– “E mi non Panzanèla”. E’ il titolo del libro scritto da Antonio Conti e pubblicato da quella benemerita associazione “Famija Arciunesa” che con la leggerezza delle gocce d’acqua cerca di dare ai riccionesi un senso di comunità. Sono 62 pagine molto godibili che fanno vedere la trama di una Riccione scomparsa e forse dovrebbe come dire portare qualche considerazione.
Settantuno anni, albergatore, cuoco, insegnante di cucina, Conti apre il suo libro con un racconto dal titolo bellissimo: “La vanga del nonno”.
Ne riportiamo l’inizio (il famoso incipit): “Mio nonno Salvatore signor Conti nacque a Misano Adriatico, quattro km a sud di Riccione, il 27 febbraio del 1866. So che si trasferì a Riccione a piedi, con mia nonna Nanni Rosa nata a Misano il 8-4-1870. Ripeto; si trasferì a piedi, spingendo un carretto con sopra tre figli (o no?), la vanga e qualche altro attrezzo da giardiniere. Quando… non lo so, o non ricordo se mi fu detto, ma non ha importanza. L’è l’istess (è lo stesso). Alcuni credono sia nato a Covignano (Rimini). Ultimamente ho saputo il perché di questo ‘collocamento’; il nonno da giovane andava a piedi da Riccione a Covignano, o meglio alle ‘Grazie’, attraversando i campi, per abbreviare il percorso. Vi restava dal lunedì al sabato per vangare le vigne nel podere del signor Bartoli…”.