– “Forse ci sono i rappresentanti di tutte le vecchie famiglie morcianesi”. Così ha commentato uno dei tanti seduti sotto la tensostruttura allestita lo scorso 22 novembre, giorno dell’inaugurazione della nuova ala della Casa di Cura Ernesto Montanari, di fianco alla clinica. Appuntamento alle 16.30, l’attesa è stata piacevolmente ingannata dalle note della Banda cittadina diretta da Valentino Ciuffoli (da decenni la famiglia Montanari presiede l’istituzione musicale morcianese).
Una cerimonia sobria, essenziale, senza retorica, quella del 22. Si tagliava il nastro del raddoppio della struttura progettata da quella bella mente dell’architetto Davide Uva: da 3.000 a 6.000 metri quadrati spalmati sui 5 piani. Per l’occasione sono giunti a Morciano politici importanti: l’assessore regionale alla Sanità, Giovanni Bissoni, il presidente della Provincia di Rimini, Nando Fabbri. Attorno al sindaco di Morciano, Giorgio Ciotti, tanti altri primi cittadini: da Daniele Imola (Riccione), a Pietro Pazzaglini (Cattolica), passando per Antonio Magnani (Misano).
Giorgio Ciotti è stato il primo a parlare, descrivendo il ruolo del Comune di Morciano e del pubblico nella costruzione della nuova ala.
Poi è toccato a Luca, figlio di Giorgio (assente per ragioni di età) che insieme al fratello Giuseppe (scomparso alcuni anni fa) hanno caratterizzato la clinica dal dopoguerra fino a pochi anni fa.
Luca Montanari, insieme alle cugine Lia e Marina, rappresentano la terza generazione. Ha iniziato ricordando Pritelli, l’anziano morto pochi giorni prima dell’inaugurazione per un intervento alla prostata. Ha detto il giovane Montanari: “Un lutto nella Casa di Cura che ha colpito tutti noi; si era pensato di sospendere questo incontro. Penso ai figli del signor Pritelli”.
Poi ha ringraziato tutti coloro i quali hanno lavorato, e lavorano, nella struttura. Un applauso, alto, sentito, spontaneo, si è levato quando ha detto che il babbo era presente idealmente.
La mostra
La Casa di Cura, in collaborazione con l’amministrazione comunale alla Pescheria (meglio non aggiungere la parola triste parola ex) ha organizzato una mostra che racconta quasi il secolo di vita dell’ospedale morcianese. L’ha curata il professor Pier Giorgio Pasini, uno tra i maggiori storici d’arte del Riminese, con l’aiuto del giovane Matteo Bonetti. Attraverso il racconto della clinica, si narra la storia di Morciano nell’ultimo secolo: da quando le strade del centro erano bianche, al lusso dei marciapiedi in porfido.
IL FONDATORE
– Ernesto Montanari nel 1913 vince la condotta medica a Morciano. Ha 35 anni ed è nato a San Pietro in Casale (Bologna) il 3 maggio del 1878. Nello stesso anno, 1 agosto, fonda la casa di cura, adattando un’abitazione appena costruita. Nucleo originario che si affaccia su via Roma.
SEDICI LETTI
-All’inizio i posti-letto sono 16. Nel ’59 diventano 45. Nei primi anni ’70 salgono a 70; nel 79 sono ’60. Nel 1914 i pazienti ricoverati furono 11; nel ’61 873; nel ’93 2.158. Ernesto Montanari muore il 28 settembre del ’61. Ha 81 anni. Gli succedono i figli Giuseppe (Pippo), morto nel 2000 e Giorgio.
AMPLIAMENTI
-Il primo ampliamento importante è nel ’67 su via Ca’ Fabbro: seminterrato e quattro piani. Nel ’75 altro ingrandimento: seminterrato ed altri 4 piani.
Quest’anno l’altro intervento. Questi progetti sono stati firmati dagli Uva. I primi da Aldo, l’ultimo dal figlio Davide.