– Il centrosinistra trema per la provincia. Un sondaggio commissionato da Omnibus (il contenitore mattutino dell’emittente La7) e realizzato da IPR Marketing (del gruppo Cirm) indica un calo del centrosinistra di quasi il 10% con Fabbri che attualmente godrebbe di poco più del 42% dei consensi, ai quali andrebbero sommati i voti di Rifondazione Comunista, che nel sondaggi non viene indicata, e che nel ’99 raggiunse il 5,6%.
Una percentuale poco rassicurante: un accordo con il Prc porterebbe il consenso al 48%, percentuale insufficiente a vincere al primo turno. Il centrodestra congola e punta al colpaccio: sembra che sia pronto l’accordo programmatico già dal primo turno, con i partiti molto attivi, soprattutto Alleanza Nazionale che domenica 14 marzo permetterà ai propri elettori di scegliere i candidati provinciali attraverso le primarie. Se ne dovesse uscire bene, potrebbe essere l’avvocato Filippo Airaudo, capogruppo di AN in consiglio comunale a Riccione, città dove vive e lavora. Erede di Giancarlo Bernabè, era uno dei papabili per la corsa a sindaco, ma le condizioni di litigiosità che si sono create a Riccione nel centrodestra lo hanno fatto desistere.
Nel 1999 il centrodestra andò in ordine sparso al primo turno per ottenere il massimo dei consensi ai partiti, ma ottenne poco più del 42% dei voti e non fu necessario nemmeno il ballottaggio.
Anche se preoccupato per il sondaggio non certo ottimale, il centrosinistra ha comunque riconfermata la candidatura di Nando Fabbri, per il lavoro svolto e per la continuità che si vuole garantire. Pressochè fatto l’accordo con il Prc, anche se molte sezioni comunali non gradiscono l’accordo organico con il centrosinistra e sono intenzionate a correre comunque da soli, senza ascoltare i diktat provinciali, peraltro poco convinti.Un risultato negativo che fa tremare anche per l’elezione di consiglieri provinciali in alcune zone, dove il centrosinistra dovrà cercare un difficile equilibrio tra sindaci uscenti e attuali consiglieri comunali che non hanno vincolo di mandato e che rischiano di aprire frizioni e attriti soprattutto tra i Ds, che, grazie al meccanismo che fa eleggere il candidato di partito più votato in un collegio, possono vantare ben undici consiglieri su ventuno.