– E’ transitata per i “verdi prati celesti”,
così come lui era solito dire, una persona cara a molti di noi, molto a chi scrive.
Dal carattere all’apparenza aspro verso chiunque, era subito dopo socievole assai, generoso e dolcissimo: il professor Edo Mario Gianni, “Edo” per tutti. Ci ha lasciato all’età di 83 anni, l’appena trascorso 13 dicembre.
Lo piange l’affettuosa Luigia, moglie devota e inseparabile, fedele compagna di una lunga esistenza, preziosa custode di tanti ricordi e con lui protagonista di tante battaglie, vinte tutte, intraprese per conquistare, di volta in volta, il posto più in alto nella scala dei valori umani e sociali.
Lo piangono Ines ed Esto, i fratelli superstiti di una schiera di sette, verso i quali ha sempre dimostrato il “talento” di saper aiutare, correggere, suggerire.
Per i nipoti, numerosi e disseminati in diverse città, rappresentava una specie di idolo carismatico e come tale lo veneravano, si sentivano e si sentono inorgogliti di questo suo vissuto.
Con i cognati aveva stabilito un rapporto schietto e forte, inteso sempre a dare e a chiedere collaborazione per il rafforzamento dei legami familiari.
Lascia una quantità larga e indefinita di amici,consolidati attraverso la conoscenza e la frequentazione, maturate nel corso della lunga carriera scolastica.
Uscì dalla scuola di don Baronio in Cesena con un ricchissimo patrimonio culturale. Una base ben radicata e profonda che lo portò rapidamente a conquistare una laurea in Lettere e Filosofia, a vincere un Concorso Magistrale, a diventare Direttore Didattico prima in Provincia di Rovigo poi qui a Mondaino; fu ispettore scolastico in Sicilia presso la sede di Castelvetrano-Mazara del Vallo, fu ancora docente presso l’Università di Perugia e l’Università degli studi di Urbino, dove insegnò Pedagogia e Filosofia presso l’Istituto di Ortofrenica e l’Istituto Superiore di Educazione Fisica. Scrisse e pubblicò diversi libri di Pedagogia e collaborò a diversi giornali attraverso la stesura di articoli di carattere soprattutto letterario.
Edo era critico e pungente, molto spesso ironico, sempre molto chiaro e preciso. Arrendevole, mai.
La lunga vita laboriosa lo vide protagonista di studi e di ricerche anche nel campo della geologia e fu tra i primi a scoprire i sedimenti di “tripoli” che attraversano il paese e l’intero territorio del Comune di Mondaino. Nel tempo, rintracciò diversi reperti di ceramica risalenti a qualche secolo fa.
Assommava con disinvoltura le ricerche sull’ “argilla smectica”, allo studio del mondo delle api.
Da quest’ultimo ne rilevò analisi acutissime e seppe trarre dal loro modo di operare e di svilupparsi, l’intuizione per aggrapparsi ad un metodo di energia mentale per la sopravvivenza, contro le malattie più crudeli. Questo “sistema” è chiaramente spiegato in un piccolo trattato che mi ha lasciato qualche anno fa e che custodisco gelosamente. Si intitola “Fuchi e cancro”.
Intervenne nel campo della legislazione scolastica. Osteggiò la “Legge Berlinguer” di qualche anno fa, né meno critico fu verso gli aggiornamenti più recenti della Legge Moratti. Indirizzò ai sopraccitati destinatari il frutto delle sue osservazioni che gli derivavano anche dalla certezza del Diritto, disciplina che insegnò per tanti anni all’Università di Perugia.
Edo, molti anni fa, scrisse un romanzo tuttora inedito,”Jerapetra”, ispirato alla sua militanza durante l’ultima grande guerra che lo vide protagonista in Grecia e in Jugoslavia, dove combattè con il grado di ufficiale e dove si meritò due Croci di Guerra. Da tale romanzo intendeva trarne una sceneggiatura cinematografica per farne un film.
Scrisse numerose poesie.Una di queste, “A Selinunte”, gli valse un riconoscimento speciale dall’Ente Turismo della Regione Sicilia.
Non rimase mai fisicamente inattivo. Il suo tempo libero, l'”hobby” cui dedicava i suoi svaghi, era la caccia. Alacre e tenace, fondò e diresse per molti anni la “Montespino Forlì-21”, una Riserva che sopravvisse a tutte le restrizioni di legge. Per accorpare i diversi ettari di terreno necessari, si trovò in contrasto con alcuni proprietari terrieri, che non intendevano sottoscrivere la concessione del proprio agro. Se non li convinse, quasi li obbligò.
Disse: “I contadini sono decisi, ma anche intelligenti, un giorno mi capiranno e, forse, mi ringrazieranno”. Dopo un paio di decenni, la Riserva è ancora lì, trasformata in “Azienda agro-faunistica venatoria”, oggi fonte di occupazione per diverse decine di famiglie.
Chi davvero sia stato quest’uomo, di cosa fosse capace la sua mente e il suo raziocinio, è difficile dire, anche per chi ebbe la fortuna di conoscerlo molto da vicino. Numerosi gli episodi che si potrebbero raccontare. Eppure un’ idea di ciò che lui era in grado di fare, la voglio testimoniare attraverso questo episodio.
Una domenica mattina di un maggio di molti anni fa, mi chiamò e mi disse: -Accompagnami a San Marino. C’è un Convegno sulla evoluzione della Letteratura Italiana.
Ho con me il depliant di invito e il programma. Sarà anche per te una utile esperienza, dato che devi farti le ossa.
Arrivammo sul Titano giusto in tempo e raggiungemmo il convegno. Era gremito di persone. Trovammo posto con fatica, ma per fortuna ci sedemmo. Sul palco, affiancati, i varii oratori in attesa del loro turno di intervento. Tutti di chiara fama, dal curriculum ineccepibile e dalla biografia conclamata, si succedevano al microfono e mietevano consensi a scena aperta. Ricordo che fra gli illustri era presente il professor Ceccato, il quale riusciva ad incantare la platea, poiché sapeva recitare a memoria l’intera Divina Commedia.
A un certo punto, si era giunti all’intervento dell’ultimo oratore, Edo si alzò e senza parlare si avviò verso il bagno.
– “E’ andato a fumare, pensai. (Era il suo grande vizio).
Trascorse un quarto d’ora e siccome non rientrava, mi preoccupai un poco. Andai nel bagno, bussai all’unica porta chiusa e lo chiamai: – Edo, come stai?
-Non ho finito, rispose, sto bene.
Tornai a sedere più tranquillo. Poco dopo arrivò. Aveva in mano una biro e una minuta di sua calligrafia.
– Adesso ti faccio vedere io, mi sussurrò.
Si alzò piano dalla sedia e sollevando in alto il dito della mano destra e guardando di traverso come era sua consuetudine quando doveva compiere un’azione importante, attese.
– Vuole intervenire?, disse il moderatore.
Non rispose e si mosse verso il palco con il suo incedere incerto. Dico la verità, tremavo.
Senza presentarsi, Edo salì sul pulpito e cominciò a parlare. Il mormorio che aveva accompagnato il suo incedere sul palco cessò, la gente si tacque.
Edo rielaborò puntiglioso e tranquillo tutte le teorie degli illustri oratori che avevano dissertato in precedenza. Le confrontò e le confutò. Fece una critica incisiva ma assai abile e costruttiva e meravigliò per la franchezza e la documentazione verbale che esibiva.Ogni tanto dava un’occhiata al suo foglietto di appunti.
Parlò per una trentina di minuti senza sbagliare una virgola o un punto, assegnando ad ogni parola lo spessore che si meritava, calcolando ogni respiro, in un silenzio totale.
Quando ripiegò il suo foglietto e fece cenno di avere finito, tutti scattarono in piedi in un tripudio di applausi. Gli oratori gli strinsero la mano uno ad uno, complimentandosi. Così fecero le persone della platea, mano che mano che riguadagnava il suo posto da spettatore.
Arrivò e: – Hai visto ? mi sussurrò.
Anche a me, che non c’entravo niente, strinsero le mani.
Edo fu operato dal professor Belbusti di carcinoma al colon destro nel luglio del ’98.
Da attente analisi del maggio scorso, risultò che tutte le tracce della malattia erano scomparse.
Più di recente, nell’ultimo autunno, si sottopose ad un secondo intervento chirurgico, un’operazione per una ernia inguinale che lasciò conseguenze impreviste.
Attorno alla sua bara, nella solennità della Chiesa e del Camposanto, la folla dei parenti e dei conoscenti.
Il colonnello Enzo Felicione, presidente dell’ U.N.U.C.I. di Rimini e provincia, presiede in alta uniforme il picchetto d’onore, formato da alcuni ufficiali dell’esercito. Commemora, accanto alla bandiera, con un discorso di elevato profilo morale, la figura del caro estinto, frequentemente interrotto da applausi sinceri.
Il grande ammiraglio legge, con voce solenne, la preghiera del soldato. Applausi.
Edo non ci ha lasciato: il suo messaggio di lotta continua per il miglioramento morale e per la sopravvivenza fisica sarà recepito da tutti noi e sarà coltivato attraverso i “verdi prati” delle nostre menti e dei nostri cuori.
di Giancarlo Gianni