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Home Località Montescudo

Il pioniere entrato nella storia

Redazione di Redazione
9 Settembre 2003
in Montescudo
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
A A

A cura di:
Livio Bontempi, Selvino Selva, Dorigo Vanzolin

[img align=left]http://www.lapiazza.rn.it/settembre/montescudo_fabbrica.jpg[/img]

Montescudo, metà anni 30. Interno della fabbrica di tessitura Magnanelli-Selva. Si riconoscono da sinistra: Rita Frutti, Antonia Baffoni, Caterina Baffoni, Filomena Baffoni. Sullo sfondo a sinistra: Adriana Montanari, Giuseppe Magnanelli, ?, Pierpaolo Tombini (tecnico manutentore macchine).

Racconta Maria Silvana Magnanelli: “Mio padre Giuseppe Magnanelli nasce a Montescudo nel 1899 (muore nel 1972). Il padre Serafino era macellaio e la madre Maria Damiani, gestiva una tabaccheria in paese. Giuseppe Magnanelli da giovane si dedica a lavori di orologeria e arte orafa, orafo ambulante espone le sue opere per fiere e mercati locali. Fra i lavori più importanti va ricordato il progetto e la realizzazione della corona della Madonna nella chiesa di Santa Apollinare in S. Maria del Piano, opera eseguita con l’aiuto dell’amico Pierpaolo Tombini si S. Maria del Piano (frazione di Montescudo).
Montescudo va ricordato come il paese degli orefici e un altro artista dell’epoca fu Guido Felice Bartorelli “Cino”, che insieme a Magnanelli, furono leali concorrenti che si distinsero per bravura in tutto il circondario. Questa passione li accompagnerà per tutta la vita. Nel 1925 Giuseppe Magnanelli sposa Virginia Selva, primogenita di cinque fratelli. I familiari gestivano un’avviata bottega di generi alimentari a Montescudo. Il padre Silvino, di professione pescivendolo, si reca con il figlio Secondo “Dino” quasi giornalmente a Cattolica, Rimini e anche a Cesenatico, per acquistare il pesce che viene poi rivenduto sulle piazze di Montescudo, San Marino, Sassocorvaro, ecc. aiutato dal fratello Mariano Selva “Bagàni” e dai figli Clelia e Giovanni”.
Flavio Selva: “Ricordo “Bagàni” con il suo inseparabile binocolo in ottone, col quale scrutava dalla collina di Montescudo il mare, alla ricerca delle vele variopinte dei pescherecci. Questo gli confermavano la giornata di pesca e così partiva alla volta di Cattolica per l’acquisto del pescato”.
Maria Silvana Magnanelli: “Fin da bambino (10 anni) il figlio di Silvino, Secondo “Dino”, segue il padre negli acquisti ideando vari stratagemmi per seguirlo, in quanto il padre non voleva portarlo con sé per la sua tenera età. Ma ben presto “Dino” impara il mestiere del padre e all’età di 14 anni comincia lasciarlo solo negli acquisti. Sul lavoro a Cattolica lo chiamavano “al Burdèl”. La passione per il mare e il commercio è sempre stata nell’indole dei Selva. In seguito “Dino” continua l’attività, dedicandosi al mestiere di pescivendolo: sono frequenti i suoi viaggi a Cattolica a mercanteggiare il pescato con i marinai. Il mezzo di trasporto di allora era un cavallo “Piròn”, che sicuro nell’orientamento si dirigeva a Cattolica e in altri paesi senza ricevere direttive dal suo padrone.
Silvino Selva e il genero Giuseppe Magnanelli, entrambi di spirito creativo e intraprendente, già forti nelle proprie attività, decidono nel 1927 di costituire una società per la fabbricazione di tessuti per entrare in un mercato che si andava allora espandendo. Numerose erano le richieste di corredi, tovaglie, lenzuola e vele marinare, così già l’anno successivo iniziò a lavorare a pieno regime. Nella fabbrica vi lavoravano 15 operai in prevalenza donne che si alternavano a turni andando a coprire, nel periodo di maggior richiesta, le 24 ore giornaliere su telai manuali meccanici ed elettrici”.
Valerio Ceccoli “Valìn”: “Ricordo che prima della guerra la fabbrica lavorava giorno e notte e le operaie erano in gran parte ragazze del posto. All’epoca ero un ragazzo e facevo il manovale con i muratori, alla sera incuriosito dal rumore e dall’attività frenetica, frequentavo la fabbrica del mio futuro suocero Giuseppe Magnanelli. Le operaie mi rendevano partecipe ai lavori insegnandomi a fare i nodi ai fili che si rompevano. Ricordo che erano dei nodi particolari quasi invisibili e così si restava in loro compagnia prima di andare a dormire”.
Maria Silvana Magnanelli: “Vi erano richieste di tessuti da molte regioni italiane: dalla Costa Adriatica, la Toscana, la Riviera Ligure… La tessitura era rinomata per la qualità e si era specializzata in tele per vele e corredo. La ditta Magnanelli-Selva ebbe un periodo glorioso che durò fino al 1934-35, quando si arrestò a causa della guerra per mancanza di filati provenienti dalle regione africane: Etiopia, Sudan, Egitto, ma anche dall’India, nazioni che facevano capo alla forza inglese che boicottava l’esportazione in Italia”. (Continua)

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