Già dalle premesse il prossimo congresso provinciale dei Ds appare molto condizionato dalla situazione amministrativa del territorio, e soprattutto dagli appuntamenti elettorali che si avvicinano: le elezioni regionali della prossima primavera, quelle nazionali e soprattutto comunali (a Rimini) del 2006.
E con questi elementi il segretario uscente, Riziero Santi, dovrà fare i conti se vuole succedere a sé stesso come ha fatto capire già da tempo, forse senza mettere in conto gli ostacoli che si stanno sommando rispetto a questo obiettivo. Santi ha utilizzato il sito dei Ds di Rimini (www.ds.rimini.it) per lanciare la sua autocandidatura, ricompresa nel documento congressuale che porta la sua firma.
Un documento per punti (cinque) in cui, come di consueto in questi scritti, si parte dalla situazione nazionale per analizzare poi i problemi locali (richiamati in particolare quelli della mobilità) entrando infine nel politico. E proprio in quest’ultimo ambito, Santi aveva scritto di auspicare un congresso unitario, senza divisione in mozioni, e si è candidato per un nuovo mandato. Tutto tranquillo insomma, in vista del 3 e 4 dicembre, data nella quale Santi pensava di arrivare con tutti i numeri (compresi quelli delle tessere) a posto, anche perché, dice qualcuno, nell’aria c’era un patto fatto coi chicchiani, magari per portare poi lo stesso Giuseppe Chicchi ad una candidatura per il Parlamento. Ma proprio nella prima riunione di direzione che ha dato il via alla stagione congressuale, qualche ovetto nel paniere s’è rotto.
Lo “sbadato” è l’onorevole Sergio Gambini, che ha riaperto tutti i giochi nel partito, e anche le bocche di qualche diessino di lungo corso. Gambini ha infatti dapprima attaccato la gestione del partito di Santi, a suo dire troppo mirata agli equilibri di poltrone. E poi, ha lasciato cadere che lui non ha intenzione, nel 2006, di ricandidarsi come parlamentare, ma tantomeno di andare a fare il sindaco di Rimini al posto di Alberto Ravaioli. Facendo un passo indietro certo, ma anche facendo capire che proprio dalle questioni elettorali dipenderanno gli esiti del congresso.
Sullo sfondo, tanto per cominciare, c’è la corsa a due, tra il vicesindaco Maurizio Melucci e il consigliere regionale Andrea Gnassi, per la carica di consigliere, o meglio ancora di assessore regionale. Il giovane Gnassi ha detto a qualche intimo che a lui di fare un terzo mandato non gli dispiacerebbe per niente.
Così come Melucci non aveva fatto mistero che la carica di assessore regionale al turismo l’allettava eccome. Ma negli ultimi giorni anche lui ha fatto un passo indietro, chiarendo che al momento il suo unico pensiero è restare a fare il vicesindaco a Rimini, appoggiando Alberto Ravaioli. Anche perché, a dargli manforte, pare proprio che resterà anche “l’assessore di ferro” Tiziano Arlotti della Margherita, che ha rifiutato le “sirene” che lo volevano vicepresidente della Provincia con Nando Fabbri.
A rafforzare ulteriormente l’esecutivo è stato poi chiamato l’altro diessino, Massimo Lugaresi: rimpasto che ha un significato preciso, quello cioè di fare l’identikit della giunta non tanto per la fine di questo mandato, ma per il prossimo, dal 2006 al 2011, con un Ravaioli bis (tris se si calcola l’anno e mezzo prima della decadenza per incompatibilità). Ma a questo punto Melucci è chiaro che, restando a Rimini adesso, vuole il partito in mano per lanciarsi poi in vista di mete future dopo il 2011. Ragion per cui è plausibile che Santi una chiacchieratina la debba fare anche con lui (tra i due si dice che ultimamente i rapporti non siano più idilliaci).
Per le Regionali a Rimini il centro-sinistra presenterà la lista unitaria, in cui ci sarà posto per un diessino (Gnassi o un altro) di sicura elezione, per uno della Margherita che l’elezione dovrebbe sudarsela (la cosa non dispiacerebbe a Mauro Ioli), e per altri dei partiti più piccini, più che altro candidati di bandiera.
E per il Parlamento? In questo quadro di ipotesi Gambini non andrebbe a fare il sindaco di Rimini, come ha detto di non voler fare, ma sul fatto di non voler tornare a Roma non tutti ci hanno creduto? Se il centro-sinistra vincerà potrebbero tornarci da sottosegretario, ma per sicurezza una candidatura lo metterebbe al sicuro. E poi ci sono sempre Chicchi, e anche a quella vecchia volpe di Ermanno Vichi l’idea di concludere la carriera politica alla Camera o al Senato non dispiacerebbe.
Insomma le incognite non mancano, e molte, i vari protagonisti, se le giocheranno proprio al congresso dei Ds.
P. F.