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Guerrino Fabbri elegge la miss del veglione della Stella Rossa. Da sinistra: Luigi Simoncelli, Pietro Vanzolini, Guerrino Fabbri, Gina Sassi, Ivo Piva, Luigi Simoncelli ‘Luisèn d’Gnèla’
di Enzo Cecchini
La guerra era finita da pochi anni e la città doveva affrontare da una parte la ricostruzione (cosa meno difficile in quanto Cattolica non ebbe gravi distruzioni) e dall’altra le scelte fondamentali dello sviluppo economico e civile.
Erano tempi difficili, il mondo era diviso in due dalla cosiddetta ‘guerra fredda’, lo scontro politico era pesante, ma la passione e la partecipazione popolare era fortissima. Cattolica aveva deciso la sua connotazione politica premiando massicciamente nelle urne la sinistra, lo stesso Guerrino Fabbri era un iscritto e attivo militante del Partito comunista.
Abbiamo chiesto a Sergio Grossi, sindaco di Cattolica dal 1970 al 1982, di raccontarci la figura di Fabbri e il contesto politico-sociale nel quale riuscì ad operare con serietà e capacità.
“Era un uomo di poche parole, ma deciso. Lo ricordo molto disponibile e coraggioso, soprattutto nell’affrontare le difficoltà del momento, che si dovevano risolvere con tempestività e lungimiranza. Insieme a Ricci, è stato il sindaco che, superata la fase della ricostruzione, ha avviato la scelta vincente del turismo di massa. Ricordo le polemiche della destra che voleva puntare su un turismo élitario e per pochi, ritenendo quello di massa un turismo ‘straccione e del cartoccio’.
La scelta del partito, anche per motivi ideali, fu quella del turismo di massa, perchè si riteneva che la crescita del benessere avrebbe portato il turismo come un bisogno di tutti i cittadini, indipendentemente dal ceto sociale. La storia ci ha dato ragione -continua Sergio Grossi-. Guerrino Fabbri fu il sindaco dei grandi investimenti nelle infrastrutture e nei servizi, scelta essenziale che doveva fare da supporto e sostenere uno sviluppo turistico di qualità.
Fu anche un periodo di grandi tensioni sociali: disoccupazione, emigrazione e uno dei primi impegni dell’amministrazione comunale, del sindacato e del partito era la difesa dell’occupazione nelle fabbriche conserviere di Cattolica (Arrigoni, Ampelea, Adriatica, Sala). Proprio in quegli anni era partita una grande offensiva padronale di smantellamento delle fabbriche con licenziamenti di massa. Nel 1951 l’Arrigoni chiude i quattro quinti della produzione, l’Ampelea chiude definitivamente nel 1954. Iniziavano i primi processi di dislocazione delle fabbriche in aree geografiche più depresse (Sud d’Italia) o all’estero (Spagna e Portogallo) dove la manodopera era sottopagata, le condizioni di lavoro pessime e le tutele sindacali inesistenti.
Guerrino Fabbri, insieme a Wilmo Piccioni e Salvatore Galluzzi della Cooperativa Casa del Pescatore, si adoperarono al massimo per fare crescere l’economia legata alla pesca. Anche qui erano in corso processi di grande trasformazione anche tecnologica e la chiusura delle fabbriche del pesce si rifletteva negativamente sull’attività dei pescatori. Guerrino Fabbri fu molto sensibile anche in campo culturale, capendone sia il valore intrinseco, come elemento di crescita civile dei cittadini, sia l’aspetto del ritorno d’immagine per una città che stava crescendo col turismo.
E allora sono gli anni del Premio Nazionale Cattolica di Poesia Dialettale, sono gli anni del Circolo Gobetti, del Circolo del Cinema… Insomma un grande fermento culturale che ha gettato quelle basi che la città ancora sta beneficiando. E ricordiamolo – conclude Sergio Grossi – tutto questo contro gli ostracismi da parte del governo, della Prefettura e dell’Azienda Autonoma di Soggiorno, che erano tutte espressioni del governo democristiano che cercavano di creare più difficoltà possibili alle amministrazioni di sinistra, per metterle in cattiva luce agli occhi dei loro cittadini. Ma su questo sbagliarono i conti. In conclusione Guerrino Fabbri va considerato un bravo sindaco che ha onorato al meglio la sua città e i cattolichini”.