.. che ci svela altri intriganti (e inquietanti) aspetti della nostra cosiddetta “Repubblica delle banane”. Si chiama Giuseppe Ricci: 29 anni, laureato in Sociologia della comunicazione ad Urbino, allievo di Stefano Pivato. Professione: conduce una piccola azienda per la fabbricazione del ghiaccio (attiva fin dal 1928).
E’ il suo primo libro. Grande passione per la musica, le sue selezioni musicali sono passate nella maggioranza dei locali della zona. Altre passioni: i meccanismi della comunicazione e la politica. Quest’ultima è nel suo Dna, infatti il nonno, Giuseppe Ricci (1890-1972), comunista e capo partigiano durante la Resistenza, è stato il primo sindaco di Cattolica del dopoguerra (e poi dal 1946 al 1951), parlamentare nella Costituente e successivamente rieletto nel 1953 alla Camera dei Deputati. L’interesse per i processi socio-culturali della comunicazione e quello per la politica, come espressione di partecipazione critica, sono stati la molla che hanno partorito questo interessante saggio: “La teledittatura – Il berlusconismo: neo-civilizzazione sociale e consenso politico”. Pubblicato dalla Kaos edizioni di Milano, questo permetterà al libro una diffusione nazionale e di entrare nel circuito delle recensioni dei maggiori giornali. Insomma un bel centro al primo colpo! Siamo sicuri che il libro farà molto parlare di sè, anche perchè la Kaos è una degli editori tra i più dinamici del panorama editoriale italiano.
Ricci partendo dall’anomalia tutta italiana della concentrazione dell’informazione e del conflitto d’interessi, individua in Berlusconi un fenomeno non casuale, ma la continuità di un progetto che vede nei media (in particolare la televisione) lo strumento di formazione, modificazione e controllo del pensiero culturale, sociale e del consenso politico.
Insomma oggi le democrazie in realtà sarebbero diventate delle telecrazie, dove un non-luogo, o luogo virtuale (la televisione), diventa invece l’ambito di “partecipazione” collettiva, ma in modo passivo sostituendosi alla partecipazione reale dei cittadini svuotandone le istanze associative. Ricci parla di “Teledittatura”, e non potrebbe essere diversamente in una situazione dove domina lo strapotere del capo, detentore del flusso formativo-informativo.
Dicevamo: un altro libro su Berlusconi? Ebbene sì! Ma mentre i Giorgio Bocca insistono sull’aspetto politico di un “Piccolo Cesare” pericoloso e grottesco, e i Marco Travaglio svelano la parte più controversa dell’accumulazione della ricchezza e dell’ascesa al potere del personaggio Berlusconi, cioè quella giudiziaria, Giuseppe Ricci indaga “l’anomalia berlusconiana osservata non tanto nei suoi effetti direttamente politico-elettorali, quanto rispetto alle cause socio-culturali che quegli effetti hanno determinato”.
Nel capitolo finale, poche pagine ma intensissime di significato, descrive gli “Effetti collaterali” derivanti dall'”Alienazione sociale e negazione della democrazia”. Parla di neo-civilizzazione berlusconiana, dominata da un’essenza consumistica. “Le Tv berlusconiane – scrive – sono un’orgia perenne di ‘divertimento’ basato su denaro e carnalità, sesso & prodotti, un’oppiacea alterazione della realtà vissuta da milioni di italiani quale evasione del proprio presente. Un meccanismo da allucinazione collettiva che, come per gli stupefacenti, al momento esalta e stordisce creando dipendenza, ma poi esaspera frustrazione, nevrosi, alienazione. In questo senso, la cultura televisiva berlusconiana è un perverso ‘male sociale’ che si autoalimenta: l’alienazione accentua il bisogno di evasione, e quella evasione esaspera l’alienazione esistenziale”.
Il libro comprende anche ampie documentazioni inedite sulla nascita del partito-azienda, sul giornalismo di regime e un’analisi dettagliata, ragionata (e divertente) sui telegiornali e su tutte le trasmissioni di successo fin dalla nascita delle tv di Berlusconi.