Nel Riminese in economia si razzola bene e si parla male. Nel senso che i numeri dicono che si è tra le province più povere d’Italia, mentre la realtà, anche senza numeri, ma semplicemente a naso, è sotto gli occhi di tutti, bambini compresi.
Un’analisi molto attenta è dell’Ufficio studi della Cgil di Rimini. Ecco cosa dice Walter Martinese, il responsabile: “Il risultato di Rimini ha destato sorpresa perché colloca la nostra città fra quelle con le più basse dichiarazioni dei redditi. Nessuna sorpresa, i dati non fanno altro che evidenziare la caratteristica del sistema economico del nostro territorio, dove la forte presenza di economia sommersa produce un’alta evasione fiscale e quindi basse dichiarazioni dei redditi, specie di quelli da lavoro autonomo”.
Continua Martinese: “Da anni l’ufficio studi della Cgil rileva e denuncia attraverso le sue ricerche il problema ormai strutturale del nostro territorio: il sistema produttivo locale fortemente terziarizzato e fatto di migliaia di piccole imprese, si regge sul sommerso e sull’evasione delle imposte e dei contributi previdenziali.
L’ufficio studi ha realizzato una elaborazione simile a quella prodotta dalla Cgia di Mestre, elaborando i dati del ministero delle Finanze relativi alle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche del ’99 e riferiti sia ai 20 comuni della provincia di Rimini e sia ai comuni capoluogo della regione. I dati si riferiscono all’imponibile dichiarato dai contribuenti residenti nei singoli territori; dividendo il numero dei contribuenti (non quello dei residenti che è un indicatore molto evanescente) per l’importo totale dichiarato, si ottiene il valore medio delle dichiarazioni dei redditi di ogni singolo comune.
La tabella 4 evidenzia che il comune di Rimini all’interno dei 20 comuni della provincia, è quello in cui i contribuenti mediamente dichiarano di più: i 92.000 contribuenti hanno dichiarato mediamente 26,8 milioni, Gemmano è quello in cui i contribuenti dichiarano di meno, circa 18 milioni. I valori sono ancora espressi in lire poiché le dichiarazioni dell’anno di riferimento erano ancora in moneta nazionale. Per avere un confronto più significativo abbiamo anche elaborato gli stessi dati per i comuni capoluogo dell’Emilia Romagna aggiungendo anche i comuni con oltre 50.000 abitanti. Tale confronto rileva che Bologna è la città con la più alta dichiarazione dei redditi, una media di 36,5 milioni, e Rimini la città con la più bassa dichiarazione dei redditi: 26,8 milioni.
Tra la città più ricca (almeno dalle dichiarazioni dei redditi) Bologna è quella più povera di Rimini ci sono 10 milioni di differenza, ma Rimini è di un terzo più povera di Bologna e siamo davvero i più poveri (della regione e d’Italia)?”.
Chiude Martinese: “Se così fosse vorrebbe dire che il sistema economico riminese basato sul terziario, all’interno del quale l’economia turistica è prevalente, produce poco benessere e quindi occorre ripensare il modello di sviluppo del territorio; ma sappiamo tutti che non è proprio così e che l’economia sommersa produce ricchezza non dichiarata (e quindi alta evasione fiscale) specie nelle categorie di lavoro autonomo. Anche questa diversa e più reale lettura produce comunque effetti negativi per tutto il sistema economico locale, oltre ad essere profondamente ingiusto ed iniquo, specie per quei contribuenti a reddito fisso (lavoratori dipendenti e pensionati che dichiarano interamente i redditi percepiti).
Da questo punto di vista i recenti provvedimenti governativi contenuti nella legge finanziaria non agevolano certo l’emersione della illegalità economica, anzi i condoni premiano proprio i contribuenti meno virtuosi”.
Evasione, battibecco tra Ds e Rifondazione
Tra Ds (Riziero Santi) e Rifondazione comunista (Paolo Gambuti) c’è stato uno scontro politico forte. Rifondazione attacava e Santi ad affermare che l’evasione è un fenomeno culturale, di costume e che si combatte sui due fronti: educazione e controlli. Negli Stati Uniti una delle peggiori vergogne familiari (lo affermano le indagini statistiche) è non pagare le tasse.
Riziero Santi: “Sulla questione, grande e spinosa, dell’evasione fiscale la Cgil ha fatto una denuncia e Rifondazione Comunista ha espresso un giudizio politico. Bene!
Come si può avere la presunzione di interpretare l’opinione di tutta la sinistra, e come si poteva pensare alla rinuncia dei Ds di esprimere una loro opinione?
Il fatto di appartenere alla stessa maggioranza a Rimini non significa nulla. A meno che, a fronte dell’emergere del problema, L’Ulivo e Rc non si fossero riuniti per prendere una posizione comune (come è auspicabile per il futuro).
Una classe dirigente, su questo come sui altri temi, non può limitarsi alla denuncia ma ha il compito di approfondire l’analisi e di assumere provvedimenti capaci di invertire le tendenze in atto che coinvolgono l’insieme della nostra società.
E’ un richiamo alla nostra responsabilità di forza di governo.
Attenzione a criminalizzare settori e categorie specifiche. Il fenomeno è di massa e in quanto tale coinvolge tutti noi. I lavoratori dipendenti non evadono non perché appartenenti ad una “razza” civilmente e politicamente superiore, ma perché – molto più semplicemente a loro la trattenuta viene fatta alla fonte…”.