– I numeri: feroci. A Riccione nelle elezioni per il sindaco del prossimo 12-13 giugno si presentano 16 liste e 6 candidati a sindaco. In ballo tra le liste (30 candidati), gli uomini della giunta ed i “volontari-appassionati” ci sono oltre 500 persone coinvolte su 25.000 persone aventi diritto al voto. In pratica un riccionese su 50 è sceso nel cosiddetto agone della sfida. Ma tutto questo ben di dio non è primato. A Cattolica sono riusciti a fare meglio (ah, questi cattolichini!). Le liste sono ben 17.
I 6 candidati a sindaci di Riccione: Balilla Tontini (sostenuto da Fiamma tricolore), Alberto Gnoli (Laici riformisti), Nedo Pivi (Lista Di Pietro-Occhetto), Marzio Pecci (Forza Italia, Lega nord), Maria Flora Fabbri (Alleanza nazionale, Impegno per Riccione, Rinascita per Riccione, Udc), Daniele Imola (Sdi, Verdi, Comunisti italiani, Ds, Margherita, Alleanza popolare-Udeur, Rifondazione comunista).
Questa frammentazione politica, anche se poi le liste che si giocheranno la partita sono tre. Una di centrosinistra (quella che sostiene il sindaco uscente Daniele Imola) e due di centrodestra (quelle che hanno in Flora Fabbri e Marzio Pecci le punte).
Il sindaco Daniele Imola ha compiuto un capolavoro. Con la speranza di vincere al primo turno, ha compattato tutto il centrosinistra ed allargato a Rifondazione. Una coalizione costruita negli ultimi giorni e dopo una trattativa complessa.
Ma come spiegare tale abbondanza di liste? Le linee di pensiero sono due. Da una parte c’è chi dice che il fenomeno rappresenta una vivacità culturale. Dall’altra parte, invece, viene vissuto come la crisi dei partiti; strumento non più in grado di selezionare la classe dirigente e di aggregare. Il cittadino non si sente tutelato e scende in campo in proprio.