Migliaia di persone, compresi anziani e bambini, certamente non appartenenti alla categoria dei “ricchi” (i “ricchi” vanno poco in treno), sono stati bloccati ed obbligati ad aspettare per ore e ore… Non si sapeva che cosa dovessero aspettare, ne che cosa c’entrassero loro con la protesta in atto. O meglio, si sapeva benissimo che non c’entravano niente, ma questo non importava a nessuno.
Il fatto, di per sé gravissimo, ha comportato ovviamente un disagio incredibile ed ingiustificato per migliaia di persone e danni alle Ferrovie dello Stato per svariati milioni di euro.
Ecco il punto: “i nostri diritti”. Sull’altare “dei nostri diritti” sacrifichiamo “tutti i diritti di tutti gli altri”.
I dimostranti, anzi gli occupanti, avevano certamente il “diritto” di protestare e di manifestare, ma NON AVEVANO IL DIRITTO DI IMPEDIRE CHE MIGLIAIA DI PERSONE, tornassero alle loro case, o raggiungessero il loro luogo di lavoro, o si recassero in ospedale per curarsi, o comunque esercitassero il “loro diritto” di utilizzare un servizio pubblico in modo corretto.
Di questi loro diritti “cosa ce ne frega”? Avrebbero detto una volta i fascisti, vi ricordate quando dicevano “noi ce ne freghiamo”.
Questo, in una parola sola, si chiama AUTOREFERENZIALITA’, altro che attenzione al bene comune!! Quello che stiamo facendo va bene a noi? Allora: ok!. Il resto non conta.
Pensando a questo comportamento mi sono venuti in menti due paralleli molto seri e molto gravi riguardanti: l’immunità parlamentare e l’autonomia della Magistratura.
Anche nel caso di questi due istituti, portatori di legittimi e giusti diritti e prerogative per parlamentari e magistrati, previsti dalla Costituzione, si è fatto e, nel caso del CSM, si sta ancora facendo un uso improprio e distorto. Anche qui, come potremo presto vedere, si è dimenticato il concetto di bene comune per sostituirlo (abusandone) con quello molto meno corretto e nobile di autoreferenzialità che è poi sfociato in corporativismo.
Vi ricordate quando, fino a “tangentopoli” inoltrata, per i parlamentari inquisiti, “l’autorizzazione a procedere” prevista dal vecchio art. 68 della Costituzione, non veniva concessa quasi mai? Questo, purtroppo, avveniva non solo quando il parlamentare era perseguito “per le opinioni espresse o i voti dati nell’esercizio delle loro mansioni”, come prevedeva giustamente la Costituzione ma, troppo spesso, anche per reati comuni dove una simile protezione non avrebbe avuto senso.
Abbiamo visto i risultati di un tale comportamento, vergognandosi dell’uso distorto di una legittima e opportuna prerogativa prevista dalla Costituzione, più o meno gli stessi parlamentari nel ’94 sull’onda dello sdegno popolare l’hanno abolita. Purtroppo hanno sbagliato nuovamente in quanto l’errore non stava nella norma, che era anzi opportuna e ben scritta, ma nella sua APPLICAZIONE : DISTORTA, AUTOREFENZIALE E CORPORATIVA.
Il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) oggi rischia di ripetere lo stesso errore preoccupandosi troppo di difendere, anziché il bene comune, gli interessi corporativi della categoria..
Anche in questo caso i costituenti avevano visto e deliberato giustamente prevedendo all’art.104 “la Magistratura costituisce un ordine autonomo ed indipendente da ogni altro potere”. E all’art.105, per consentire alla Magistratura di essere effettivamente autonoma e indipendente, avevano previsto che al CSM spettassero le: “assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni ed i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati”.
Che cosa è successo? E che cosa sta succedendo?
La Giustizia fa acqua da tutte le parti, i processi non finiscono mai, le sentenze arrivano dopo anni quando ormai non servono più o quasi, l’arretrato è enorme, la Corte Europea ci sanziona continuamente, i detenuti in carcere in attesa di giudizio sono oltre 20.000; statisticamente circa il 50% dei detenuti in attesa di giudizio viene dichiarato innocente.
Che cosa ha fatto in questi anni e cosa sta facendo oggi il CSM?
Non vorrei sembrare esagerato, ma a me sembra che non faccia niente, mi sembra troppo preoccupato a tutelare la carriera automatica dei magistrati, la loro amovibilità, la loro onorabilità quando qualcuno critica aspramente sentenze che passano dall’ergastolo, o quasi, (in primo grado) all’assoluzione (nei gradi successivi), oppure i PM quando propongono appello contro sentenze di assoluzione dell’imputato per loro questioni di principio oppure solo per teoremi o convinzioni personali.
Gianfranco Vanzini