di Claudio Casadei
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Inizia il suo secondo decennio di vita una festa inventata in un paese che sembra essersene scordato se mai ne avesse davvero avute.
Dieci anni fa, in una vallata in fermento tra feste tradizionali, feste politiche, feste religiose e manifestazioni sfarzose come “Ottocento Festival” e stupende rievocazioni come il “Palio del Daino” nel piccolo paese si svolgeva unicamente una manifestazione non ancora apprezzata (allora come oggi) per il suo reale valore: la sagra del vino della locale Pro Loco.
A me, allora giovane consigliere comunale, venne in mente di cercare un pretesto per poter dare anche a San Clemente quella festa che mancava e che avrebbe dovuto caratterizzare il paese. Pochi erano i segni che la storia aveva lasciato: sembrava esservi scivolata senza tracce e senza ricordi. Un unico ricordo però era ancora vivo e meritava attenzione: l’opera ed il personaggio di Giustiniano Villa.
Quella fu l’idea su cui, con il placet entusiasta dell’allora sindaco Antonio Semprini, si cominciò a lavorare per inventare la festa. Si cominciarono a cercare i personaggi che potevano dare al nascente premio di Poesia quel taglio culturale che ne avrebbe dovuto fare un riferimento per tutta la vallata.
Cominciarono gli incontri nella casa che era allora del maestro Umberto Corsucci e venne formato un comitato d’onore che comprendeva fin dai primi incontri lo stesso Corsucci, Eufemia Zampino e Grazia Bravetti, che qualche anno prima aveva realizzato un libro in cui aveva raccolto molte delle opere di Giustiniano Villa intitolandolo “Zirudele”.
Stava nascendo il premio di Poesia, e la poesia dialettale fu il pretesto con cui si avvicinò all’organizzazione Pierino Falcinelli che aveva scritto alcune poesie proprio in dialetto. Fu l’inizio di una collaborazione che fu il vero motore dell’intera manifestazione e che solo alcuni anni dopo per motivi personali si interruppe.
Ma mancava a quell’idea qualcosa che attirasse la gente fino alla piazzetta del piccolo comune ed allora l’idea fu quello a cui nessuno sa sottrarsi: il buon mangiare ed il buon bere. Nacque contemporaneamente al premio di poesia dialettale il Palio gastronomico delle frazioni una gara a chi cucinava meglio un piatto specifico che una giuria specializzata avrebbe giudicato e votato.
Fu un lungo lavoro per scrivere regolamenti, convincere le persone creare i vari comitati nelle frazioni per potere compiere il piccolo miracolo di quella festa. Fu comunque un successo e nacque il “Com’ una Volta” che le varie amministrazioni comunali succedutesi hanno cercato di favorire finanziando ed assistendo gli organizzatori e la gente di tutto il territorio comunale che ne ha fatto negli anni un occasione di incontro; a volte a dire il vero anche di moderato scontro, ma questo vuol dire che lo spirito della gara è quello giusto ed i risultati che ogni ospite della festa ha potuto riscontrare direttamente nel piatto da cui mangiava sono stati eccellenti.
Contemporaneamente alla ricerca di vecchi sapori anche piatti più moderni hanno allietato i pomeriggi del primo fine settimana di giugno in cui strozzapreti e poesie, zirudele e Sangiovese continuano a mischiarsi in un amalgama dai toni campagnoli con un paese intero che lavora per farsi conoscere e per fare apprezzare le sue tradizioni.
Ma la grande soddisfazione è che il premio di poesia sta crescendo costantemente e che al concorso arrivano poesie da tutta la Romagna. Tutte le “lingue” della regione sono passate e passano per il nostro premio, personaggi importanti vi hanno scritto, una qualificata giuria ogni anno sceglie.
Il professor Piero Meldini è un importante scrittore ed esponente di spicco delle cultura locale ed è da sempre il presidente del premio di poesia; la professoressa Bravetti è certamente la più profonda conoscitrice dell’opera di Giustiniano Villa ed è da sempre tra le anime della manifestazione. Per questo San Clemente qualche anno fa ha deciso di concedergli la cittadinanza onoraria.
Ogni personaggio che ha lavorato per questa festa è ormai un pezzettino di San Clemente. Il professor Chiaretti, il dottor Giudi hanno fatto parte di tutte le giurie che si sono succedute negli anni. E poi Valderico Mazzotti, che è stato concorrente, giurato e soprattutto anima di molte delle poesie che solo lui sa declamare, ricavandone tutte le emozioni ed i messaggi che esse contengono.
Il primo fine settimana di giugno anche quest’anno a San Clemente ci sarà il “Com’una Volta”. Inizia il secondo decennio con un premio di poesia che ha già colpito nel segno: la vincitrice dell’undicesimo concorso è fuori da ogni schema un piccolo capolavoro e l’ha scritta un importante personaggio della cultura riminese: Miro Gori. A chi legge auguriamo di esserci in piazza a San Clemente ed a tutta la manifestazione non è difficile augurare cento di quei meravigliosi fine settimana in cui si svolge.
Un borgo che sorprende
San Clemente, il borgo malatestiano meno visitato del Riminese ma non il meno bello – Il borgo malatestiano di San Clemente è il meno visitato della provincia di Rimini, ma per certi versi è uno tra i maggiori e per la peculiarità delle sue mura.
Oltre alla cinta muraria, il cuore è piazza Mazzini sulla quale si affacciano la chiesa di San Clemente (costruita nel 1836 sulla trecentesca chiesa dei Frati, della quale restano ancora alcune tracce), il palazzo comunale. Alla piazza vi si accede attraverso una torre di epoca barocca.
Insomma, salire a San Clemente è una scoperta che lascia con un dolce sapore in bocca. Farlo per “Com’ una volta” ha un fascino particolare, grazie alle “osterie” aperte per l’occasione dalle cinque frazioni che si contenderanno il Palio
Giustiniano Villa, il poeta ciabattino
Giustiniano Villa è uno tra i massimi poeti dialettali romagnoli. San Clemente lo onora al meglio con la festa “Com una volta”, un appuntamento con un concorso dialettale ed un Palio gastronomico tra frazioni a base degli antichi sapori. Antichi sapori che è cultura, arte, storia, a suo modo.
Il prestigioso sanclementese nasce il 21 settembre del 1842 da Ferdinando e Amelia Bagli. Apparteneva ad una famiglia di buona vivacità culturale, il padre era segretario comunale, la famiglia della madre era di proprietari terrieri, professionisti, quando gli analfabeti rappresentavano oltre il 95 per cento della popolazione.
Del cantore della Romagna si hanno poche notizie biografiche. Villa, rispetto alle condizioni familiari, come ciabattino, fa un passo indietro. Lascia la scuola con la terza elementare.
Scrive Ennio Grassi: “…l’immagine di un Villa naif, espressione, secondo la tradizione, di una sorta di genialità naturale, voce spontanea del popolo, non ci pare avere molti riscontri, né, d’altro canto, la qualità delle sue poesie lascia troppi dubbi circa l’esistenza di un retroterra culturale decisamente più complesso di quello che la sua scarna biografia possa offrirci”.
Villa, a 22 anni, sposa una morcianese, Angela Lepri. Trovano casa nella piazzetta di San Clemente in un’abitazione del cugino, il facoltoso Forlani.
Nel 1882 si trasferisce a Rimini (allora cittadina di 15.000 abitanti), nell’antico rione “Pataro”. Tre anni dopo, 1885, muore la moglie; ha 43 anni. L’anno dopo, Villa “sposa” la riminese Rosa Spini.
Il suo mestiere lo porta per i mercati del Riminese. E’ qui che tra una puntina e l’altra da conficcare nelle suole declama le sue poesie che narrano della civiltà contadina, del lavoro, delle tasse, del contrasto tra padrone e contadino, del commercio, il matrimonio, il 1° Maggio. La prima poesia la pubblica nel 1874. Muore il 23 aprile del 1919 per una emorragia interna dopo essere stato urtato da un carretto.
San Clemente, origini medievali
La sua storia e sviluppo urbano segnato dai Malatesta
Il toponimo risale ad un nome illustre nella storia della Chiesa, ovvero Clemente, vescovo di Roma, terzo successore di Pietro dall’88 al 97, autore di una “Lettera ai Corinzi” di notevole rilievo storico, morto martire, in esilio in Asia Minore durante il regno di Traiano. Le origini di San Clemente si perdono nel Medioevo. Le prime notizie le abbiamo con la comparsa di “Castrum Sancti Clementi” nella sedicente donazione fatta da Ottone I (912-973), imperatore del Sacro Romano Impero e re di Germania, nel 962 ai conti di Carpegna.
Rimase sotto il potere dei Malatesta sino al 1463 quando la Chiesa lo tolse a Sigismondo Malatesta. Un precedente tentativo, compiuto dal condottiero Niccolò Piccinino (c. 1380-1444) nel 1443 per conto della Chiesa, che pose l’assedio al Castello, fu senza esito. Roberto Malatesta riconquistò San Clemente nel 1469 e il comune rimase alla famiglia sino al 1504, quando il castello e tante altre località in Romagna passarono per breve tempo ai veneziani.
Nel 1508 i veneziani lo cedettero alla Santa Sede, questa lo assegnò al comune di Rimini. Ulteriori notizie su San Clemente, nei secoli XVI, XVII, XVIII, le abbiamo dalle carte comprovanti una forte rivalità con altri comuni della vallata del Conca. Se nel XV secolo Montefiore è l’effettiva capitale della valle e Saludecio la seconda cittadina, nei secoli successivi si aggiunse anche San Clemente come centro importante. Forte tensione insorse fra San Clemente e Montefiore per il controllo di un punto strategico per l’economia della vallata, cioè il borgo, il mercato e il guado di Morciano.
La rivalità tra Montefiore e San Clemente, soprattutto per l’organizzazione dei mercati e delle fiere, durò perlomeno sino alla metà dell’Ottocento. Col XVI secolo inizia comunque l’ascesa di Saludecio che si proporrà come capitale della valle.
(Testo tratto dal sito Zocchi.net)