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[b]A sinistra: Adriano Torsani, Socialisti per Misano; a destra: Sandro Pizzagalli, Rifondazione comunista[/b]
per le elezioni amministrative del 2004, l’8 per cento del peso socialista ed il 16 di Rifondazione comunista sarebbe un suicidio politico consumato sull’altare dell’ingordigia del potere.
Infatti, insieme socialisti e rifondaroli significano il 22 per cento dei suffragi (amministrative ’99). Soprattutto si aprirebbe uno scenario che metterebbe a rischio il governo di sinistra della città che dura da quasi 60 anni. E più gli anni passano e più le possibilità di andare all’opposizione crescono: Bologna insegna e la storia, purtroppo, pure. A meno che non si continui a governare per i misanesi e con molta saggezza mista ad umiltà: se la sinistra governa da una vita è perché ha governato bene.
Se fosse vero che Rifondazione si presenterebbe con una propria lista, i Socialisti misanesi potrebbero andare a potenziare la Casa delle Libertà. Con tre squadre in pista, Ulivo, Polo più socialisti e Rifondazione, i giochi si andrebbero a fare con una manciata di voti.
Sul palcoscenico misanese si parla anche di una soluzione gabiccese, dove una sinistra divisa venne massacrata. Eccolo lo scenario. Forza Italia ed An non presentano proprie liste, ma fanno confluire i voti su una lista alternativa dove dentro ci sono loro uomini, socialisti e diessini delusi. Rifondazione si presenta con i propri uomini, indebolendo Ds, Margherita e Comunisti che stanno da soli.
Invece, per gli interessi della città ci vorrebbero due schieramenti chiari: centro-sinistra da una parte e centro-destra dall’altra. La voglia di vincere di entrambi gli schieramenti li costringerebbe a presentare uomini dal prestigio riconosciuto per andare a raccattare anche l’ultimo voto. La terza forza, il cittadino, uscirebbe vittorioso.