– Edoardo Sanchi, a suo modo, è una delle star della lirica a livello mondiale, quanto sconosciuto a Morciano e dintorni. Ha lavorato con i massimi registi ed i più prestigiosi cantanti d’opera ed alcuni tra i maggiori quotidiani del mondo ne hanno tessuto gli elogi.
Ha messo la propria firma anche al teatro la Scala di Milano, con la regia di Giuseppe Cappuccio e la direzione di Riccardo Muti, uno tra i più importanti direttori d’orchestra in circolazione al mondo.
La sua avventura inizia negli anni ottanta quando si diploma all’Accademia d’arte di Brera a Milano. Inizia subito a lavorare nell’affascinante mondo dell’opera lirica come assistente alle scenografie, firmate da Margherita Palli. Contemporaneamente lavora anche con Gabris Ferrari, Michel Lebois, Quirino Conti e Gianni Quaranta.
Nei primi anni sempre come assistente ha collaborato con registi di calibro assoluto: Luca Ronconi, Franco Branciaroli, Antonio Calenda, Jerome Savary e Franco Zeffirelli.
Dopo il periodo da assistente arriva il grande salto: firma le scenografie con prestigiosi registi. Qualche nome: Francesco Micheli, Michele Placido, Gigi Dall’aglio, David Brandon, Stefano Monti, Giorgio Marini, Italo Nunziata, Marco Gandini, Franco Ripa di Meana, Ruggiero Cappuccio, Marco Martinelli e Giorgio Barberio Corsetti.
Le sue scenografie sono state raccontate su importanti giornali: Giornale della Musica, la Repubblica, The Indipendent, Sunday Telegraph, The Observer, Il Sole24Ore.
Ha scritto Repubblica: “Con ironia e quel tanto di aristocratico distacco dai codici melodrammatici più biechi, l’elegante regia di Franco Ripa di Meana cicatrizza le ingenuità musicali e drammatiche dello spartito rendendole laccate gestualità che sembrano sempre la citazione colta di qualcos’altro. Lo servono in modo eccellente la scenografia vagamente metafisica di Edoardo Sanchi (il boccascena è ridisegnato da una larga cornice in stile impero; tra le pareti semoventi ritagliate in geometrie variabili e suggestivamente scavate dalle luci giacciono reperti museali di terracotta o marmorei greci)…”.