– Una favola quella del morciano-svizzero Werner Cervellieri. Il babbo emigra in Svizzera negli anni cinquanta. Mezzo secolo dopo il figlio è a capo di un autentico impero economico. E’ il direttore commerciale per la Svizzera di una delle maggiori multinazionali mondiali, l’Omya, leader nella produzione di carbonato di calcio.
Quarantatre anni, sposato, 3 figli (tutti maschi), Cervellieri, genitori originari di Morciano, ha un appartamento a Misano (dove vive il babbo, la madre è scomparsa alcuni mesi fa) e dove viene spesso durante l’anno. Non solo, gli amici svizzeri gli chiedono in quale posto va in ferie e lui li invita a fargli compagnia a Misano. Ha convinto una decina di famiglie elvetiche della bontà del mare misanese e del piacere della piadina.
Perito chimico, la sua avventura professionale inizia in un laboratorio di ricerca della Ciba Geigy (l’attuale Novartis, un colosso della chimica mondiale). Qui resta per 9 anni.
Racconta: “Mi prende la voglia di fare qualcosa d’altro. Mi iscrivo alle scuole serali. Per 3 anni studio economia e commercio”.
Nel settore commerciale il primo impiego è in un tubificio (produce manufatti in acciaio e titanio per applicazione industriali). Diventa responsabile commerciale per l’Europa. Giro d’affari: 600 miliardi di lire.
Parla in modo fluente quattro lingue (italiano, tedesco, francese, inglese), più un po’ di spagnolo e lo svizzero, naturalmente.
Dodici anni fa entra nell’attuale azienda come responsabile vendite delle vernici per il mercato svizzero. Da tre anni è il direttore commerciale anche per i settori farmaceutici e le plastiche e cartario.
Doppia cittadinanza, abita ad una decina di chilometri da Basilea, mentre con la famiglia ha vissuto a Oberdorf, una paesino dove c’era una vera e propria colonia di morcianesi. Ben integrato nel sistema sociale, gioca a calcio con i veterani, allena i piccoli ed è il presidente di un club con 100 iscritti.
A chi gli chiede quali sono le differenze tra le imprese svizzere ed italiane, risponde: “Credo che non esista l’azienda svizzera e l’azienda italiana. La forza della piccola e media impresa italiana, senza dubbio, sono la fantasia e la genialità. In Svizzera c’è più senso dell’organizzazione, più senso del servizio verso gli altri ed il cliente. Più serietà. Nella mia impresa, grazie alle sue dimensioni, il marketing, dove ci vogliono idee e creatività, è portato avanti dagli italiani; il resto dagli svizzeri. I due ingredienti, insieme, portano al successo”.
Sposato con una signora svizzera, nessuno dei tre figli (28, 18 e 15 anni) parla l’italiano. Alle pareti della loro camera è appeso il tricolore e tifano per la nazionale italiana.