– La storia recente dei Ds riminesi è quella di un partito in perenne conflitto interno. Cosa non diverso rispetto ad altri partiti per la verità. E ad ogni congresso ci si aspetta la lite, la rottura, che però (finalmente) porti ad un nuovo equilibrio.
Mentre, al contrario, dopo ogni congresso si riparte con la lotta tra correnti, con alleanze tattiche per ottenere questo o quell’altro. Poltrone per lo più. Così sta ricominciando ad andare nel partito dopo l’ultimo congresso che ha confermato alla segreteria di federazione Riziero Santi. E la recentissima vicenda dei marines a Miramare ne è la concreta riprova.
Con ordine. Dopo il congresso Santi si è subito trovato a gestire la non facile partita delle candidature per le regionali, che ha visto lo scontro tra i maggiorenti diessini Nando Fabbri e Maurizio Melucci, con una partecipazione estemporanea dell’onorevole Sergio Gambini: di fatto i tre “rami” più grossi della Quercia.
Melucci ha più volte dichiarato, pubblicamente e privatamente, di non voler lasciare il Comune per “salire” a Bologna. Ma alcuni che lo conoscono bene assicurano che la cosa lo tenta, eccome. Anche Andrea Gnassi aveva assicurato urbi et orbi che non gli interessava il terzo mandato, e poi ha fatto di tutto per ottenerlo, con l’aiuto di Gambini che, occhio lungo come sempre, pensava già ad un terzo mandato in Parlamento. Cosa che, si era precedentemente premurato di dire, non gli interessava. Insomma la tecnica è quella del negare per affermare. Della situazione post congressuale ha approfittato con intelligenza il presidente Fabbri: ha lasciato che i contendenti se la vedessero tra loro poi ha piazzato il suo uomo per il Consiglio regionale, Massimo Pironi.
Peraltro ottimo candidato e persona con la schiena dritta, uno dei pochi secchioni della politica che ancora ci siano.
L’episodio, oltre ad essere un po’ squallido, rende benissimo l’idea di come stiano le cose dentro i Ds. In assenza di un vertice forte vi sono feudi e feudatari, che intraprendono guerre per bande ogni volta che vi sia qualcosa all’orizzonte: un’elezione, una presidenza… uno strapuntino. Altro che grandi temi, politica con la p maiuscola… Feudi a capo dei quali, solitamente, vi sono pubblici amministratori. E la segreteria di federazione? Pare non sentirsela di mettersi tra i proverbiali due (o più) litiganti.
Ancora immagine a parte, la cosa è deleteria per il territorio, perché il partito maggioritario della coalizione di centro-sinistra dovrebbe essere una fucina di idee, cosa che invece fa a tempo perso, quando non è impegnato a litigare sui posti da spartirsi. E questo purtroppo (ma evidentemente non è un caso) è lo stesso male che da tempo affligge Rimini: perdere tempo ed energie per far sì che un altro non ottenga qualcosa, piuttosto che impegnarsi a fondo per ottenerlo.
La vicenda dell’accordo con la World Airways è un esempio lapalissiano. E’ vero che sta brutto per il centro-sinistra dire no alla guerra a livello nazionale e poi tirar su pecunia “affittando” l’aeroporto la cui società di gestione, Aeradria, è a guida di centro-sinistra, al principale paese belligerante, l’America. Ma sospendendo un attimo il giudizio su questa vicenda, il modo in cui la cosa si è svolta è istruttivo. Il consiglio di amministrazione di Aeradria, guidato dal presidente Gabriele Morelli, diessino vicino a Nando Fabbri, ha deciso di fare l’accordo con la World Airways. A quanto pare solo Fabbri, tra i soci “pesanti” dello scalo, inizialmente sapeva della cosa. Poi la vicenda esce sulla stampa, in circostanze che sarebbe interessante analizzare, e subito Melucci dice: “No, il Comune non ci sta, l’operazione è sbagliata dal punto di vista politico e sociale”. Fabbri, invece, in un primo momento resta favorevole. Immediato il braccio di ferro, col sindaco di Riccione Daniele Imola fermamente dalla parte di Melucci e quello di Bellaria, Gianni Scenna, più timidamente, dalla parte di Fabbri. Il risultato? L’operazione probabilmente salterà. E l’intera vicenda può essere letta come un regolamento di conti, o forse un misurare le forze, in vista della scelta dell’assessore regionale riminese. Forse puro esercizio di stile se, come pare, il presidente Errani finirà per scegliere un esponente di centro.
Ancora, anche il fallimento dell’accordo con World Airways probabilmente è un bene, vi è il sospetto legittimo che in tale situazione qualunque cosa, a Rimini, sia destinata a saltare.
E di questo passo le conseguenze possono essere due. La prima è che si imponga, anche a livello locale, la coalizione di centro-destra. Peraltro affetta, purtroppo, dagli stessi problemi degli avversari. Cosa che rende sempre più probabile e pericolosa la seconda conseguenza: il territorio continuerà a dibattersi su se stesso perdendo quote di mercato e non riuscendo a rispondere alla crisi.
Ma anche da questo punto di vista non è che Rimini sia poi così diverso dal resto del Paese. Dove ognuno ormai guarda solo al suo particulare e si disinteressa della collettività, danneggiandola. Pesce grosso che mangia il pesce piccolo.
In questo senso i Ds sono uno specchio fedele della società civile. E magari, chissà, potrebbe andare a finire anche che, per assurdo, una tale coincidenza di valori permetta alla Quercia di vincere le prossime elezioni politiche. Mettendosi sullo stesso piano del peggiore stereotipo dell’italiano medio: individualista, egoista, furbetto. Già un altro l’ha fatto. Silvio Berlusconi. Ma forse, dai Ds, in molti s’aspettavano qualcosa di più. O forse qualcosa di diverso. A Rimini come nel resto del Paese. Era troppo?