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I protagonisti della tavolata di Severino Tentoni
Severino Tentoni, 65 anni, 3 figli, misanese doc, ha avuto una bellissima idea. Lo scorso 6 marzo, nella sua casa di campagna in via Sant’Andrea, ha organizzato un pranzo speciale. Ha invitato un gruppo di misanesi anziani nati e cresciuti in quella che oggi è Misano Mare. Dice: “Non è stata casuale. L’idea ce l’avevo da molto tempo. Volevo invitare persone che hanno una memoria storica di Misano e che avessero conosciuto mio babbo Oreste, scomparso quando io avevo solo 14 mesi. Si era infortunato sul lavoro ad Addis Abeba (capitale dell’Etiopia, conquistata dall’Italia nel ’36) e morto all’ospedale Gemelli di Roma nel ’39. E’ stata un’autentica gioia sentire i racconti di chi lo aveva conosciuto: Guerrino Semprini, Giovanni Muccioli, Andrea Saponi, Augusto Ricci, Sorgian Del Bianco, Giulio Bacchini, Viro Migani. Mi è sembrato di toccarlo con le mani, mio babbo. Colgo l’occasione per ringraziare le brave famiglie misanesi che allora diedero aiuto concreto e morale a mia mamma, a me (14 mesi) e mia sorella, Luisa (4 anni)”. Ad esempio, quando mia madre andava a lavorare, venivamo affidati ai vicini. Siamo stati anche ospitati da Andrea e Alfredo Saponi, da Ada Galli, dalle mie zie riccionesi ed altre famiglie, in quegli anni di particolare bisogno di fine anni trenta”. La famiglia di Giuseppe Tentoni (detto Palota, nonno di Severino), 6 figli, abitava in quella cascina (dei Verni) direttamente sul mare, davanti al residence “Imperiale”.
– Il più anziano del gruppo è Guerrino Semprini. Nato nel ’19 nel casolare dove oggi si trova il ristorante “Piccolo Bar” ha vissuto di prima persona tutta l’evoluzione-urbanizzazione di Misano Mare. E ne ha un ricordo nitido. La sua famiglia è di origine corianese. Prima si trasferisce a Misano Monte e nel 1892 giunge a Misano Mare per lavorare alla bonifica delle terre che vanno dalla Greppa fino al mare, acquistate dallo Stato dal conte corianese Salvoni.
Questa memoria di Semprini è solo la prima puntata di una serie di articoli che pubblicheremo nei mesi a venire. Semprini ricorda che cosa c’era e chi viveva a Misano negli anni venti.
“Quando nacqui io, al di sotto della ferrovia, a Misano Mare, c’erano solo tre famiglie. Oltre alla mia, quella di Sangiorgi (il casellante) e i mezzadri Cecchini, dove oggi si trova l’Hotel Savoia. La signora, d’estate, gestiva un chioschetto al mare con bibite e piadine per i passanti. I miei, nel ’19, anno della mia nascita, affittarono la casa ad una famiglia di Cremona per l’estate”.
Questo speciale viaggio sul territorio, Semprini lo fa proseguire verso Riccione e verso Cattolica. “Al Brasile, sempre dalla ferrovia al mare, si trovava una sola casa di contadini e vi abitavano i Saponi. Una famiglia patriarcale molto numerosa che coltivava tutte le terre comprese tra i rii Alberello ed Agina”.
Continua Semprini: “A sud, zona Portoverde, si trovavano altre tre famiglie di coloni: in due c’erano i Pronti, nella terza (oggi, compresa tra il campeggio di Maioli e la San Pellegrino) Battista Semprini, un nostro parente”.
La memoria di Semprini si sposta dalla ferrovia alla Greppa, nella Misano a monte della ferrovia. Racconta: “Anche qui, dal Conca a Riccione, non c’erano che cascine. Dove si trova il ristorante ‘Azzurra’ c’era quella dei Vandi. Verso Misano Mare (nella casa ristrutturata dai Riceci), sulla Nazionale, all’altezza del Rio Agina abitava un’altra famiglia di cui non ricordo il cognome. Mentre, diciamo a Misano, ora via Mazzini, abitavano i Morolli (la famiglia poi si trasferì a Riccione; la pasticceria Tristano è loro). All’altezza di via Baracca, tra via Nino Bixio e via Cesare Battisti, si trovavano i Biagini; nella casa colonica dopo c’era il podere dei Bernardi. Mentre, quasi sul Conca, c’erano i Frisoni. Dalla Nazionale alla Greppa, nella cascina acquistata da Marco Muccioli che vende materiali per l’edilizia c’erano i Solfrini. In quella più avanti, verso Cattolica, ci si imbatteva nei Vannucci. Un’altra cascina si trovava vicino alla ferrovia ed i go-kart (vi vendono scale). La famiglia di cognome faceva Morganti”.
Tutte le cascine (ognuna aveva appezzamenti di terra di 10-12 ettari) erano del conte Salvioni, un corianese. Questi vende tutto ai Verni, una delle famiglie più in vista di Cattolica e del Riminese. I Verni bonificano la zona. Dal Conca fanno partire un canale che passando davanti l’attuale chiesa di Misano Mare giungeva fino a Riccione. Il canale, oltre che per la bonifica delle terre, veniva utilizzato per trasportare la ghiaia dal Conca fino a Riccione, dove si era iniziato a costruire. La chiatta per il trasporto veniva tirata a mano da più persone. La bonifica si compie tra il 1892 ed il 1896.
Misano Mare si chiamava “E fnil”: perché? Semprini: “Perché, di fronte all’hotel ‘Stella Marina’, c’era un grandissimo fienile che rappresentava la costruzione più grande della zona; fu distrutto nel terremoto del 1916.
I ragazzini coetanei di Semprini, in tutto una decina andavano a scuola in una capanna che si trovava dove oggi c’è il ristorante “Rio Agina”.
In mezzo alle cascine, dove oggi si trova l’albergo “Stella Marina” c’era una fabbrica che produceva la conserva che d’estate impiegava un centinaio di addetti. Tutti i mezzadri, oltre ai pomodori, coltivavano il grano, la vite, l’erba medica.
I Verni erano ambiziosi, dinamici, anche amanti del rischio. Avevano in mente di costruire, a Misano, il paese. Uno dei 3 fratelli, Angelo, era ingegnere. Disegna Misano Adriatico. Il centro doveva essere una strada parallela al mare: il tracciato partiva dalla riccionese via Trento e Trieste, in faccia il castello di Gradara, giungeva fino ai confini di Cattolica. Furono piantati i platani. Che si possono ammirare ancora ai nostri giorni proprio in via Platani. Alcuni platani isolati, che fanno porre delle domande, si notano tra Misano Mare e Misano Brasile in mezzo ai campi.
I Verni era decisissimi a costruire il proprio paese che chiamarono Vernibella. Talmente decisi che offrivano ai contadini loro mezzadri proposte vantaggiose. Concedevano il lotto, ed i materiali da costruzione, senza una lira, solo sulla fiducia, ma senza rogitare e dicevano: “Non appena avete i soldi ce li date”. Le prime strade che videro le case furono via d’Annunzio e via Marconi. Il racconto-memoria di Semprini continuerà sul prossimo numero. Il giornale è aperto ad ogni contributo per scrivere questa microstoria misanese.
Foglie e radici per cucinare
– Fino a tutto gli anni cinquanta era uso a Misano Mare raccogliere le foglie dei platani per cucinare, o mettere a bollire l’acqua. Compito affidato ai ragazzi, le foglie venivano messe nei sacchi e poi riposte in un capanno. Oltre alle foglie, si andava a raccogliere la gramigna (buona capacità ma con tanto fumo) e le radici di erba medica (ottime per cucinare il pesce alla brace). Il legno delle mareggiate (compreso il pesce) era considerato autentica manna del cielo.