– Oscar Del Bianco ed Ilio Pulici sono due diamanti del commercio di viale Ceccarini. Rappresentano l’innovazione, la capacità di investire nella propria attività, di sperimentare nuove strade. Soprattutto hanno la capacità di dettare il ritmo delle cosiddette tendenze, coniugando la creatività con il rigore. Quando aprì a “Block 60” non davano più di un anno di vita; invece è ancora lì e crea immagine a Riccione ed alla Riviera Romagnola. Insieme rappresentano un formidabile duetto di riflessione: Pulici è portato a leggere gli aspetti positivi, mentre Del Bianco incalza sui negativi.
A chi gli chiede qual è la fotografia del turismo, argomenta Pulici: “Piatta e molto diversificata. Ci sono realtà economiche fiacche ed altre che vanno bene. Dieci anni fa la realtà era questa: o si lavorava tutti, o nessuno”.
Del Bianco: “Gli imprenditori non investono nelle merci, nell’innovazione. Le cose sono sempre quelle”.
Pulici: “Non vorrei cavalcare la tendenza generale che è quella del tutto va male, del piangersi addosso. Mi auguro di essere in mezzo al mare dove ci sono delle realtà che spingono con forza da qualche parte. Penso a: Oltremare, a Leardini, a Block 60. “.
Del Bianco: “E’ vero, ci vuole un’analisi. Siamo in un momento di crisi. Cercare dei colpevoli, come fanno in tanti, non ha molto senso”.
Pulici: “In Formula 1 Renault e Bmw hanno sbagliato tutto, però affermano che stanno lavorando per tornare ad essere competitivi. La stessa cosa dobbiamo fare noi”.
Del Bianco: “Va fatta una riflessione per mettere a fuoco i nostri punti di forza da una parte e dall’altra i nostri punti di debolezza. Si deve partire dal fatto che anche nel turismo si debba investire nell’innovazione e nella ricerca. Non bisogna aver paura di intraprendere strade nuove. Non è vero che la sicurezza viene soltanto dalle cose fatte. Per certe cose gli equilibri vanno rotti”.
Quali sono i punti di forza turistici del Riminese?
Pulici: “Di certo un’ottima dose di comunicatività, una bella capacità di accoglienza e cordialità. Chi viene qui queste caratteristiche rispetto ad altre località sono davvero a valore aggiunto. Poi, si è capito che il modello va diversificato intraprendendo la strada delle offerte più diversificate: fiere, congressi, parchi, entroterra, eno-gastronomia. Con lo scopo di passare da un turismo stagionale ad uno annuale. E credo che sia un punto di forza anche il ‘bollirone’, il casino piacevole”.
Debolezze?
Pulici: “Mentre un vecchio punto di forza che non sappiamo assolutamente attualizzare è la spiaggia; è rimasta come negli anni ’50-’60. Non c’è dubbio che abbiamo strutture obsolete, siamo carenti sul fronte delle infrastrutture, con la viabilità che è un dramma”.
Del Bianco: “Ci siamo seduti perché siamo diventati culturalmente tutti ricchi, ma culturalmente siamo tutti poveri. Ed anche un po’ presuntuosetti. Invece, di investire nelle attività, lo facciamo nel mattone ed in borsa, come Parmalat e Cirio. E questo perché non abbiamo delle idee. Con i soldi che ti ritrovi spesso non sai che cosa fare. Un altro elemento di forte debolezza è il campanilismo tra i comuni, la poca collaborazione tra le associazioni di categoria. Insomma, ci manca quella che potrebbe essere chiamata una strategia comune: la cosiddetta capacità di fare sistema. Purtroppo, ognuno corre in proprio ed ognuno dà la colpa all’altro. Ad esempio, insieme si potrebbe organizzare un motomondiale; non costa che un milione di euro. Purtroppo ai vertici abbiamo gente non all’altezza, secondo me”.
Pulici: “Per la legge dei grandi numeri, politica ed associazioni rappresentano la nostra espressione. In genere, i cambiamenti vengono portati avanti da una minoranza”.
Del Bianco: “Ci vorrebbe un accordo tra le varie realtà per individuare una strategia e perseguirla. Credo che siamo in una specie di isteria progettuale, senza un orizzonte sul medio e lungo termine. Così non possono nascere che 100 villaggi Disney”.
Pulici: “Il territorio di Riccione esprime alcune realtà interessanti; sole si perdono”.
Del Bianco: “Con la capacità di fare sistema si potrebbe andare fuori. Il territorio della provincia di Rimini potrebbe essere venduto anche in America, Giappone. Da qui raggiungere le città d’arte è un niente. Che non si riesca a trovare una classe dirigente con tali vedute è un’assurdità. Oppure va bene così a qualcuno?”.
Pulici: “Il gioco si fa con la squadra. Più che sul singolo, in stile Micucci o Imola. Altrimenti si rischia il deserto”.
Del Bianco: “da soli siamo piccoli nella competizione del turismo mondiale. Insieme, si hanno molte chance di competere. Va pensato che la provincia di Rimini non è che un piccolo quartiere di una grande città. Gli amici americani che mi vengono a trovare dicono che qui si sta bene. Se non usciamo dal personalismo si scivola nel si salvi chi può, a tutto danno dell’interesse collettivo”.
Pulici: “Se le forze della nostra comunità non viaggiano al massimo non abbiamo prospettive”.
Del Bianco: “Va detto che in altri posti è un altro mondo. Ad esempio, la Sicilia di oggi mi sembra che abbia lo spirito della Romagna di ieri. Da noi sono finiti gli entusiasmi, la cultura della modestia, di fare ricerca. Tutte cose che hanno i grandi. I mediocri, chissà perché, non ce l’hanno. Qui si cerca solo un colpevole quando la baracca non funziona”.
Pulici: “Se si è oppressi dal quotidiano non riesci a fare un’analisi Il ragionamento va fatto a 10 metri dai problemi”.
Del Bianco: “Non abbiamo più la cultura della fatica”.
Pulici: “Il modello turistico che andava bene fino a 15 anni fa: quello della pappa fatta, non va più bene. Ora bisogna ritornare a lavorare. Ed ognuno deve fare bene il proprio lavoro: per ottenere dei risultati ci vuole l’impegno”.
di Claudio Saponi