– Quando ero bambino, all’età di cinque anni, nella mia terra d’origine, l’Iran, un paese musulmano maggiormente di rito sciita, al posto dell’asilo, dove oggi i bambini vanno a giocare e cantare, io frequentavo il “Maktab” la scuola Coranica.
In questa scuola privata, sotto la guida di una unica maestra anziana e nubile, almeno venti bambini maschi e femmine, dovevano imparare a leggere il Corano in arabo, ovviamente una lingua diversa dal persiano. La durata di questo corso era di due anni, per raggiungere i sette anni necessari per l’accesso alla scuola elementare statale, dove si studiava la lingua persiana “il Farsi” e tante altre materie. Dal terzo anno in poi, si iniziava a studiare il Corano per due ore alla settimana.
Conoscenza di Cristo
A casa, mia madre, e nel Maktab la maestra mi insegnavano, che la nostra religione ed il Corano derivano dallo “Zabur” libro sacro del grande profeta Abramo, dalla Bibbia di Mosè e dal vangelo di Gesù Cristo.
Il Corano è stato rivelato in piccoli versetti dall’Arcangelo Gabriele, a Maometto “Mohammad” , nella sua lingua materna l’arabo, e da lui letto ai suoi seguaci. Ci raccontavano, che la parola di Dio, dai tempi di Adamo a Maometto, ci veniva portata da 124 mila profeti, di cui cinque sono i più grandi o “Ollol-Azm” ; Nohè, Abramo, Mosè, Gesù e Maometto. Con il Corano e con la religione musulmana, terminava il compito dei messaggeri “profeti” in quanto, questo libro completava le religioni antecedenti.
Dunque, l’Islam, era la continuazione del pensiero dell’Ebraismo e del Cristianesimo, e perciò, non poteva essere in alcun modo in contrasto con queste due grandi religioni monoteiste.
I principi fondamentali dell’Islam erano: monoteismo, messaggero e resurrezione; gli stessi dell’Ebraismo e del Cristianesimo.
Le quattro donne più evocate da mia madre a casa, dalla maestra alla scuola coranica, e dai preti, “Mullah” nelle moschee erano: Sarah, prima moglie di Abramo, principessa egiziana figlia di Faraone che ha pescato la culla del neonato Mosè dal Nilo per fargli da madre, Maria “Mariam” madre di Gesù Cristo e Khadige la prima moglie di Maometto.
Io musulmano e il Crocefisso
Più tardi, all’età di vent’anni, quando per compiere gli studi universitari sono partito per l’Italia, mia madre, si raccomandò: “Ricordati che le Chiese cristiane e le Sinagoghe ebree, da noi musulmani sono considerate case di Dio e quindi luoghi sacri. Quando sarai lontano dalla terra, dove non ci sono Moschee, puoi andare in Chiesa e con il consenso del sacerdote cristiano, pregare Dio, compiere i tuoi doveri religiosi e trovare il conforto dei credenti”.
Quindi, la cultura e la formazione mentale e comportamentale dei musulmani, non può mancare, di un profondo rispetto verso i luoghi sacri ed i simboli della religione cristiana.
Il Crocefisso è il simbolo del sacrificio di Gesù Cristo, che anche per i musulmani, nacque dalla madre vergine e muore martire sulla croce, per poi salire materialmente al cielo, di conseguenza, il martirio di uno dei cinque grandi profeti “Ololl-Azm” non può che risvegliare sentimenti di rispetto e di raccolta.
La presenza del crocefisso, per me musulmano, all’ingresso di casa mia, dove vivo con mia moglie cristiana, nelle aule universitarie di Perugia ed Urbino, dove per anni ho studiato, nelle camere degli ospedali, nelle Chiese e nei cimiteri di questo paese, dove ho trovato la mia nuova patria, e per più di trenta sei anni felicemente ho vissuto, mi è stato sempre di conforto. Il Crocefisso mi ricorda che questa è la terra dei credenti in Dio e nel suo profeta Gesù Cristo.
Non potrei immaginare, come possa dare fastidio la presenza del Crocefisso in un’ambiente ad un credente nell’Islam. Nel caso di non credenti, in particolar modo, di quelli provenienti da altre terre, l’educazione ed il buon senso, impongono un profondo rispetto verso i padroni di casa ed i loro usi e costumi. Solamente, rispettando gli altri puoi rivendicare, il rispetto per te stesso.
Gli odi religiosi e razziali, sono frutti malevoli di fondamentalismi ed estremismi, più politici che religiosi, lontani dallo spirito della Dottrina dell’Islam che è una religione di pace e giustizia e si riassume in questi versi di una antica poesia persiana del poeta Ferdousi: “Non disturbare, la formica che trasporta il chicco di grano; dal momento che anche lei è un’essere vivente, e la vita è dolce per tutti”.
di Hossein Fayaz