– Alla fine anche il destino si diverte sulla nuova area industriale di Sant’Andrea in Casale: 84 ettari.
Sulle plance destinate alle affissioni a sinistra spicca quello della riqualificazione morcianese con Rita Pavone e Teddy Reno, a destra invece il consigliere comunale Pierino Falcinelli , presente nelle due precedenti giunte come vicesindaco, avvisa i cittadini di Sant’Andrea di quello che sta loro per succedere.
Delle dimensioni assurde di un area industriale che qualcuno, chissà chi e chissà dove, ha voluto mettere proprio lì in mezzo alle case in fondo si discuteva da tempo. Un’area che nessuno ha mai voluto spiegare alla gente. Un area che di sicuro non è nata ieri. Magari non nelle forme che si intravedono nel colorato manifesto affisso per le vie del paese, ma di quest’area se ne parla fin dal lontano ’97 e forse ancora prima.
Da allora di politici se ne sono seduti molti sia sui banchi del comune di San Clemente, sia su quelli della dimenticata Unione.
Nemmeno le neo Cassandre hanno mai avuto il dubbio di dover agire prima, è strano che se ne rendano conto solo oggi a meno di un anno dalle elezioni. Se si fosse criticato con più forza prima forse si avrebbero avute maggiori possibilità di correggere la bruttura che sta nascendo.
L’area industriale di Sant’Andrea in Casale non ha padri. Non piace al sindaco, non piace ai consiglieri, non piace ai membri dell’Unione ( o almeno non a tutti), non piace ai partiti (o almeno non a tutti). Ma ce ne fosse stato uno che si fosse preso la briga in questi anni di spiegare alla popolazione i perché di questo nuovo insediamento. I vantaggi, gli svantaggi, le nuove possibilità create, il metodo per alleviare le innegabili cadute della qualità della vita.
Ci fosse stato qualcuno, dal presidente della Provincia, che ha avvallato questo aborto, fino all’ ultimo dei consiglieri, che si sia preso la briga di ascoltare le eventuali osservazioni della gente che in questo paese abita ed ha investito i propri risparmi. Zero, nessuno fino ad oggi. Se di questa zona si è parlato lo si è fatto solo a livello economico tra proprietari e rappresentanti a vario genere dei vari attori della vicenda.
Poi qualche polemicuccia presto sedata ed un muro di gomma dove molti sassi lanciati nello stagno dalla stampa sono finiti miseramente. Nasceranno capannoni industraili in mezzo alle case e case destinate a nascere in mezzo ai capannoni.
E’ probabile che siano scelte moderne, ma allora la riqualificazione urbana di molti paesi del Nord’Europa, oppure quella che lentamente si è iniziata nella fascia della periferia milanese non sono forse scelte moderne? Ma piangere sul latte versato non serve a nulla e quindi adesso non ci resta che vedere se a questo parto mal riuscito possiamo rifare almeno il trucco.
Un capitolo a parte è sicuramente quello che discusso come “Ghigi”. Non credo che ci sia davvero qualcuno che , vista la situazione, non desideri che la Ghigi si sposti nella nuova zona industriale. Alzare il tono solo sulla Ghigi serve solo a offuscare la vista su un progetto complessivo che nessuno può negare sia sbagliato. Il pastificio Ghigi è e resta un pezzo di storia della Valconca e quella è la sede in cui deve essere ricollocato.
Ma tutta la vicenda non può essere solo lo spostamento di problemi logistici da una cittadina ad un’altra. Chiedere garanzie in questo senso è un diritto di ogni cittadino, rispondere a questo punto sarebbe quasi un obbligo. C’è poi un timore. Dalle varie interviste dei mesi scorsi qualcuno dall’amministrazione di San Clemente aveva parlato di accorgimenti e aree verdi che avrebbero separato il centro abitato dalle fabbriche. Dal disegno che si vede in giro per il paese sembra che quelle promesse non siano state mantenute.
Sempre da quel disegno non si riescono a capire le entità delle infrastrutture di servizio tipo parcheggi, eccetera. Speriamo che non sia un segnale negativo e che molto di quel progetto possa essere a breve modificato. I cittadini di Sant’Andrea aspettano. Inermi.