COMUNITA’ IN BIANCO E NERO
I ragazzi di questa squadra sono diventati dei personaggi nella comunità. Merito di don Marino Gatti? Nella bacheca: alcune vittorie. Tra cui una manciata di Coppe Disciplina. Strettamente legati al calcio: Stefano Dradi (serie B), Paolo Baffoni (preparatore atletico di molte squadre di A: Milan, Inter, Lazio)
– Aveva ragione il prestigioso critico d’arte Federico Zeri che usava leggere i dipinti su foto in bianco e nero: svelano più sfumature del colore e raccontano storie affascinanti. L’immagine dell’annata di calcio ’63-’64 reca dei giovani sorridenti, scomposti, vestiti secondo fantasia e necessità, fisici asciutti. E due amiche che li ingentiliscono. Da far vedere, come modello, ai ragazzini di oggi: conciati come mini-calciatori di serie A.
A leggere i nomi e cognomi si “scopre” che, a loro modo, sono stati eccezionali: sono diventati bravi nelle professioni e fatto carriera nella comunità. Merito dei geni o di don Marino Gatti, l’indimenticato cappellano degli anni Sessanta?
Si tratta dell’Atlas Morciano: il tempo della spensieratezza e dell’immaginazione. Quando ancora non esisteva il settore giovanile, rappresentava l’anticamera del Morciano Calcio. Venne fondato nel dopoguerra da un cappellano. Ma la struttura vera, soprattutto nello spirito, gliela diede don Marino. Il resto era lasciato alle capacità organizzative di Carlo Brigo.
In un’intervista sull’Ape del Conca, 1965, Sergio Cecchini (bancario alla Banca Popolare Valconca) disse che non giocava mai, perché Brigo aveva i preferiti, i pupilli. Si racconta ancora oggi, sorridendo, l’aneddoto.
Don Marino: che uomo. E’ meglio dare che ricevere, si legge nei Vangeli. Quando giunge a Morciano rifonde i boy scout, ridà slancio all’Azione Cattolica, crea un Circolo culturale per i grandi. Ed iscrive i ragazzi dell’Atlas, 12-16 anni, al campionato del Centro sportivo italiano. I morcianesi fanno bene. Portano a casa il Campionato, la Coppa Amati ed alcune Coppe Discipline. Nelle loro file passano alcuni piedi buoni che faranno carriera: Stefano Dradi (serie B) e Paolo Baffoni (buon calciatore; soprattutto preparatore atletico di Zaccheroni: Udinese, Milan, Lazio, Inter, le sue squadre).
Ancora oggi Dradi e Baffoni quando incontrano Piero Antonioli lo salutano con: “Ciao, capitano!”. Antonioli, il saggio, fuori-quota, per 12 anni veste la fascia dell’Atlas.
E come ogni squadra che ha fascino, al momento dei bilanci c’è il vento della tristezza: anche l’Atlas ha l’eroe, il migliore, che muore giovane, come avviene nei poemi greci. Edoardo Matteoni gioca 10; ha due piedi di seta ed intelligenza calcistica. Scompare ad una quindicina d’anni in un incidente stradale a Miramare; non era riuscito ad esprimere il talento.
Prima dell’avvento di Marino, i ragazzi morcianesi giocavano un torneo cittadino. Le squadre rappresentavano i quattro quartieri: Ville (dall’altezza di piazza Risorgimento verso Cattolica), Piazza (da piazza Risorgimento alla zona dove oggi c’è il padiglione fieristico), Campone (i dintorni del padiglione fieristico) e Vallerina (zona monumento).
Alcuni di loro si sono comportati bene anche in altri sport: il tennis. Pierluigi Grana è stato arbitro di livello. Sergio Falconi anima i circoli di Morciano e Riccione. Dice Piero: “Forse se Sergio si fosse dedicato al calcio con lo stesso slancio del tennis, avrebbe potuto calpestare San Siro”.
Come si diceva una squadra di ragazzi che avrebbero svolto bene i compiti della vita. Due sindaci: Alberto (Bertino) Montanari e Stefano Dradi. Molti politici: Gianni Romani, Piero Antonioli, Renata Andruccioli, Agostino Montanari. Professionisti: Mario Battelli, Giorgina Vaselli, Francesco Ciotti, Geo Agostini. Commercio: Pierluigi Grana, Luciano Biagetti. Walter Pasini è in Germania, dove fa il ristoratore. Quindici anni fa gli allievi di don Marino si rividero per una partita tra Vecchie Glorie dell’Atlas contrappostia ai giovani. Ed una pizza piena di ricordi.