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“Beva ai fagg” o “beva ai trunk” (“mare calmo ma pericoloso perché in mare ci sono i tronchi del fiume portati dalle forti piogge). “Gentiloma” (vento dolce “rilasciato” dal promontorio di Gabicce Monte dopo aver “immagazzinato” il caldo), “Vent dal’ostre dla vendemia” (Vento che profuma di vendemmia in autunno), “Vent dla val” (Vento della Valconca), “Vent dla croz” (Vento del San Bartolo, dove si trova una croce di ferro visibile dal mare).
Queste ed altre 150 frasi dei marinai di Cattolica-Gabicce Mare si possono leggere sulla rosa dei venti realizzata dal cattolichino Gian Franco Della Santina (ad Gvan d’Vulpen), dopo una ricerca durata circa 15 anni.
Grazie alla sensibilità della Banca di Credito Cooperativo di Gradara, è stato stampato un elegante poster (ottimo per essere incorniciato e tramandato come memoria storica) che sarà regalato ai bagnini, albergatori e clientela delle cittadine di Gabicce Mare, Cattolica, Misano e non solo.
Tutto nasce casualmente una quindicina d’anni fa. Gian Franco Della Santina, oggi 56 anni, bagnino (spiaggia numero 7, altezza della Mura Maiani), per impreziosire il bagno, disegna una rosa dei venti sul suo capanno al mare. In un fare molto romagnolo, che unisce fantasia ed intelligenza. Passa di lì Gianfranco Vanzini che gli dice: “Perché non la fai in dialetto?”.
L’idea viene accolta. Ma vecchi e giovani marinai, cattolichini anziani, di passaggio, suggeriscono venti e terminologie. Così la rosa diventa sempre più grande, sempre più ricca, sempre più interessante.
Raccoglie la civiltà ed il tempo di un’intera città. Dice Della Santina, sposato, un figlio (anch’egli bagnino), che si diletta anche a scrivere poesie, famiglia di bagnini dal 1903 (agli inizi del secolo lo sono stati dell’hotel “Kursaal” con Giovan Battista, poi Giovanni, Gian Franco e oggi continua l’attività il figlio Gian Marco): “Sono molto contento, altrimenti questa memoria poteva essere perduta. Molti vecchi da me intervistati sono morti. E sono il primo a dire che se la rosa contiene degli errori vanno corretti. Inoltre, si può arricchire. Diciamo che questo è solo l’inizio”.
Oltre ai venti in dialetto, sono riportate una serie di detti: “Quand t’ze t’zora al mont dli Gabec le come se t’fosa si pid tla iola ad chesa (Quando sei all’altezza del Monte di Gabicce, è come avere i piedi davanti al camino di casa); “Se fora u ie maestrel al siroc al porta temp cativ si no le un vent ad riva”; “Perché al sia temp bon al vent la da sufiè sempre in facia mal sol”; “Al temp cativ l’ariva ma la pumidora e al casca in mer”.
E a parere dei marinai il garbino che giunge dalla Valle del Picchio (“A sin tla val dal Pec), comune di Gradara, libera il territorio di Cattolica dal cattivo tempo rispetto alle cittadine dei dintorni.
Venti, ben 13 stati “d’animo”
– Tredici parole che stanno a significare l’importanza dello stato del mare per i marinai. Si possono leggere nell’angolo, in alto a destra, della rosa dei venti. Eccoli dal più dolce fino a quello più amaro: “bunaza e biancura”, “beva”, “breza”, “vanzlen”, “vanzel”, “vent “, “stravent”, “burasca”, “tempesta”, “strasordne”, “furtunel”, “fin dal mond”. Naturalmente molte di queste parole i cattolichini le hanno usate, e continuano a farlo, per dare un significato forte al proprio argomentare. Ad esempio: “Ho fat un strasordne”.