– Domenico Bianchi, candidato a sindaco per il centrosinistra, rappresenta quanto possa valere il caso, il destino, la fortuna, nella politica. Se dietro però c’è sostanza, dopo 10 anni di ubriacatura del potere dei sindaci: incontrastato, personale, lontano anche dal proprio partito.
Era fuori dalla politica, Bianchi. Dei Ds non aveva neppure la tessera e qualcuno glielo ha anche rimproverato. Rappresentava un uomo culturalmente di area; senza però ben collocarlo: più vicino ai Ds o a Rifondazione comunista?
Ad un certo punto il suo nome inizia a circolare negli ambienti della politica, delle associazioni della cittadina. Con i mesi le fila si sono ingrossate. Il testa a testa con l’altro possibile candidato. Infine, esce il suo nome. L’uomo negli anni si è costruito un ottimo curriculum di rapporti sociali. Ha lavorato al sindacato; nel suo ufficio sono passati quasi tutti i marignanesi; ha fatto parte e ne fa ancora parte della società di calcio (è anche un apprezzato allenatore della classe ’93). Da giovane ha anche giocato, a calcio. Soprattutto, negli anni si è costruito un’edificio di persona seria, perbene, capace.
La piccola storia locale è piena di “nomi sconosciuti” diventati sindaci. Qualche nome: Gian Franco Micucci a Cattolica si era ritirato a fare il Cincinnato a Gradara, Sandro Tiraferri a Misano (l’ultimo dei papabili quando fu scelto), Daniele Imola, sindaco a Riccione (ebbe la forza di stare fuori dalla cosa pubblica per ben 5 anni).
Ed anche sul sindaco marignanese uscente Sergio Funelli fu un autentico colpo della fortuna. Era giovane, veniva da fuori. Anch’egli era circondato da una considerazione alta di alcuni dirigenti del calibro di Bruno Bigucci e Giovanni Rubini. Nella storia c’è tutto ed il suo contrario. Giorgio Ciotti a Morciano ha lottato con unghie e denti per fare il sindaco ed il caso gli ha sorriso.