– Dieci anni al Senato della Repubblica Giampaolo Bettamio, sottosegretario per gli affari esteri, li festeggia il prossimo anno. Nel nostro incontro parla subito di Rimini, perché no. “Quando ero giovanotto – dice sorridendo qui ho frequentato le scuole medie, il ginnasio, il liceo e tutti i miei compagni di scuola adesso sono riminesi illustri, Roberto Ferrari ad esempio e Lorenzo Cagnoni, una classe fortunata”. Sposato, due figli, residente a Rimini, nato a Bologna il 7 giugno del 1939, laureato in Legge. Un passato da ginnasta (il suo maestro, Romeo Neri). Disciplina, sobrietà, nessuno stravizio, mai. Juventino, azzurro di Forza Italia, scoperto a Bologna dal cardinale Giacomo Lercaro (1891-1976) quando era ancora “pulcino del mondo cattolico”. Tra i più esperti di politica europea in foto compare con Giovanni Paolo II, Arafat e la Thatcher. Di cambiamenti nella vita ne ha fatti tanti e non esclude di poterne fare altri: ascolta, riflette, risponde.
Senatore, trent’anni a Bruxelles, l’Europa allora e oggi?
“Direi di aver visto tre fasi. La prima è stata quella dell’entusiasmo, dobbiamo costruire l’Europa. La seconda quando passò la legge sull’elezione diretta del Parlamento europeo quando finalmente si è sognato di costruire l’Europa. La terza è quell’attuale che detta in termini calcistici sarebbe quella di tirare in porta ma qui c’è uno stallo perché i vari governi dovrebbero fare un passo indietro nelle politiche nazionali ma ancora non se la sentono”.
Potrebbe definire il del sistema politico contemporaneo?
“Stiamo passando dal sistema precedente a quello nuovo che però non c’è ancora. Il partito ideologico non è più quello che la società vuole. Forza Italia stessa è crisalide che deve farsi farfalla, un partito ponte, non sarà certamente la struttura definitiva. Ci ispiriamo ad un modello che deve mettere la persona al centro, non lo Stato, quindi umanesimo cattolico e laico, federando questi due concetti perché la persona non può essere divisa, è una. Una politica che inizia con quella della famiglia. Se riusciamo a metterla al centro, viene da sé tutto il resto, dallo stato sociale alla politica estera”.
Venendo a casa nostra, dicono che Lei faccia poca “lobby” per i riminesi?
“Fare lobby come dice lei dipende che cosa si intende. Per me significa studiare il sistema riminese e cercare di portare alcuni scossoni e questo non lo si può fare da semplice parlamentare ma adesso che sono al governo si potrebbe dare qualche aiuto approfittando soprattutto della mia materia che è la politica estera. Quando sono arrivato a Rimini ho visto un sistema assolutamente bloccato e a parte quello che i giornali chiamano la politica del mattone il resto è rimasto immobile e la società si è mossa. Il turismo così com’era una volta le persone non lo vogliono più quindi vanno altrove”.
Rimini è tagliata fuori dalle grandi vie di comunicazione europee, perché?
“Non c’è per la posizione geografica ma è bene che sia così. Quello che non deve mancare invece sono i collegamenti con questi assi e che ancora ci mancano perché altrimenti si ferma tutto a Modena che sta già predisponendo la quarta corsia dell’autostrada”.
Dunque che cosa si può fare per Rimini?
“Rimini è la città degli incontri e ci sono molti eventi che funzionano ad esempio il Meeting, il Pio Manzù, il Fitness, milioni di persone che vengono e se ne vanno. E’ così perché qui l’accoglienza è buona, l’educazione è alta. La gente trova un clima bello, disteso. Vede che quando s’inventa qualcosa la gente viene? Così si deve fare, idee moderne che vanno incontro alle esigenze moderne”.
Progetti specifici?
“Con un gruppo di industriali abbiamo già portato a Rimini una banca etica, il presidente è Vittorio Tadei la sede sarà a ridosso del centro storico ed è stata presentata due mesi fa. Poi ci sono altre idee, vorrei portare molte cose, ad esempio qui non c’è nessun tipo di ambasciata o consolato”.
La Romagna può staccarsi dall’Emilia?
“Sono due aree completamente diverse. La Romagna si è formata per motivi di compromesso storico e prima di dire di no consiglio a qualche politico locale di andarsi a leggere gli atti. Rivendico alla Romagna il diritto e la possibilità di governarsi da sola. Il mio emendamento del 2001 sulla costituzione delle regioni autonome (non solo della Romagna ma qualunque territorio con almeno un milione di persone, ndr) è stato ripreso dal ministro Calderoli ed è nella riforma della Costituzione quindi lo strumento giuridico esiste”.
di Domenico Chiericozzi