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[b]di Annamaria Bernucci[/b]
Nato a Cingoli nel 1932, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Roma, allievo del pittore Gentilini, dagli inizi degli anni ’60 si trasferì in Romagna lavorando tra Gabicce, Cattolica, Misano e Riccione. Una nicchia del tutto particolare sembra spettare a Toccafondo, in questa area un po’ anomala del riminese, illuminata, per quanto riguarda le faccende dell’arte, dal sapere e dalla poesia del pittore Emilio Filippini, e poi, nel secondo dopoguerra da poche altre personalità emergenti, capaci cioè di cogliere autenticamente i valori espressivi e il significato delle esperienze intellettuali maturate in ambito nazionale e in grado di dialogare con esse.
Ci si aspetta che qualche eco a questo nostro investigare sulla personale vicenda artistica di Giovanni Toccafondo possa scompaginare la retorica che pesa sui personaggi di periferia e chepossa rompere il muro di silenzio critico che si è addensato ingiustamente; che soprattutto la visione antologica e riassuntiva delle sue opere, testimonianza di più di trentanni di attività, faccia da volano propulsivo, determinando una nuova attenzione verso la sua figura d’artista.
La mostra allestita presso la Galleria Comunale S.Croce e presso il Centro Culturale Polivalente organizzata dal Comune di Cattolica in collaborazione con l’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia Romagna, si prefigge infatti di indagare sull’attività dell’artista dai suoi esordi sino alle opere dell’ ultima sua produzione. Pittore e ceramista Giovanni Toccafondo ha mantenuto con coerenza una sua particolare convergenza e indistinzione per i due mezzi espressivi: scultura e pittura nascevano dallo stesso processo analitico e da un sentire profondo; l’artista ha inseguito con meticolosa tenacia un equilibrato sistema di competenze plastiche e pittoriche e giocando con esse ha costruito un delicato processo di rapporti formali per interagire con i due lessici.
Diceva lo scultore Arturo Martini ” ..la modernità non è una trovata, ma è scoprire nuovamente l’anima delle cose con l’intensità che circola nell’aria del proprio tempo”. Ebbene per Giovanni Toccafondo riuscire a penetrare il proprio tempo, aggiornarsi sui linguaggi e saper cogliere il senso caduco, precario della vita e l’incomunicabilità profonda dei rapporti umani è stato un fine perseguito con particolare attenzione.
Lo si vede dalla sua nutritissima produzione ceramica, sculture dagli smalti traslucidi, dalla pigmentazione monocroma che imita la materia (ferro, pietra, terra) che poi diverrà ruvida e aguzza nelle opere dell’ultimo periodo; e ancora nella pittura, liricissima. Una fotografia scattata ai tempi dell’Accademia a Roma, era il 1958, ritrae Toccafondo assieme ai suoi compagni del corso di pittura: l’espressione di lui è contenuta e forse un po’ vigile come di chi sa di essersi avventurato in un grande progetto e di chi è consapevole di vivere un’esperienza irripetibile.
Irripetibile quell’anno lo sarà davvero per Giovanni che presto dovette lasciare gli studi per affrontare più prosaiche soluzioni occupazionali. L’approdo in Romagna, dopo l’abbandono degli studi accademici, dalla natia Cingoli e da Macerata dove aveva svolto i suoi studi artistici, nasce così; prima impiegato come responsabile artistico in alcune aziende ceramiche dell’entroterra riminese (a S.Marino), poi a Milano e infine nuovamente in Romagna; in parallelo l’attività di insegnante si profilava come una risorsa ed un percorso di vita e sarà condotta con scrupolo sino alla fine e con la mitezza che gli era propria.
Laborioso e costante il suo dedicarsi all’arte, ne sono testimonianza le numerose partecipazioni a mostre e a collettive frequentate sin dalla fine degli anni ’60. L’area d’azione di Toccafondo rimane lungamente divisa tra Marche e Romagna; tra il 1982 e il 1984 ha partecipato tra l’altro a due edizioni del Concorso internazionale d’arte ceramica a Faenza e a Gualdo Tadino, rinomata per la grande tradizione ceramica, ottenendo riconoscimenti ufficiali.
E’ del 1984 una bella personale a Cingoli nella chiesa di S.Nicola e in ordine di tempo, vanno almeno ricordate le ultime mostre realizzate a Tolentino e a Cattolica nel 1988. Si chiude proprio su quest’ultima la sua parabola artistica, poiché di lì a poco una lunga malattia gli impedì di lavorare, lasciandogli solo la possibilità di dedicarsi al disegno.
L’omaggio a Giovanni Toccafondo giunge così auspicato e anche molto sentito da parte di chi lo ha conosciuto e apprezzato e di chi ha saputo coglierne la ritrosa sensibilità, divenendo oggi occasione per riscoprirne la fisionomia artistica e l’opera.
‘Omaggio a Giovanni Toccafondo – Mostra antologica’
22 dicembre 2002 – 30 marzo 2003
La mostra è realizzata in due sedi: Galleria S.Croce e Centro Culturale Polivalente
Inaugurazione domenica 22 dicembre alle ore 18 (Galleria S.Croce e ore 19 (Centro Culturale Polivalente)
Orario: giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 16 alle19 Chiuso il lunedì e nei giorni 25-26 dicembre e 1 gennaio