-E’ proprio vero: o tutto o niL’attività si svolge tutto l’anno. “Nel 2002 alle nostre manifestazioni – spiega Luciano Minicucci, presidente della federazione di Rimini – hanno aderito oltre 3.300 atleti provenienti da tutta Italia. Siamo ritornati dalle finali nazionali per società di Modena con un oro (bocciofila Montegridolfo) e un’argento (Dlf Rimini).
L’impiantistica nel riminese è adeguata e riesce a supportare le manifestazioni? Minicucci: “Anche se gli impianti non sono molti affermerei che quelli esistenti rispondono alle esigenze tecniche necessarie. Comuni come Cattolica, Riccione, Montegridolfo, Morciano di Romagna e Talamello, hanno ottimi impianti.
L’unico “tassello scoperto” è la situazione riminese priva di un impianto adeguato, se si esclude quello, a due corsie, del Dopolavoro Ferroviario. La mia speranza e la realizzazione di un bocciodromo in linea con la Città di Rimini che dia modo di organizzare ed ospitare attività d’alto livello, senza dimenticare la socialità del nostro sport che in pratica essendo uno sport per tutti potrebbe permettere di creare progetti integrati tra turismo e gioco bocce”.
Si racconta che l’imperatore Augusto – ben noto a Rimini – avesse la passione per le bocce. E in ogni modo questo gioco era sicuramente già noto agli antichi Egizi, ai Troiani e ai Greci.
Un sarcofago romano ritrae bambini con le bocce in mano. Nel Medioevo ci fu una vera e propria divulgazione e le bocce entrarono in diversi castelli, coinvolgendo in vere e proprie gare di popolo, castellani e gentildonne. Qualcuno la definì una “peste sportiva” e Carlo IV di Francia, nel 1319, impedì di praticare le bocce.
Motivo? Distraeva il popolo nell’esercitare sport più importanti per la difesa delle mura, quali il tiro con l’arco e la balestra. Ci sarà stato anche qualche veneziano che per l’amore delle bocce avrà passato qualche notte in prigione, in virtù di un decreto di divieto di gioco datato dai Dogi -11 dicembre 1576.
Nel 1600, le bocce andavano molto in Inghilterra. In Italia, dopo i primi passi d’aggregazione nel fine Ottocento (1897) a Rivoli (TO), sì costituì nel 1919 l’Unione Bocciofila Italiana.
Da quel momento ad oggi, le bocce assunsero pian piano l’aspetto dello sport. Praticato anche da veri e propri vip: Giosuè Carducci, Alcide De Gasperi, Giuseppe Garibaldi, Pietro Nenni, Sandro Pertini e anche Papa Giovanni II.
In Romagna, e più precisamente nel Riminese, nei primi anni cinquanta riprende l’attività (dopo la sospensione a causa della guerra mondiale) fino ai giorni nostri.
In quel periodo nasce a Rimini (nel 1956) la bocciofila del Dopolavoro Ferroviario, che dominerà la scena fino ai primi anni settanta con i noti fratelli Pari (Gabriele, Giovanni e Mario) e a seguire Mario Cappella e Arnaldo Mulazzani.
Questi ultimi due nel 1964 conquistano il primo tricolore boccistico della storia riminese.
Gli altri titoli italiani portano il nome di Guido Baldi ed Erio Perlini (nel 1977 per la bocciofila Cattolica), Alfeo ed Ernesto Carli (nel 1984 per l’oramai scomparsa bocciofila viserbese del Lago Riviera), Gualtiero Francia e Roberto Mainardi (nel 1992 per la bocciofila Riccionese), Duilio Fuzzi-Marco Moretti -Adriano Giunta (nel 1998 per la bocciofila Cattolica) e per ultimo quello di quest’anno nel campionato Italiano di società con la formazione della bocciofila di Montegridolfo.
Nel 1990 Fabrizio Sarti e Teresa Berardi (ambedue riminesi) sono i primi atleti locali convocati in azzurro. Il presidente provinciale della Federbocce riminese è Luciano Minicucci. Sei le società affiliate con oltre trecento tesserati. Ecco l’elenco: Cattolica, Dlf Rimini, Montegridolfo, Morcianese, Riccionese e Valmarecchia.