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– Sarà un 2004 da trincea per il sistema produttivo riminese, forte di oltre 31.000 partite Iva, oltre 550 delle quali esportano; con il meccanico ed il tessile-abbigliamento (i comparti gioielli) che più sentono i venti della crisi-riflessione mondiale. Andiamo a vedere dagli osservatori di Manlio Maggioli (industriale di punta della provincia, nonché presidente della Camera di Commercio), Alberto Brighi
(imprenditore di materie plastiche, presidente dell’Api (Associazione della piccola e media industria), Salvatore Bugli (direttore della Cna) e Mauro Gardenghi (segretario della Confartigianato).
Il giro non può che iniziare da Manlio Maggioli: “Gli esperti di cose economiche, i non esperti, gli imprenditori, affermano che il 2004 sarà migliore dell’anno passato. Poiché io sono ottimista per natura, mi associo alle previsioni. Nonostante la congiuntura mondiale negativa, la struttura produttiva della provincia di Rimini ha retto bene; le aziende sono state in grado di far fronte alle difficoltà. Non è un caso che sul nostro territorio non ci siano stati morti”.
Al cronista che chiede se in provincia ci sono state delle sorprese in positivo, risponde: “Di sorprese belle non riesco ad individuarne. Purtroppo”.
Salvatore Bugli, Cna (circa 3.500 gli associati): “Causa il calo dei consumi, è un anno dove gli indicatori economici restano abbastanza preoccupanti. Consumi in calo confermati dai dati di fine anno, con un’inflazione, percepita dai cittadini, più sostenuta rispetto ai dati ufficiali. Momento economico negativo e prezzi alti creano delle difficoltà anche al nostro territorio, che si è difeso bene, comunque. Ci sono dei settori che soffrono come il tessile-abbigliamento ed il meccanico. L’edilizia e l’impiantistica tengono anche se c’è una tendenza verso il basso. Noi come Cna abbiamo fatto un sondaggio su 300 aziende; nella migliore delle ipotesi non licenzieranno nessuno. Insomma, anche la piccola e media impresa, ossatura dell’economia italiana, è in una fase, diciamo, di riflessione. A questo si va ad aggiungere l’effetto della Legge Biagi.
Il 2004, il nostro osservatorio afferma che non c’è da essere ottimisti. Se c’è l’ottimismo questo è figlio della capacità del nostro territorio di fare sistema, un’immagine abusata ma il segreto sta qui. Penso al rilancio del turismo, avvenuto con le fiera ed il congressuale. Bisogna continuare a coinvolgere le energie private e quelle pubbliche”.
Mauro Gardenghi (circa 3.500 associati): “Quest’anno ci dovrebbe essere la ripresa negli Stati Uniti ed in Europa e per ricaduta anche nel Riminese. Purtroppo le ultime vicende, Cirio e Parmalat, gettano una luce negativa sul nostro Paese e frenerà la ripresa. Gli investitori esteri con gli scandali perdono la fiducia. Scandali che vanno a coinvolgere tutto il sistema della grande impresa, le banche, le società di revisione. Una Parmalat in difficoltà significa mettere in crisi la piccola impresa che lavora al suo servizio. Ad esempio, la crisi di Parmatour coinvolgerà molti alberghi di Rimini. Sul sistema Rimini sono fiducioso; ci sono le incognite ma anche le energie per le giuste risposte”.
Alberto Brighi, Api: “Un quadro preciso è difficile darlo. Gli umori degli imprenditori dicono che sarà un anno difficile. Sta andando avanti una selezione. Oltre che di consumi, sono in atto dei cambiamenti importanti: economia globale, velocità, informazione. Sui nostri mercati ci sono prodotti che prima producevamo noi. Nella provincia alcuni settori di nicchia, anche ad alta tecnologia, vanno bene. La soluzione è investire nella qualità e nel servizio per essere premiati”.
di Francesco Toti