– Era il 1981. Giancarlo Masia, San Clemente, è il rappresentante nelle Marche di un’azienda riminese che vende bulloni. Capisce che ci si può mettere in proprio. Chiede a Giuseppe Sandroni, Tavullia, imprenditore, se nel Pesarese si riesce a trovare un capannone per andare ad incominciare.
Masia, Sandroni, con un terzo socio, Giuliano Bartoli, si mettono insieme e fondano la “Bulloneria”. Oggi, l’azienda è tra le prime dieci in Italia e la più grande del Bel Paese da Bologna in giù. Nel 2002 ha fatturato 10 milioni di euro (stessi risultati nel 2003), con 50 addetti. Oltre a Pesaro, ci sono altri 4 punti vendita: Jesi, Pescara, L’Aquila e Cesena.
L’idea di Bartoli-Masia-Sandroni si concretizza nel volgere di pochi anni. I 900 metri quadrati iniziali dopo 3 anni diventano pochi; si ne aggiungono altri 1.500. Sulla spinta dell’espansione, nel ’92 viene costruito un capannone di 3.000 metri quadrati. Anche questa superficie diventa stretta. Oggi, in totale, a Pesaro, l’azienda occupa spazi per 7.000 metri quadrati.
Oltre alle dimensioni, gli imprenditori sono attenti alla qualità. Nel ’95, si certificano con le Iso 9001: avanguardia per le imprese commerciali.
L’apertura della prima filiale risale al ’99. Mentre l’anno precedente, ’98, c’è il primo sbarco all’estero. Attraverso un amico comune iniziano ad esportare nella Repubblica Ceca. Oggi, hanno piantato il loro marchio anche in Francia, Turchia, Croazia, Slovenia. Le esportazioni valgono circa il 15% del fatturato.
Di pari passo con le esportazioni, sempre nel ’98, la Bulloneria inizia ad importare merce dalla Cina. Oggi, da laggiù, arriva circa il 30 per cento della merce, poi distribuita dall’azienda pesarese. Semplici le ragioni: il prezzo e la qualità. Insomma, come tanti altri colleghi imprenditori stanno seguendo le regole ferree del mercato: andare ad acquistare la stessa qualità dove costa meno. L’altro 70 per cento della merce è italiana; arriva dal distretto del bullone: Lecco, Como, Varese.
Dieci anni fa, è uscito dagli azionisti Bartoli. Masia e Sandroni hanno caratteristiche personali diverse. Il secondo è esuberante, con una passionaccia per le moto e le auto. Ne possiede molte d’epoca. Tre i gioielli: una moto appartenuta a Saarinen e due a Renzo Pasolini. Sandroni ha un figlio, Renzo, che si occupa delle quattro filiali.
Il sanclementese Masia è discreto. Tende a stare sempre un passo indietro: serio, puntuale, sobrio, ma capace di prendere di petto lavoro e persone. Della serie: i problemi è meglio risolverli subito. Il suo motto è quello insegnatogli dalla nonna, civiltà contadina: l’umiltà.
A chi chiede loro le ragioni del successo, rispondono: “L’ampia gamma della merce, la flessibilità e la disponibilità verso i clienti”.
di Francesco Toti