di Lorenzo Silvagni
– Tutti uniti a Riccione contro la centrale termoelettrica di 230 megawat prevista da Hera spa, la nuova società bolognese-romagnola per la gestione dei servizi ex municipalizzati, e che alla Provincia non dispiace.
Dai Ds a Forza Italia passando per Verdi e Alleanza Nazionale, e oltrepassando i confini riccionesi, la centrale non è vista di buon occhio. Anzi, il segretario dei Ds Fabio Galli, ha detto che il no del suo partito e della giunta non è una supplica, ma un no categorico.
E anche Forza Italia e Alleanza Nazionale non sono da meno. Franca Mulazzani (FI), parla dei problemi legati all’inquinamento e al polo produttivo che nascerà sempre nell’area di Raibano a breve.
Problemi di viabilità ed inquinamento a cui si aggiunge l’incognita della costruzione della quarta linea dell’inceneritore. Per Forza Italia, se questo vuol dire sostituire gli altri se ne può parlare, se è puro ampliamento no.
Lo stesso coordinatore provinciale degli Azzurri, Giuliano Giulianini, va giù duro, soprattutto per la mancanza di una politica di coordinamento.
“Dobbiamo partire da un dato – dice Giulianini – che indica che la nostra provincia non è autosufficiente nei consumi di energia. Quindi io posso affermare che la centrale possa anche servire da questo punto di vista, per non essere costretti ad importare energia da altri.
Detto questo, manca anche uno studio serio e approfondito su fonti di energia alternative, come l’energia eolica o solare. Ci sono esempi di paesi che sfruttano quell’energia, da noi nemmeno si hanno dei dati su cui ragionare. Inoltre dalla Provincia non viene quella politica di coordinamento che le spetta. Mi sembra che ci sia molto timore in questo negli amministratori provinciali.
Se poi si individua un’area diversa e più consona al progetto e questo comporterà costi aggiuntivi, credo che sia possibile anche farli pagare agli utenti, se poi questo vuol dire miglior qualità ambientale ed anche sanitaria”.
Ma contro questa scelta di Hera, si scagliano anche i Verdi, che ricordano anche come due anni fa i consiglieri comunali votarono a scatola chiusa il piano industriale di Amia, che prevedeva la costruzione di entrambi gli impianti nella zona di Raibano. Ora è tardi, dicono in pratica i Verdi, tesi che anche Filippo Airaudo (AN) sostiene.
Sulla centrale arriva anche il no di Confesercenti e di altre categorie economiche, di Progetto Città, del Prc e dei Comunisti Italiani.
Il no fermo alla centrale, che ha unito tutti i capigruppo riccionesi in Consiglio comunale, non si riflette sulla quarta linea dell’inceneritore.
Qui infatti, i Ds sono più possibilisti, fermo restando che deve trattarsi di miglioramento degli impianti esistenti e non di un ampliamento. Il rischio è che Riccione possa trovarsi l’inceneritore della Romagna a due passi dal mare, vicino ad una zona industriale che si va ad espandere, e in un’area che interessa da vicino il comune di Coriano, che da parte sua non è stato spettatore della faccenda, ma esprimendo la propria contrarietà totale alla centrale termoelettrica.
Anche il Consiglio comunale ha votato un ordine del giorno per impedire la costruzione della centrale e cercare soluzioni alternative.
Alla fine Forza Italia non ha votato il documento e si è tirata addosso le critiche per aver “tradito” la città di Riccione. Il partito degli azzurri ha però ribadito che la centrale è necessaria per risolvere il problema dell’autosufficienza energetica.
Il dubbio sulla quarta linea dell’inceneritore poi, potrebbe venire risolto da Roma: il sottosegretario Berselli ha annunciato che una decisione del genere potrebbe rientrare nelle competenze del ministero dell’Ambiente (guidato da Alemanno, collega di partito di Berselli) che quindi toglierebbe Riccione e Coriano da una posizione di minoranza rispetto Provincia ed altre amministrazioni locali riminesi.