– Ultras, una parola che nella conoscenza comune fa paura. Porta a pensare ai gruppi organizzati vicini alle grandi società calcistiche della massima serie ed alle loro azioni non sempre simbolo di civiltà e intelligenza.
Ci sono poi le passioni pure, quelle derivanti dal divertimento di essere un gruppo di amici che la domenica si ritrova con la scusa del tifo e si mette a urlare, a battere il tamburo a sfottere arbitro ed avversari perché si usa così ed è bello farlo assieme.
E’ la via soft dell’essere “Ultras”. Il Sant’Andrea Calcio è una società piccola, seconda categoria, che vive dei grandi sforzi e della grande forza di volontà del suo presidente Ernesto Coletta e del suo braccio destro Massimo Bonini. Eppure questa piccola squadra può vantare il suo piccolo gioiello. Un gioiello che molte società più grandi invidiano: il gruppo Ultras Panthers. E’ un gruppo di giovani santandreesi che alla squadra dedicano le domeniche pomeriggio e qualche sacrificio anche economico. Già perché i più o meno 25 giovanotti che danno vita ai Panthers non hanno aiuti da nessuno, realizzano le loro coreografie autotassandosi. Al gruppo iniziale, Riccardo Fantinati detto Ricki, Alessandro Dina (Al), Samuel Fermi (Samu), Mattia Muccini (Much), Fabio Menghi e Marco Falcinelli, se ne sono aggiunti altri con un’età che va dai 14 ai 18 anni. Un affetto tanto ben manifestato, da ricevere proposte da altre società magari più ricche ma da queste parti meno amate. Proposte interessanti che prevedevano addirittura il finanziamento di tutte le spese. Ma i Panthers hanno risposto picche perché il tifo, quello vero, ancora non si compra. In cambio il presidente li chiama alle cene della squadra e quest’anno i giocatori, contenti di poter contare su di loro, contribuiscono alle spese dei giovani Ultras. Del resto loro sono meritevoli di queste forme di apprezzamento.
di [b]Claudio Casadei[/b]