di pazienza di tanto in tanto se ne apre una e allora, facendo, come si dice ai bambini, bus bus (da non confondere con il Terminal che è una vergogna!), puoi vedere, gradualmente, quale esercito lavora per te. L’immobile è bello grande, ma il centro d’interesse è il primo piano con la segreteria del sindaco e la saletta preconsiliare dove Quercia e Margherita costruiscono le strategie vincenti per la città come, ad esempio, la gestione, per certi aspetti allucinante, dell’ospedale che, adesso, mentre attende a bocca aperta l’ossigeno della Regione, taglia oncologia e butta fuori gente il cui unico torto è quello di essere stata assunta, o la crisi delle Navi sempre più vicine al fallimento. Ma il Consiglio comunale non aveva votato, di recente, una fidejussione di circa 1,2 miliardi di vecchie lire (sua quota) per un progetto globale di circa 12 miliardi in grado di rilanciare definitivamente la struttura?
Quel giorno il sindaco non riceveva il pubblico. Meglio così, perchè un vu’ cumprà del Congo voleva informazioni su come fare un gemellaggio con la Lorenzi, assessore alla Pubblica Istruzione e Cultura. Hanno cercato di spiegargli che il gemellaggio non era quello che pensava lui, ma solo un aiuto alla sua terra (120 milioni di lire) per una biblioteca. Niente da fare. Aveva fame, altro che libri!
La tenerezza di Piva, assessore al Bilancio. Con un modellino in mano – una bocca, una canna ed una bottiglietta di gas – ripeteva che nonostante i debiti (60 miliardi di lire) la situazione era sotto controllo. Insomma, ancora nessun suicidio. Contento, invece, era Tebaldi, assessore al Turismo che voleva portare il modellino alle fiere internazionali. Lo slogan: chi non viene a Cattolica è meglio che si ammazzi! Mentre stavo uscendo, ho incontrato il vice sindaco e assessore alla Sanità (!!!) Marzocchi o Marxocchi data l’avversione che ha per il Capitale altrui. Visto i guai dell’ospedale dovrebbe andare a casa.
Fuori, la bandiera italiana sventolava sul balcone. Mai colori mi sono sembrati tanto opportuni. Il rosso per rappresentare il deficit, il verde la bile dei cittadini, il bianco la paura dei Ds di perdere il palazzo. Resta l’asta: attenzione a dove te la vogliono mettere!