– Da più parti in questi ultimi tempi si sente parlare di “società civile” in contrapposizione alla “società politica” identificata nei partiti.
Nei giorni scorsi mi è capitato di ascoltare uno dei più strenui sostenitori della società civile: padre Alex Zanotelli in un incontro a San Giovanni in Marignano.
In un’appassionata relazione, ha descritto, a tinte piuttosto fosche, la situazione attuale evidenziandone molti lati negativi, che pure esistono, sintetizzata nella definizione: “Stiamo vivendo in un mondo assurdo”.
Se non ho capito male la responsabilità di questo mondo assurdo è essenzialmente dei politici organizzati attraverso i partiti. Per fare andare un po’ meglio questo mondo servirebbero: più giustizia, più pace, più solidarietà, più moralità ecc.
“Ma queste cose i partiti non ve le daranno mai, non sono nei loro disegni né nei loro interessi. Queste cose dovrà farle la società civile organizzata.
Una società civile organizzata, guidata da leader illuminati, dovrà ridisegnare l’organizzazione mondiale della società, mettendo le cose giuste al loro posto e eliminando quelle ingiuste”.
Questo più o meno mi è sembrato fosse il senso della proposta di Padre Alex.
A me sinceramente è sembrato un discorso molto parziale e manicheo. Con affermazioni simili, secondo me, non si va da nessuna parte, al massimo si fanno fiaccolate contro qualcuno o per qualcosa di generico e di vago ma non si costruisce, né una società nuova né un progetto di convivenza. Quando si comincia squalificando chi non la pensa come te non si sa dove si va a finire. La storia ci insegna che spesso si va a finire male.
Il problema però esiste, sarà il caso perciò di porci alcune domande.
Chi è? Da chi è composta la “società civile”? E la “società politica” da chi è composta? Chi sono i leader ed i componenti dei partiti politici o della società civile, che differenza c’è tra loro?
Io credo che la risposta a queste domande sia solo una: “siamo tutti noi”. A Cattolica la società civile e la società politica sono “i cattolichini” a Rimini sono i riminesi e così via.
Sono tutte le persone che compongono una comunità, che fanno parte sia della società “politica” che di quella “civile”; che fanno attività politica attraverso i partiti, oppure fanno attività “civile” attraverso la partecipazione ad associazioni di volontariato, ad iniziative sociali, di commercio solidale, di cooperative ecc.
Sono sempre le stesse persone con le caratteristiche di sempre, con i loro slanci ed i loro limiti, con le loro virtù e con i loro vizi, con le loro intuizioni ed i loro interessi particolari. La natura umana non è perfetta, e i problemi da risolvere sono complessi. E i problemi complessi richiedono approfondimento, discernimento, analisi e conoscenze profonde, prima di tutto dell’animo umano, perché è dell’uomo che si tratta.
Il problema non sta nell’etichetta che appiccichiamo ai diversi gruppi di appartenenza. Il problema esiste a monte, molto prima e riguarda le singole persone ed i singoli individui, la responsabilità è sempre un fatto individuale.
Le persone impegnate, allora, da una parte o dall’altra, come sono? Sono persone serie oppure no? Dove per persone serie intendo: sono persone che dicono la verità o ingannano? (dicendo di sé o degli altri cose non vere), sono persone oneste o disoneste? Sono persone che fanno proposte concrete e praticabili o si limitano a criticare quello che fanno gli altri? Sono persone che approfondiscono i problemi prima di proporre soluzioni o vanno avanti con slogan e preconcetti?
Come si vede non si tratta di vaghe “società” o parti di “società”, (ci sono persone serie e rispettabili che sono impegnate in politica come nella società civile e viceversa) sono le singole persone che devono essere educate e sensibili ai VALORI VERI della vita, quelli importanti, quelli di sempre, scritti nella coscienza degli uomini, di ciascun uomo e di ciascuna donna.
Si tratta: del rispetto della verità, della giustizia, della libertà (di quella propria e di quella degli altri).
Si tratta infine di recuperare il concetto di “bene comune”, di attenzione e di rispetto per le persone e per i diritti e i beni altrui e di tutta la comunità.
Si tratta di essere coscienti che TUTTI gli uomini sono tra loro interdipendenti e sono chiamati a collaborare per il bene di tutti. Il bene comune deve essere una meta ed un impegno che accomuna tutti in un dialogo costruttivo, rispettoso della natura umana e della essenza dell’uomo, senza semplificazioni irresponsabili o scorciatoie demagogiche.
La famiglia, la scuola, la Chiesa, le Istituzioni devono essere coscienti di essere in prima linea in questa opera di recupero di valori, di educazione e di costruzione di un mondo migliore.
di Gianfranco Vanzini