di Claudio Casadei
– “Com’ una volta”, la sagra che cerca di mischiare poesie e piadine, tradizioni e cultura, buon mangiare e buona musica è ormai in avanzato stadio di preparazione. Il Comitato, con un ritardo preoccupante, ha cominciato a lavorare per organizzare quella che sarà l’undicesima edizione di una manifestazione che, nelle intenzioni originarie, voleva rilanciare la tradizione romagnola pura quella dei menu tradizionali e del dialetto, della musica tradizionale e dei balli tipici. Col tempo parte di quelli che potevano essere considerati i valori aggiunti di questa manifestazione (la ricerca delle vecchie ricette, il recupero delle tradizioni) si sono persi nelle dure leggi dei bilanci economici.
Recuperare l’originario spirito è l’obbiettivo che il Comitato organizzatore si è prefisso. Al cuore della festa restano il Palio gastronomico delle frazioni ed il concorso di poesia dialettale.
Manifestazioni nella manifestazione, ognuna vive una vita autonoma legate dalla “romagnolità” intesa come valore culturale e non come caratteristica etnica. Il premio di poesia che i sanclementesi dedicano ogni anno a Giustiniano Villa, il poeta ciabattino, che proprio su queste colline era nato e vissuto per un lungo periodo della sua vita, è il fiore all’occhiello della manifestazione.
Col tempo, oltre alla poesia, si è istituito il premio per la miglior “zirudela” , composizione più leggera, ridanciana e provocatoria che serviva un tempo a divulgare le notizie nei vari mercati delle Romagna.
Questa edizione del premio ha raccolto più poesie e voci di corridoio raccontano che anche le “zirudele” sembrano finalmente innalzare la loro qualità.
Il Palio gastronomico però è la parte della manifestazione più tipicamente sanclementina. Le varie frazioni si preparano e si confrontano per poter realizzare il piatto in gara nella maniera migliore. La sera della prima domenica di giugno, come ultimo atto e come tradizione, la piazza accoglierà tutti coloro che la festa l’hanno realizzata col proprio sudore e che poco l’hanno goduta impegnati a preparare piatti ed a servire gli avventori. Nonostante quello che spesso dicono c’è sempre una lieve tensione, un pathos palpabile che accompagna l’apertura delle buste con le valutazioni dei giurati.
Poi la gente della frazione che si aggiudica il Palio salirà sul palco a festeggiare applaudita da chi dovrà aspettare l’anno successivo per sperare di essere al suo posto. Ma il Palio non finisce lì, continua nelle feste che durante l’anno vengono organizzate, nelle polemiche più o meno velate che affiorano spesso. Gradite, perché civili e contenute e perché in fondo sono il sale di una manifestazione che ha fatto conoscere fra loro tanti sanclementesi e che sarebbe bello diventasse il veicolo per i numerosi nuovi cittadini del nostro paese possano sfruttare per inserirsi più attivamente nel tessuto sociale locale.
Il venerdi, primo giorno della festa, ci saranno le rappresentazioni dei ragazzi delle scuole e la “Clementina”, la podistica che da qualche anno è un po’ il prologo dei tre giorni di festa. La festa sta nascendo, chiunque può avvicinarsi per aiutare a organizzare, scegliendo cosa più gli aggrada. La promessa è di tanto lavoro e di un po’ di allegria che aiuteranno solo a sentirsi parte di una comunità che cresce e che ha bisogno di tutti. La festa è qui ..che serve andare altrove?