si potrebbero presentare alle prossime elezioni comunali é un difficile e complicato esercizio, che lei, sperimentato analista delle vicende locali, adempie in maniera esaustiva non tralasciando nessuna possibile alternativa. Peccato che gli alleati che lei ci propone (PdCI e Lista dei Valori) per una eventuale lista civica di sinistra appartengano, nella nostra città, al mondo del virtuale e che la scelta di presentare la nostra lista e il nostro candidato a sindaco per poi chiedere di votare per quello dell’Ulivo, costituirebbe un vero e proprio suicidio politico.
Ma, ci chiediamo, cosa avrebbe fatto il centro sinistra a Cattolica per meritarsi tutti questi nostri regali elettorali? Le privatizzazioni? Il fallimento e il buco del Cervesi? I licenziamenti? Il trasferimento a Riccione degli interventi di interruzione volontaria della gravidanza per compiacere il Vescovo e il San Raffaele? I finanziamenti alle scuole private? L’affidamento della gestione dei centri estivi alle parrocchie? I senza casa che proliferano? Il cemento? Lo smantellamento del sociale? L’abbandono dei quartieri?
In realtà a preoccuparsi per una malaugurata vittoria alle prossime elezioni comunali dovrebbe essere il centro destra: cosa gli resterebbe da fare che questo centro sinistra non ha già fatto?
Accettiamo le critiche che lei rivolge al nostro partito anche se non le condividiamo. Da ciò che scrive emerge una conoscenza molto lacunosa della nostra storia locale e dei meccanismi di funzionamento interni. Lei cita senza nominare fantomatici iscritti all’ex PCI che se ne sarebbero andati dal nostro partito perché troppo settario. In realtà tanti compagni dell’ ex PCI ci hanno abbandonato perché purtroppo sono deceduti, non prima di averci trasmesso il loro entusiasmo e la loro militanza appassionata e disinteressata.
Chi se ne é andato, e ricordiamo solo due casi, lo ha fatto per motivi personali o per interessi privati. In ogni caso il nostro partito ha sempre fornito ad ogni suo iscritto gli strumenti democratici per far prevalere le proprie ragioni. In due importanti congressi locali del 1996 e del 1998 il partito si é diviso su due mozioni contrapposte, come può affermare che “tendiamo ad annullare ogni diversità di opinione”? Come ci può descrivere come una specie di partito bulgaro o di setta? Le risulta nella nostra storia che qualcuno sia mai stato espulso? Come può una setta spendere la gran parte della propria attività nel costruire movimenti?
Siamo una anomalia politica, questo é vero. Per noi “un altro mondo é possibile” non é uno slogan pubblicitario é il nostro programma politico e cerchiamo di tradurlo e d’interpretarlo anche qui, nella provincia della provincia, dove la corsa ad accaparrarsi turisti e guadagni offusca e abbruttisce le menti.
Noi ci proviamo, le vie del fallimento sono molteplici, ma quella che ci vede tra le braccia della attuale classe dirigente locale é, fra tutte, la peggiore.
Rifondazione Comunista
Circolo di Cattolica