– Claudio Battazza è il nuovo segretario dei Ds dell’Alta Valconca dallo scorso dicembre; sezione che raggruppa nove comuni: Morciano, Saludecio, Mondaino, Montegridolfo, Montefiore, Gemmano, Montecolombo e Montescudo. Succede a Cristian D’Andrea, eletto sindaco a San Clemente. Quarantaquattro anni, sposato, due figli, per 14 anni Battazza è stato sindaco di Montefiore; paese che ha rivoltato come un calzino grazie ai miliardi che gli sono giunti dalla Regione Emilia Romagna. Accorto, politico abile, le cose non le manda a dire. Qualche anno fa prese da parte Vasco Errani, presidente della Regione Emilia Romagna e gli scaraventò addosso tutte le sue lagnanze: “Claudio fermiamoci ad approfondire”, rispose il ravennate Errani. Raccoglie una situazione politica difficile.
Allora quale riflessione su questo ruolo politico?
“Una grande responsabilità”.
Quali sono i punti forti dei Ds in Valconca?
“Le persone, nessun dubbio. Hanno valori saldi e seri. Hanno voglia di fare senza doppi fini”.
I diessini dell’Alta Valconca nelle urne arretrano, perché?
“In termini di voti, in percentuale, non arretriamo. Abbiamo perso alcuni comuni, ma non i voti. Siamo convinti che le sconfitte sono state figlie dei difficili rapporti della coalizione a livello provinciale. Tutti i mal di pancia che si sono presentati a livello federale dovevano trovare una soluzione nella Valconca, mettendo in seria difficoltà il partito nelle nostre zone. Situazioni che ci hanno portato a non governare in alcune comunità”.
Quale differenza tra il modo di fare politica oggi e quello di 20 anni fa?
“Con molta onestà devo dire che allora ero meno dentro. Credo che il tema vero è la sostanziale differenza tra il partito e la propria base. Oggi, non c’è il coinvolgimento fino in fondo. Per troppo tempo abbiamo escluso la base alla compartecipazione delle decisioni. E queste sarà uno dei momenti che vorrei riportare. Il nostro partito deve essere aperto, pronto a discutere le cose che si dovrebbero fare, dalla viabilità fino allo sviluppo urbanistico”.
Come realizzare questo in concreto?
“Abbiamo già iniziato. I fronti sono due. Uno è interno al partito; chi si riconosce nella nostra cultura, nella nostra storia, deve venire da noi ed affrontare oltre i propri problemi, bisogni, anche i grandi temi: pace, guerra, welfare.
L’altro fronte è quello dei nostri alleati. Dobbiamo aprire a tutti i partiti del centrosinistra. Non possiamo vederci tre mesi prima delle elezioni. Sarebbe importante creare dei tavoli dove confronto e discussione sono continui”.
Come leggere la situazione politica morcianese?
“Semplice. C’è un’amministrazione di centrodestra; ed un’opposizione di centrosinistra”.
Il centrosinistra in Valconca è in crisi. Tre esempi: Morciano, Saludecio, Mondaino…
“Non è proprio così. Sebbene non dappertutto le elezioni non sono andate bene, il centrosinistra ha fatto passi in avanti; penso a San Clemente. Morciano, Saludecio e Mondaino abbiamo avuto difficoltà per ragioni riminesi”.
Due nodi della Valconca, viabilità che boccheggia e cemento ovunque, che cosa fare?
“Nella mia relazione davanti al congresso che mi ha eletto ho detto che la fase della folle crescita edilizia deve cessare. Questo non vuol dire penalizzare lo sviluppo economico della Valconca. E’ possibili costruire in altri modi ed in altri luoghi. Se vogliamo governare il territorio dobbiamo partire dal principio che il territorio è il valore più importante. Dunque, va assolutamente tutelato.
Quanto alle infrastrutture, sono convinto che la Valconca è stata molto trascurata. Tutte le grandi scelte strategiche ed economiche sono state effettuate a Nord, in Provincia. In Valconca negli ultimi anni qualche risorsa in più è arrivata, ma non ancora sufficienti per realizzare il progetto di sviluppo necessario.
Sono anche convinto che tali ragioni stanno nel fatto che la Valconca non è rappresentata nei ruoli di governo sovracomunale. La relazione tra le aree di provenienza dei politici e le realizzazioni sono evidenti”.