– Ai turisti piace venire a Rimini, in estate, perché ogni anno c’è qualcosa di nuovo da fare e da vedere. I bagnini possono esprimere la loro creatività, pur restando dentro linee di fondo che consentono di non rendere l’arenile un’arlecchinata.
Così si può pranzare e qualche volta cenare letteralmente in riva al mare. Per gli appassionati ci sono due-tre punti, lungo l’arenile provinciale, in cui si fanno feste notturne, ma sono stati scelti in modo che non diano fastidio a coloro che, invece, vogliono riposare.
Di giorno un turista che va in uno stabilimento balneare si trova coccolato con tutti i comfort a disposizione, come in una specie di villaggio turistico, ma a prezzi competitivi. Ma se questa è l’estate, anche l’inverno non ha nulla da invidiare.
Grazie al nuovo palacongressi ci sono flussi di presenze quasi continui, e di livello medio-alto. L’indotto immediato è stata la ripresa spinta dei commerci nel centro storico, dotato di parcheggi a sufficienza e facilmente raggiungibile grazie al piano del traffico. E soprattutto reso più piacevole da un sostegno dato agli imprenditori per la valorizzazione architettonica e per l’animazione.
Il tutto ulteriormente arricchito dagli studenti universitari, che di sera danno vita ad una piacevole movida. La fiera è a Rimini nord, ma grazie al Trc, il trasporto rapido costiero, si arriva facilmente in centro anche da là, così come da Riccione e dal resto della riviera.
E sempre sul fronte trasporti, grazie al sistema aeroportuale regionale, praticamente a qualunque destinazione si arriva a Rimini in volo. Ma non è stato trascurato neppure l’entroterra, incentivando escursioni di uno o due giorni, per vedere tutti i castelli e le pievi medievali, di cui Valconca e Valmarecchia sono ricchissime. E per le molteplici e piacevoli sagre che vi si svolgono, è stata attivata una pubblicità nazionale che contempla anche pacchetti con pernottamenti negli hotel della riviera a prezzi abbordabili.
Da non trascurare il turismo culturale legato agli eventi: a Cattolica c’è il primo teatro costruito completamente ex novo dal dopoguerra; a Rimini il Galli è stato restaurato dotandolo di tecnologie all’avanguardia, ma con elementi architettonici che ricordino il progetto polettiano, il teatro “com’era e dov’era”: sono stati approntati anche in questo caso pacchetti per week-end per assistere ad uno spettacolo in ognuno dei due: parola d’ordine, il nuovo e l’antico.
Certo non è stato tutto semplice: quando hanno preso decisioni le amministrazioni comunali si sono trovate di fronte, spesso, l’opposizione di residenti o nostalgici, o portatori di interessi legittimi contrari all’innovazione. Ma, dopo aver ascoltato tutti, gli amministratori pubblici hanno preso le loro decisioni e le hanno portate avanti. Con la conseguenza che molti di coloro che protestavano, e che si erano addirittura riuniti in comitati, si sono ricreduti. Altri no, ma non si può sacrificare l’avvenire di un territorio sull’altare di un consenso generalizzato che comunque non si avrà mai.
E’ questa Rimini? No, questo è un sogno. Il sogno di ciò che avrebbe potuto essere e che invece non è stato. Perché? Perché la gente guarda solo il suo particulare e mai l’interesse generale. Perché gli scoccia che un metrò di costa gli nasca dietro casa, senza pensare che per migliaia di pendolari significherebbe andare al lavoro più sicuri che in auto, spendendo meno e inquinando meno.
Senza contare che poi, quella casa, se la sono costruita magari quando già sapevano del progetto del Trc (ma è solo un esempio aleatorio). Ma dipende anche da amministratori che hanno fatto della pausa di riflessione un metodo politico. Risultato, la realtà è quella di un piano spiaggia che non riesce a partire (a Rimini città) mentre chi ha provato a fare qualcosa, con tutti i difetti del caso, è rimasto impelagato in beghe legali.
Di una continua guerra tra categorie, su tutto, dai rumori ai prezzi. Di un palacongressi di cui si parla dal ’96, ma che ancora non parte. Di un sistema di trasporti costieri saltato per colpa del governo centrale in primis, ma anche perché il progetto non era forse un granché e perché la procedura di esproprio avrebbe potuto essere eseguita meglio. Di un aeroporto che fatica a decollare perché non si trova un accordo con Bologna.
Di un entroterra ancora protagonista di un turismo solo di toccata e fuga. Di un teatro Galli che in cinque anni non è partito. E più in generale di una difficoltà di dialogo tra gli amministratori delle varie città, che riduce i progetti comuni. Di una realtà insomma, tutt’altro che da sogno, e che smetterà di sognare quando la rendita di posizione di cui gode finirà. Non sarebbe meglio svegliarsi prima, e iniziare a costruire un nuovo sogno?
di Francesco Pagnini