– “In vacanza, è logico, ci si va per divertirsi. Però il divertimentificio, come viene definito quello riminese, nella sua esasperazione e artificializzazione, alla lunga può portare ad uno stravolgimento di quello che è la peculiarità del nostro territorio e della nostra offerta turistica più tradizionale (quella spesso vincente). Non a caso spesso il nuovo pesca nel vecchio, nella tradizione della nostra cultura, nelle risorse artistiche e architettoniche, della enogastronomia”.
– “Ormai il mito della riviera del divertimento sta attenuandosi, il vero divertimento è Grecia, Spagna ed altre mete. Cattolica non offre nulla ai giovani. Riccione campa di week-end e non tutti i locali se la passano bene.
Forse voi non avete idea di cosa si possa fare in Spagna, infatti di giovani nordeuropei non se ne vedono più”.
– “Le nostre località turistiche sono sempre più invivibili. Traffico caotico sulle strade, masse di persone accalcate ovunque, spiaggia super-affollata dove si convive a decine in pochi metri quadrati… La gente fugge da una vita metropolitana claustrofobica per “tuffarsi” in una ancora più soffocante, in più pagando a peso d’oro. Quanto può durare?”.
– “La fabbrica del divertimento è una risorsa in più per il nostro turismo”.
– “Non esageriamo, se volessero la pace andrebbero da un’altra parte, l’Italia offre molte alternative, se vengono è perché trovano ciò che cercano, che poi si debba cercare di migliorare la vivibilità, la viabilità stradale, la possibilità di parcheggiare è indubbio, ma se ti arrivano migliaia di persone in un colpo un po’ di disagio è inevitabile”.
– “Pare ormai inesorabile: l’immagine (il mito?) della riviera romagnola è ormai legato al divertimento. Una mole di iniziative private e pubbliche incredibile, una quantità pazzesca di locali di ogni genere, da soddisfare la più variegata e fantasiosa delle domande di divertimento. Però non bisogna esagerare, perché c’è il rischio di trascurare la domanda più naturale di vacanza, quella che chiede riposo, mare pulito, e soprattutto una condizione che non sia la stessa di quella vissuta in città per tutto l’anno”.
– “Ma per la vacanza tradizionale c’è ancora spazio sulle nostre spiagge? La famiglia con i bambini sono ancora la maggioranza dei bagnanti”.
– “La maggioranza delle persone è un po’ pecora, nel senso che segue la massa, e nonostante i disagi, va dove c’è la calca. Insomma la gente va dove c’è molta gente. Allora sulle nostre spiagge che sono diventate di moda, stanno affollati, ma non rinunciano. Così va il mondo”.
– “Divertimentificio o no, quello che conta poi alla fine sono le possibilità economiche della gente. Quest’anno il turismo segna una flessione, molto forte per gli stranieri (soprattutto tedeschi), perché c’è crisi e le famiglie non hanno soldi da spendere”.
di Cecco