di Francesco Toti
– Come Saturno mangiava i propri figli, questa caotica nuova ventata di vivere la spiaggia 24 ore su 24, roba da caravanserraglio, con l’accudire il bambino e coloro che tirano a fare tardi, dalle mamme alle cubiste, mettendoci dentro tutto ed il proprio contrario, come ginnastica e massaggi, impoverirà il turismo romagnolo? O ne rappresenta la vitalità economica?
Renato Santi, presidente della Cooperativa bagnini di Riccione, affezionato alla natura, un fotografo subacqueo che per anni ha organizzato in spiaggia proiezioni di diapositive sul mare, raccogliendo 2-300 persone a sera con un semplice passaparola. Dice: “Cercare nuove forme di turismo va benissimo. Andare dietro le tendenze è giusto, ma prima di farlo va fidelizzato il cliente. Altrimenti il gioco non vale la candela. E’ difficile dare dei consigli, naturalmente. A Riccione la zona Marano è stata votata al nuovo. Noi siamo lì da 40 anni ed il nuovo va a disturbare il vecchio. Il turista si lamenta. Prima di fare, vanno pensate le conseguenze ed i benefici. Se con un’operazione si favoriscono due imprenditori a danno della città, che agire è?”.
“Noi come Cooperativa – continua Santi – abbiamo fatto dei questionari ai clienti. Forse stona, ma la spiaggia piace così com’è. E noi non siamo fermi. Abbiamo uno staff di alcune persone che ci organizza concerti e serate di cabaret in spiaggia, almeno 2-3 spettacoli alla settimana. Voglio rimarcare un altro concetto: le regole sul fare. Queste ci vogliono: ora sono troppo poche”.
Terzo Pierani, per 20 anni sindaco di Riccione, spostò i locali da ballo dal centro alla periferia della collina: “C’è un’evoluzione ed è difficile non tenerne conto. Che ci siano dei ristoranti con intrattenimento leggero va bene, ma la musica va fatta lontano dal centro. Col “Florida”, “Savioli” e “Vallechiara” si era arrivati a problemi di difficile gestione. E le discoteche in collina sono diventati locali di fama europea. Queste non devono essere nella zona turistica”.
Ma quale posizione delle associazioni di categoria? Tete Venturini, presidente della Confcommercio provinciale: “Va tutto bene, se serve a migliorare la nostra offerta. Però dobbiamo sempre mettere al primo posto il balneare. Voglio dire che il bagnino deve soprattutto fornire servizi legati alla spiaggia, al mare. Il resto deve essere complementare e non deve prevalere sui servizi di spiaggia. Altrimenti si trasferiscono solo delle funzioni da un posto all’altro. Ma questa è rendita di posizione, non innovazione”.
A chi gli chiede se questa vitalità “forzata” è dettata dalla moda, argomenta Venturini: “Ma quando la moda, e penso a settori come l’abbigliamento, genera fatturati di miliardi, diventa anche sostanza. Sulla spiaggia si sta affermando l’idea di portare divertimento, che è moda. Basta vedere quante modelle partecipano all’inaugurazione di stabilimenti balneari per averne la prova”.
Questo onda romperà gli equilibri economici. Sempre Venturini: “Il turismo è basato su un delicato equilibrio. E’ come un castello di carta, tiene ma non si può togliere un pezzo, altrimenti cade tutto. Ora capisco il singolo imprenditore che persegue un suo diretto e immediato interesse, ma che siano i comuni a sponsorizzare certe tendenze solo per avere qualche passaggio in più sui giornali, mi sembra grave. Ma Rimini e la sua provincia ha una lunga storia alle spalle e sono certo che non ci faremo abbagliare da qualche specchietto e da pochi lustrini”.
Mirco Pari, segretario della Confesercenti provinciale: “La vitalità è sempre un fatto positivo. L’innovazione la chiedono anche i turisti. Solo che questa innovazione a Rimini sta avvenendo senza regole, senza piani. Quando qualcuno può fare ed altri no, si creano preoccupazioni. Penso al ‘Turquoise’, vasche sì, vasche no. Modernizzare per seguire mode e domanda richiedono regole”.
Continua Pari: “Se noi creiamo un sistema di norme condivise dagli operatori, dalle associazioni di categoria, gli imprenditori si adattano e danno il meglio di sé. Ora, si è innescato un meccanismo di concorrenza sleale, con le nuove offerte che vanno a far soffrire le altre attività. Non è possibile che due bagni e due chioschisti si metano insieme e creino uno stabilimento balneare dove si può fare tutto. Rimini da circa 15 anni aspetta un Piano di spiaggia, ma si ha il sospetto che l’amministrazione comunale non lo voglia. La spiaggia è il simbolo del turismo, la nostra argenteria di famiglia, una ricchezza economica ed ambientale, il suo futuro va discusso e regolato, anche litigando, naturalmente”.
Mario Tebaldi, assessore al Turismo di Cattolica e valente albergatore: “Cattolica non ha i problemi di Riccione e Rimini. E’ sempre stata una mèta per le famiglie. Una spiaggia viva che chiuda a mezzanotte fa felice chi viene al mare e non va a disturbare i locali del centro. Però la base è: regole ben precise”.
Bagno 85, c’è chi crede all’ambiente
Promosso dalla Provincia di Rimini
– Il Bagno Giulia, zona 85 di Riccione, tra il porto e viale Ceccarini, gestito da Matteo, vuole rappresentare un modello per tutta la provincia di Rimini e non solo. Parola d’ordine: risparmiare energia (elettricità ed acqua, riciclare ed informare). E’ stato installato un impianto fotovoltaico e solare per produrre energia, un sistema che fa risparmiare il consumo dell’acqua, attrezzature per la raccolta differenziata. All’inaugurazione, per sottolinearne il valore, c’erano anche il presidente di Legambiente, Luigi Rambelli, l’assessore regionale all’Ambiente, Guido Tampieri. Il bagno ecologico è un’iniziativa dell’assessorato provinciale all’Ambiente che attraverso le associazioni di categoria ha contribuito a finanziare il progetto con un contributo di 12.500 euro. Sempre la Provincia dona ai bagnini del Riminese 700 riduttori di pressione che fanno risparmiare il 30 per cento dell’acqua.
E’ crisi, ma solo per quelle tradizionali
– Daniele Baldelli, cattolichino, professione Dj, uno degli artefici del successo della storica Baia degli Angeli di Gabicce Mare, definisce “reale la crisi delle discoteche, almeno di quelle tradizionali. Quelle dove c’è l’esaltazione solo del ballo e propone musica assordante.
Una crisi che deriva da una loro eccessiva diffusione. Poi i costi di gestione fanno il resto. Però si sono aperti spazi importanti per locali di ‘nicchia’, dove prevale l’ascolto e l’originalità musicale. Tra i giovani cresce la domanda di qualità musicale e di locali che facciano ambiente”.
“L’eccezione ci può stare, ma così si producono danni economici e ambientali”
Cesarino Romani, verde, assessore provinciale all’Ambiente
– “Consumare tutto sulla spiaggia è un puro egoismo economico. Per il bagnino è un’opportunità che va a scapito del cosiddetto benessere diffuso”. E’ uno dei pensieri di Cesarino Romani, verde, assessore provinciale al Turismo. E come mestiere professore di ginnastica e bagnino con zona a Cattolica.
“Si sta puntando sull’artificilizzazione della spiaggia – attacca deciso -. Non è un dogma il fatto che la spiaggia sia bella senza nessuno. Però da questo a pensare di modificare radicalmente un modello, ne passa. Mi voglio spiegare meglio. Nella provincia di Rimini con decine e decine d’anni di lavoro è stato creato in spiaggia un modello vincente. Ora lo si vuole stravolgere. Da un punto di vista economico si sa quello che lasci ma non sai a che cosa si va incontro. In un momento poi in cui anche Riccione vuole ritornare ad un turismo per le famiglie. E le famiglie chiedono divertimento ma non spinto. Inoltre, c’è anche un problema ambientale”.
“Tuttavia – continua Romani – in alcuni punti della costa, spiagge di periferia, l’eccezione ci può stare. Far consumare al turista tutto sulla spiaggia è un puro egoismo economico. Per chi vi opera sono opportunità che vanno a danneggiare il cosiddetto benessere diffuso. Si vanno a mettere in crisi le attività commerciale dei centri balneari. E’ questo che si vuole? E non sono d’accordo con chi dice che è il mercato a chiederlo. Se il ragionamento è questo, un albergo costruito sulla spiaggia sarebbe sempre esaurito. Ma con quali danni?”.
Occhio al cannibalismo
– Il mese scorso la Piazza ha ospitato l’intervento della figlia del gestore del mitico Dancing Esedra di Cattolica, ormai chiuso da alcuni anni. La fine dei locali da ballo veniva imputata all’ingordigia degli albergatori con la moltitudine di feste danzanti negli alberghi. Insomma per vendere qualche extra in più hanno causato la chiusura di un pezzo storico dell’economia turistica.
Oggi c’è un equilibrio tra le varie offerte, bar, negozi, ristoranti, mercatini, feste, intrattenimenti sulla costa e nell’entraterra… che se alterato potrebbe creare conseguenze spiacevoli. Ora fare della spiaggia un microcosmo autosufficiente, vivibile 24 ore su 24, dove si sovrappongono offerte già ampiamente presenti a poche decine di metri, e dove si può spendere una buona fetta di soldi a disposizione dei turisti, si rischia di creare una situazione di puro cannibalismo.