La seconda è quella dei politici realistici, che all’occorrenza si assumono la responsabilità del governare, e delle conseguenze dei loro atti di governo, accettando gli inevitabili compromessi insiti in qualsiasi scelta positiva.
Sarebbe riduttivo considerare Weber come un semplice fautore della Realpolitik propria dell’etica della responsabilità. Il suo idealtipo di uomo politico fu, al contrario, caratterizzato dalla maggiore possibile combinazione dell’etica della convinzione entro l’etica della responsabilità. Chi vuol restare fedele al cento per cento alla prima, pensava Weber, non faccia politica; si ritiri piuttosto in un eremo e di lì diffonda la sua fede.
Nel giugno 1921, sotto l’imperversare della reazione delle forze di destra (si pensi all’offensiva dello squadrismo fascista in Italia), Lenin accusò Terracini, al Congresso dell’Internazionale comunista, di “imbecillità sinistrorse” (“linke Dummheiten”, recita il verbale originale), perché l’italiano, a nome della delegazione del suo Paese, si era opposto alla sua linea di alleanza difensiva con i socialisti e le aveva contrapposto l’accentuazione della lotta contro il Psi, considerato partito di traditori della causa rivoluzionaria.
Si pensi che un anno prima lo stesso Lenin aveva chiesto ai suoi simpatizzanti, per l’Italia, la separazione dal Psi e la fondazione del Partito comunista d’Italia (ciò che avvenne nel gennaio 1921); ma ora, nel giugno 1921, la situazione era cambiata, occorreva difendersi dall’attacco dell’avversario di classe e a tale scopo tenere unita tutta la classe operaia. La polemica nei confronti dei socialisti, disse Lenin, non deve diventare uno sport, come facevano Terracini e i comunisti tedeschi.
E un giorno ahimè lontano Terracini, rispondendo ad una mia domanda, disse che non dimenticò più, nel corso della sua lunga vita, quella lezione; Lenin aveva avuto ragione, quando gli aveva dato dell’imbecille.
E che dire di Berlinguer, che nel 1973, dopo l’uccisione di Allende e la nascita della dittatura cilena di Pinochet appoggiata dagli Stati Uniti, non esitò a proporre un “compromesso storico” fra le masse popolari che si riconoscevano nel Pci, nel Psi e nella Dc? Disse proprio “compromesso storico”, senza alcun timore di essere tacciato di opportunismo.
Ora io vorrei sapere che cosa sanno di Lenin, di Max Weber e di Berlinguer certi sparuti gruppetti di Rifondazione comunista i quali (tra essi i cattolichini, che hanno fatto dell’ostilità ai due centro-sinistra il loro sport preferito, facendo fallire il progetto dell’Arcobaleno inteso a liberare il Comune di Cattolica da ogni possibile intreccio politico-affaristico), i quali, dicevo, si sono messi contro il loro Bertinotti e la sua significativa svolta per l’alleanza di tutto il centrosinistra (vedi lo splendido risultato bolognese di Cofferati).
di Alessandro Roveri Professore di Storia contemporanea all’Università di Ferrara