[b]di Giovanni Cioria[/b]
E’ come abbandonare la compagnia quando le cose vanno male. Questo è stato uno dei giudizi più severi dopo che il Cdu (oggi confluito nell’Udc) ha abbandonato la giunta Micucci. Erano insieme al governo della città dal ’93. In questa intervista Pierangelo Del Corso, capo-gruppo consiliare dell’Udc (Unione democratici cristiani) dà la sua versione.
Cardiologo, quarantotto anni, sposato, tre figli, due le sue passioni: allevare i canarini ed andare in barca (“con una deriva”, precisa). Del Corso è in “politica” fin dai tempi del liceo. In quota cattolica è stato nel consiglio d’amministrazione dell’Università di Bologna. La sua politica vera arriva nell’85: è eletto consigliere comunale della Dc. Nelle elezioni amministrative successive è capo-gruppo. Quando il Biancofiore andò in frammenti, scelse la parte guidata da Buttiglione. Oggi, potenzialmente, è uno dei candidati a sindaco per il centro-destra.
Perché dopo 9 anni di governo avete abbandonato la giunta Micucci?
“Il motivo fondamentale è perché abbiamo aderito all’Udc. La coerenza e la serietà hanno fatto sì che la poltrona andasse abbandonata. L’Udc sostiene l’area di centro-destra, dunque non aveva nessun senso rimanere al governo con una coalizione di sinistra”.
Ma perché farlo solo ora?
“Noi prima abbiamo avuto l’adesione di Buttiglione a sostenere Micucci. Poi abbiamo avuto dei passaggi elettorali dove si diceva che a livello locale bisognava sostenere Micucci, mentre a quello nazionale il centro-destra. Invece, con il nuovo partito non abbiamo avuto nessun passaggio elettorale e gli altri dirigenti non se la sono sentita di stare con Micucci”.
C’è chi vi accusa di opportunismo, cosa dice?
“Domanda interessante. Abbiamo condiviso con Micucci una serie di scelte, alcune volte convinti (come il sostegno alle famiglie in difficoltà, alla costruzione della Rsa, la battaglia per l’arredo urbano, la piscina, il rinnovo del palazzetto), poi ci sono state delle scelte che per fedeltà alla coalizione abbiamo votato, turandoci il naso. I Ds ci hanno sempre malsopportato, però ci prendiamo la responsabilità dove abbiamo alzato le mani e non ci assumiamo responsabilità sulle scelte effettuate dagli altri. Noi nei consigli d’amministrazione non abbiamo mai avuto nessuno del Cdu, Parco Navi, Fondazione dell’ospedale”.
Tenti, il vostro assessore, non voleva abbandonare la giunta Micucci, come lo avete convinto?
“No. Non è che lo abbiamo convinto. Tenti è uno serio. Aveva in piedi Riviera romantica e si capisce umanamente che lasciare un lavoro a metà dispiace. Le obiezioni erano queste e non politiche”.
Lei dice che i diessini vi hanno malsopportato, ma 10 anni sono lunghissimi, perché lasciarli proprio adesso?
“Loro hanno avuto una mutazione. Nel primo periodo Micucci era egemone. Nelle ultime elezioni c’è stata una spaccatura: una parte del loro gruppo consiliare è con Micucci, l’altra lo contesta. Quest’ultima verso di noi ha una pregiudiziale ideologica e non pragmatica. E quindi dal loro punto di vista, noi fuori dell’Ulivo, non possiamo sedere nella maggioranza”.
Sulla questione ospedale voi siete artefici e complici della disfatta, possibile che non vi siete accorti di niente?
“L’organo decisionale era il direttivo e non il consiglio della Fondazione dove c’è un nostro uomo di area, Baudassi e non due, Titolo è di area Forza Italia. E il direttivo ha sempre avuto autonomia gestionale. E delle loro scelte non mi sento compartecipe. Negli incontri informali e negli articoli di stampa ho sempre affermato che il passo andava fatto secondo la gamba. Mi hanno fatto piacere, amaramente, le osservazioni del direttore generale della sanità riminese, Carradori, che l’idea era ottima ma la gestione doveva essere diversa”.
Voi vedevate lo sfacelo e non siete intervenuti, perché?
“Uno dei Ds mi ha sempre detto che in politica contano le manine: noi ne avevamo una e loro 12”.
E sul Parco Navi, cosa vi siete accorti?
“Ne sappiamo quanto i giornalisti. Le notizie le abbiamo sempre apprese dalla stampa”.
Quale valutazione su Micucci?
“E’ una persona geniale, pragmatica che ama il suo paese. Ha cambiato Cattolica e noi lo abbiamo sostenuto. Quello che è sotto i nostri occhi, l’inizio di un fallimento amministrativo, è per ragioni gestionali e non di Micucci. E su questo i cittadini saranno chiamati a giudicare”.
Leggevate dai giornali, ma perché non siete intervenuti?
“Dove il Comune ha suoi rappresentanti non ci sono gli strumenti per intervenire sulle decisioni. Se non si è dentro, non si può che fare un lavoro di persuasione; cosa puntualmente avvenuta”.
E che cosa pensa di Pazzaglini?
“Come persona si impegna; ha generosità politica. Uno dei suoi limiti è che ascolta poco. Si è assunto delle responsabilità e anche lui sarà giudicato sull’esito del proprio lavoro”.
Cinque nomi possibili candidati a sindaco per il centro-destra.
“Finora con i nostri alleati non abbiamo mai discusso dei candidati. Abbiamo una classe dirigente ricca, da cui attingere, cosa che non vedo dalla parte opposta”.
Che figura dovrebbe essere?
“Deve dare fiducia come esperienza amministrativa. E’ chiaro che l’onestà è fondamentale. E deve essere conosciuta direttamente o solo per averne sentito parlare. Inoltre, deve essere in grado di andare a prendere voti a sinistra”.
[b]GLI UOMINI[/b]
Segreteria, c’è anche Ricci
La segreteria dell’Udc è composta da 6 persone: Pierangelo Del Corso, Massimo Ricci, Giovanna Gaudenzi, Giorgio Del Bene, Nadia Battazza, Ivano Tenti.