– C’è stato un tempo in cui a Morciano c’erano una decina di rinomati sarti da uomo: più o meno 50 anni fa. Arrivavano a confezionarsi l’abito per la festa da tutti i dintorni. Paolo Angelini, oggi apprezzato modellista, è stato a bottega di molte di quelle “firme”, capaci di unire l’accortezza della mente alla preziosità delle mani.
Sessant’anni, ben portati, passione per la pittura (dipinge) e l’antiquariato, ha 4 figli: Maria Cristina (suora delle Maestre Pie), Vanessa (infermiera), Claudio (tecnico Biesse) e Luca (uno tra i più apprezzati cuochi al mondo).
Paolo Angelini è nato in via Fratti. Studente alla scuola dell’avviamento al mattino, il pomeriggio va ad imparare il mestiere da Oreste Tura, bottega in via Colombari, sopra il bar Bina. Ricorda: “Io appartengo alla categoria delle persone che si sentono soddisfatti quando vedono le cose fatte da altri. Così vado da Pio Migani, dove un tempo c’era l’ottica Biondi. Poi faccio esperienza da Quinto Migani, sempre in via Bucci, ma dalla parte opposta. Altre tappe: da Giuseppe e Gino Migani in via Roma ed Alberto Uva”. Allora a Morciano c’erano altri sarti: Ricci, Poldo, “Ristèn”.
Ma il ragazzo è ambizioso. Va a Rimini a bottega di uno degli artigiani (dove per artigiano si intende colui che crea e realizza un prodotto) più rinomati, Continolo, della grande scuola napoletana.
Parte militare e al ritorno, nel ’64, apre la propria sartoria, uomo e donna, in via Fratti, di fronte al forno della Lena. Taglia e cuce fino all’80. Racconta: “Lascio per creare un’azienda di blu jeans. Ma ci mancano i soldi per sfondare”. E qui inizia la seconda vita professionale del morcianese: modellista. Ha lavorato per: Piero Guidi, Onix, Italian Fashion, Pinko e per molte aziende del Centr’Italia. In Marocco ha allestito la catena di produzione per la Master Jeans e poi per un’azienda francese. Oggi presta la propria esperienza ad un’impresa della Basilicata. Afferma: “I titolari sono locali. Hanno la voglia e l’ambizione di sfondare”.
A chi gli chiede come sono oggi i ragazzi che fanno moda, risponde: “I giovani che escono dalla scuola sono piatti, con poca iniziativa ed ancora meno spirito di fare. Ad esempio, in un’azienda di Urbania abbiamo provato 5-6 ragazzi ma non davano segno di intraprendenza”.
La differenza nel vestire tra ieri ed oggi? “In questi ultimi anni si è molto appariscenti, con la costruzione dell’abito interno che si è impoverita. Una volta, costruiti a mano, duravano una vita, mentre gli attuali, termo-adesivati, resistono una stagione. Vedo in giro giacche che ho cucito 30 anni fa. Diciamo che oggi i capi coprono, ai miei tempi vestivano”. Angelini ha cucito anche una decina di divise per la figlia suora. Ed in famiglia ha avuto il babbo che con il filo ci sapeva fare: era rilegatore alla Gaspari, ma con una forte passione per la cucina.
di Paolo Angelini