– Le cose cambiano, e in fretta. Anche nelle nostre piccole città. Chi governa o chi ambisce a governare deve rendersene conto. Ci sono i nuovi cittadini che vengono da lontano, l’integrazione multiculturale è sempre più stringente, la schiera dei poveri si allarga, l’economia locale deve organizzarsi per non rimanere tagliata fuori da nuove prospettive di sviluppo, pena la recessione economica.
Nuovi cittadini
Al 31 dicembre del 2003 Cattolica contava 630 residenti stranieri regolarizzati. Solo 50 provengono da paesi della comunità europea; gli altri sono extracomunitari che rappresentano ben 41 paesi sparsi in tutti i continenti. I bene informati dicono che ce ne sono altrettanti che risiedono in maniera irregolare. Insomma, circa l’8% dei residenti sono nuovi cittadini: portatori di diversità, di opportunità, di contraddizioni. Nelle scuole cittadine i bambini extracomunitari sono già il 7%. Nelle aziende locali (fabbriche, cantieri edili, alberghi, servizi…) sono già il 10-15% i lavoratori extraue. Come si vede la composizione dei cattolichini cambia di giorno in giorno sotto i nostri occhi, pertanto vanno potenziati i momenti e i luoghi culturali e sociale per governare le contraddizioni e facilitare l’integrazione.
Vecchi e nuovi poveri
Le richieste al comune di contributi per l’affitto sono passati da 161 nel 2002, a 208 nel 2003 (erano solo 42 nel 1999).
La Caritas sforna 25-30 pasti al giorno. Al suo Centro d’ascolto nel 2003 si sono rivolte 671 persone di 36 paesi (96 italiani). Aumentano coloro che chiedono ogni forma di aiuto: da pochi spiccioli per sopravvivere al vestiario, dalla casa al lavoro. Da poco tempo è stato adibito, finalmente, un dormitorio con una quindicina di posti letto. Questo è il quadro che ci delinea Giovanna De Paoli, responsabile della Caritas di Cattolica. Il parroco Don Biagio Della Pasqua più volte ha chiesto aiuto ai cittadini per dare una mano: volontari e contributi per le spese. Ciò dimostra che la nostra città non è quel regno di Bengodi che si vuol fare credere…
Opportunità per la nostra economia
La nostra economia, manifatturiera, servizi e soprattutto turistica, ha grande bisogno di lavoratori. Lavoratori che non si trovano più sul territorio. Questo non solo mina la possibilità di sviluppo, ma rischia di fare arretrare i livelli di benessere acquisiti. E’ interesse della classe imprenditoriale, col supporto degli enti locali, di sedimentare e formare una consistente fetta di manodopera.
Già la scorsa estate era stato lanciato l’allarme: nel settore turistico a livello provinciale mancavano almeno 5 mila lavoratori; c’è il rischio di chiudere diverse strutture. Bisogna garantire: una stabile occupazione, una buona formazione professionale, i diritti, la creazione di strutture, di case e servizi. Gli extracomunitari sono una risorsa per la nostra economia, ma vanno considerati e trattati come cittadini: portatori di diritti e di doveri.
di Enzo Cecchini