La fede cristiana celebra il racconto biblico della nascita verginale del bambino Gesù nella Betlemme del tempo in cui Cesare Augusto emanò l’editto per il censimento delle popolazioni della Palestina.
La festività natalizia, a prescindere dalla assoluta fede o meno nei prodigiosi racconti biblici della nascita del Redentore, infonde comunque nel cuore uno spirito di maggiore apertura verso gli altri e di migliore predisposizione nei rapporti interpersonali.
In pratica per Natale ci si sente tutti più buoni. Purtroppo poi non è così per tutto il resto dell’anno. Di tutto ciò ne è testimonianza l’abbondante produzione poetica, letteraria, cinematografica, teatrale, ecc..
Ma come nacque veramente questa festa del 25 dicembre? La prima apparizione la si può datare nel quarto secolo, attorno al 330 -335- 336 d.C. e qui, dal mondo romano dove apparve per la prima volta, si diffuse anche in Oriente.
Nondimeno questa festività già esisteva presso tutte le regioni dell’Impero Romano e veniva celebrata con grande solennità il 25 dicembre in coincidenza con il solstizio d’inverno quale “giorno della nascita del Dio Sole”.
Infatti, fin dai tempi antichissimi e nei diversi luoghi e nelle diverse culture e religioni, la data del 25 dicembre, quale momento in cui il sole sembra voler iniziare il suo viaggio di ritorno con il suo rinnovarsi, con l’aumento delle ore di luce giornaliera, era già stata associata alla liturgia del culto solare ed alla leggenda di un parto miracoloso della Vergine Celeste, regina dell’Universo con la nascita di un infante divino.
Secondo i Greci il dio Dionisio salvatore era nato da una vergine il 25 dicembre. Così pure per Oro, figlio del dio egiziano Osiride, concepito in marzo e nato il 25 dicembre.
Con la stessa data si fa risalire la nascita verginale del Budda di seicento anni prima di Cristo.
Sempre in corrispondenza con il solstizio d’inverno venivano celebrati, nei paesi nordici della Scandinavia, i natali di Frey, figlio del Dio Odino, che era la corrispondente identificata divinità di Mercurio presso i Romani.
Nel IV secolo d.C. la chiesa cristiana d’occidente adottò la data del 25 dicembre, quale riferimento per la nascita di Gesù, in funzione di una scelta certamente intenzionale che tendeva ad eliminare i residui dei culti concorrenti sconfitti, assorbendoli ed accogliendone le date, i rituali ed in alcuni casi i santuari ed i miti.
Infatti molti primi santi cristiani provenivano da divinità o personaggi del mondo antico (ad esempio Sant’Ippolito lacerato dai cavalli in corsa lo si riscontra nell’Ippolito consacrato alla Dea della caccia Artemide, che era morto trascinato dai cavalli imbizzarriti, dopo il suo sdegnoso rifiuto alla matrigna Fedra che aveva tentato di sedurlo).
Nei primi secoli dell’era volgare la religione ufficiale dell’impero romano stava già morendo e quando il cristianesimo cominciò ad affermarsi in tutto il mondo mediterraneo, unificato da Roma, vi erano anche numerose altre religioni di origine orientale con caratteristiche analoghe tra di loro: ad esempio avevano un mito che annunciava la redenzione con la salvezza, la resurrezione e la ricompensa in un’altra vita d’oltretomba.
La maggior parte di queste religioni avevano il culto del dio solare. Infatti il sole, con il suo quotidiano risorgere e con il suo ciclo annuale che pare languire e poi risorgere e rafforzarzi, assumeva presso quei popoli una evidente importanza religiosa e si prestava al meglio per incarnare il simbolo della rinascita e quindi della redenzione in un’altra vita.
Quello del Dio Mitra presso i Romani, che celebrava appunto la sua nascita con il 25 dicembre, è senza dubbio il più famoso anche perchè ricco di ritrovamenti archeologici che lo confermano.
Con l’Imperatore Aureliano, nella seconda metà del terzo secolo, la venerazione solare veniva assunta come simbolo dell’impero che vi dedicava un culto di stato officiato ogni 4 anni, il 25 dicembre, addirittura dai senatori che promuovevano delle feste del tipo di quelle che furono nell’antica Grecia in onore di Zeus ad Olimpia o di Poseidone a Corinto.
Sulle monete aureliane veniva impressa una ruota solare con quattro raggi a forma di croce.
In verità la chiesa del quarto secolo si dibattè non poco nella scelta della data di Natale, cui fare riferimento per la nascita di Gesù, prima di decidere per il 25 dicembre. Erano infatti in discussione, come data da assumere, quella del 6 gennaio, del 28 marzo, del 2 aprile, del 20 maggio, del 18 novembre. La data del 6 gennaio era in auge in Egitto ed alla fine del IV secolo venne trapiantata in occidente come ricorrenza della epifania e le due feste assunsero un significato teologico strettamente connesso.
Con la data del 25 dicembre il cristianesimo vuole ricordare la nascita di Gesù Cristo come “Sole di Giustizia” e come “luce del mondo” (così come viene definito nel Vangelo di Giovanni) e ciò in evidente scopo di contrapporsi alla celebrazione pagana del solstizio d’inverno e della nascita del Dio Mitra.
E’ nel quinto secolo, con il Papa Leone I Magno (440 – 461), che si registra un severo ammonimento della Chiesa ai fedeli con affermazione vigorosa che il 25 dicembre va festeggiato solo come nascita di Gesù e non più per la rinascita del sole.
Il cristianesimo ingaggiò allora una lotta importante ed anche ufficiale contro il mitraismo che ancora albergava tra le masse e, la tendenza a raccorglierne l’eredità inserendo nel proprio culto alcuni elementi rituali, fu uno dei punti di forza e di capacità di assorbimento da parte della chiesa cristiana.
Silvio Di Giovanni