La fanciullezza, cresciuta in una famiglia povera di pescatori, ove l’abbondanza era rappresentata solo da un gran numero di figli. La tua scelta, fin da ragazzo, di non voler andar per mare, ma di fare un altro mestiere per guadagnarti da vivere, ti ha portato anche ad emigrare all’estero, quando qui da noi non c’era il lavoro.
Io ti ricordo in quel settembre del ’45 quando, finita la guerra, tornasti di sorpresa magro e scheletrito dai campi di concentramento dei nazisti. Pesavi meno di 40 chili ed eri un uomo di poco più di trent’anni. Così ti avevano ridotto quei luoghi ove la barbaria annientava il corpo, lo spirito e la dignità umana.
Arrivasti in piena notte ed andasti a bussare a casa della tua sorella più grande, dalla zia Lina, per paura di provocare un trauma troppo grande alla tua mamma, alla nonna Maddalena, che non ti vedeva più da tanti anni e non aveva avuto di te, più notizia alcuna. La tua sensibilità, dopo tutto ciò che avevi passato, ti ispirava la prudenza verso i cari.
Tu non hai avuto figli, zio Mario. In compenso hai uno stuolo di nipoti, di pronipoti.
La tua esistenza ha toccato tutti i percorsi naturali della vita, anche la sua conclusione. Si può anche dire che sei stato fortunato. Per esempio a tornare dalla guerra. Molti tuoi compagni, me lo raccontavi tu stesso, li hai visti morire, non sono più tornati, ed erano giovani, nel pieno della loro vita.
Avete avuto una vita abbastanza tranquilla e normale, pur nelle vicissitudini della vita stessa, tu e la zia Dores, la tua compagna di tanti anni. La tua morte è quindi nelle regole della normalità.
Ma noi oggi ti vogliamo ricordare zio Mario, così come tu eri: bravo, onesto e buono. Non avresti fatto male nemmeno a una mosca. Tu non sei stato un presidente, un consigliere, un commendatore, non hai avuto, nella vita, titoli da ostentare. Sei stato semplicemente un uomo buono e bravo e questo ti fa e ci fa onore.
Noi nipoti ne andiamo fieri. Ora non ci sei più zio Mario. Per dirla con il poeta e con i suoi versi, ora tu sei morto per sempre, come tutti i morti della terra, come tutti i morti che con gli anni inevitabilmente si scordano.
Però oggi, ti vogliamo ricordare ancora. Ti ricordiamo per dopo, per la tua bontà e la grazia del tuo carattere, per quel recondito velo di mestizia che ebbe la tua contenuta allegria. Non avremo un altro zio Mario. Ti salutiamo con i versi del poeta (se possono consolare).
Vai ….. zio Mario. Non sentire il caldo bramito. Dormi, vola, riposa. Muore anche il mare!
Silvio Di Giovanni