di come essa viva del libero, perenne confronto tra interpretazioni diverse. Già l’altro giorno il senatore Fisichella di An, che queste cose sa bene, aveva deriso i suoi colleghi di maggioranza, facendo loro presente che stavano sottovalutando le dimissioni dei Rettori perché privi, i senatori della Casa delle Libertà, di dimestichezza con l’Università. Per fortuna, il governo ha dichiarato irricevibile quella proposta. Stranamente, però, questa risposta è stata data da Giovanardi, che non è ministro dell’Istruzione. Giovanardi appartiene all’Udc, il cui segretario Follini, persona colta e intelligente, ha definito quella proposta «una baggianata sesquipedale». Del resto si sa che la proposta è targata Forza Italia, partito sedicente liberale (!), ma per la sua stessa natura padronale caratterizzato da una logica autoritaria.
I membri “finiani” della competente Commissione hanno fatto molto male a votare la risoluzione, perché essi non hanno alcun interesse a riesumare il ricordo del famigerato Minculpop (Ministero della Cultura Popolare) di mussoliniana memoria. O hanno già dimenticato di aver votato a Fiuggi, il 28 gennaio 1995, la tesi secondo cui «l’antifascismo fu il momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcati»?
Sedicenti intellettuali del centro-destra hanno cercato di mettere, sopra l’aberrante risoluzione, una pezza che, provenendo da persone che si piccano di filosofia della storia, è stata peggio del buco. Essi, infatti, hanno ostentato in televisione il loro stupore dinanzi alle critiche piovute sulla proposta, perché, secondo loro, sarebbe compito della storia raccontare i fatti per quel che sono stati.
Ora, a parte il fatto che esistono nella storia moderna milioni di fatti che costringono a una scelta, all’Università si insegna, sia dagli storici liberali sia dagli storici di tutte le altre tendenze, che compito dello storico è quello non già di raccontare, bensì di individuare i problemi storici e di avanzare delle ipotesi interpretative mediante il giudizio.
Lo storico giudica, in piena libertà, e si assoggetta alla critica di chi offre interpretazioni più convincenti della sua. Per questo la storia si riscrive sempre. Si mettano perciò a scrivere essi stessi, a gareggiare, codesti falsi maestri che, non avendo però voglia alcuna di sgobbare sui libri, preferiscono la scorciatoia del controllo ministeriale. Povera Italia, come stai cadendo in basso!
Quanto ai nuovi democristiani dell’Udc, non si può non chiedere loro fino a quando riusciranno a resistere sulle loro lodevoli posizioni moderate circa i libri di storia, la Rai, la catastrofica devolution, il mostruoso presidenzialismo inteso a defenestrare Ciampi. Cosa faranno se e quando il padrone farà la voce grossa?
*Già professore di Storia contemporanea
all’Università di Ferrara