Grandi polemiche a Cattolica suscita la progettata costruzione di un edificio di 13 piani, destinati ad uso turistico, nella ex area dell’Hotel Linda. Il progetto, pur risultando in regola secondo le norme del Piano Regolatore cittadino vigenti che non prevedono limiti di altezza, è stato bocciato perchè mancante dell’approvazione del Consiglio Comunale. L’idea di un grattacielo a Cattolica non è nuova. Segue di poco quelli di Cesenatico e Rimini, novità assoluta per la Riviera Adriatica, realizzati negli anni ’50-’60.
Nel 1963 l’imprenditore di Cesena Maraldi, incarica l’architetto Luigi Filippini di Cattolica di stendere un progetto per la costruzione di un grattacielo, quale simbolo del turismo moderno della città. Il progetto viene presentato all’ufficio competente del Comune, dove viene immediatamente approvato.
Il grattacielo doveva sorgere nel complesso della ex villa e parco Majani, già acquistato dall’imprenditore cesenate, e prevedeva appartamenti di gran lusso, atti ad inserire nel turismo cittadino una clientela di alto livello. L’edificio di 23 piani e alto 84 metri, comprendeva nell’interrato un garage per circa 100 vetture servito da due ingressi.
Nel piano terra una galleria larga tre metri disimpegnava l’ingresso a vari negozi. Al primo piano erano disposte tre zone destinate ad uffici privati. All’ultimo piano prendeva posto un bar e un ristorante servito da ingresso e ascensore indipendenti ed un’ampia terrazza panoramica da cui sarebbe stato possibile l’eccezionale vista di tutta la Riviera Romagnola. Il luogo prescelto per la costruzione è uno sperone che sovrasta il porto confinante ad Est con la spiaggia.
Le caratteristiche del maestoso fabbricato di pianta quadrata, prevedevano i 23 piani disposti alternativamente in modo che gli spigoli dei piani sottostanti, sporgendo nel vuoto, formavano col tetto ampi terrazzi triangolari per i piani superiori. In questa maniera ogni appartamento avrebbe goduto di un’ampia visuale panoramica libera di circa 270 gradi e della più ampia insolazione.
Per la sottostante spiaggia uno studio delle ombre, effettuato il 21 giugno, indicava che gli 84 metri di altezza della costruzione non avrebbe creato ombre se non dalle 8 alle 10 del mattino su di una leggera striscia, generalmente occupata dai capanni.
Inoltre all’epoca erano da poco state installate in tale tratto di spiaggia, delle scogliere che costantemente aumentavano la profondità dell’arenile. L’ingresso principale era predisposto sulla via Don Minzoni con una breve carrozzabile ed alcuni passaggi pedonali. Una scalinata ed un percorso a metri 2,70 sul livello della sabbia, costeggiava la cosiddetta “Mura Majani” che conduceva alla spiaggia ed avrebbe collegato il lungomare alla darsena.
L’architetto Luigi Filippini, con il Lungomare Rasi e Spinelli che avrebbe collegato direttamente al porto e quindi a Gabicce e con il grattacielo, intendeva costituire un’attrazione e dare vita ad una zona fino allora trascurata dal passeggio serale. Insomma, grattacielo a parte, si sarebbe realizzato tutto quello che poi è stato fatto con la sopraelevata lungo la “Mura Majani” alla fine degli anni ’80. Al complesso per le sue caratteristiche, veniva suggerito il nome di “Torre del Girasole”. Per improvvise difficoltà da parte dell’imprenditore, l’opera non venne realizzata.
Un altro tentativo di grattacielo lo si è avuto nel 1988 quando la famiglia Pratelli, proprietaria della vasta area occupata dalla stazione di servizio Esso sita in via Mazzini, aveva manifestato l’intenzione di costruire un’imponente struttura atta al parcheggio di 400 macchine e corredata di tutti i servizi di assistenza agli autoveicoli. La sua dislocazione a poche centinaia di metri dal cuore del centro balneare e a ridosso degli alberghi, avrebbe costituito un grosso servizio al turismo cittadino ed avrebbe anticipato di circa 15 anni un parcheggio poi realizzato con un accordo pubblico-privato nella zona a mare del Parco della Pace, a ridosso di via Mazzini.
di Sergio Tomassoli