– Speculatore politico raffinato, argomentatore acuto, idee ed un caratteraccio, con una eccessiva dose di supponenza. Così i marignanesi vedono Sergio Funelli, sindaco diessino fino allo scorso giugno. Quarantuno, anni, due figli, origine veneta, dallo scorso giugno è consigliere provinciale, da una mesata è il capogruppo consiliare; un ruolo politico di prestigio e per il quale Funelli è naturalmente portato. Da ragazzo è stato dirigente della Fgci italiana; in quel periodo ha stretto molte amicizie importanti. Quella di Cuperlo, molto vicino a D’Alema, forse è la maggiore. Amicizie mai sbandierate.
Che cosa fa un ex sindaco?
“Meglio parlare di che cosa si fa come consigliere provinciale. Essere capogruppo mi dà molte soddisfazioni e stimoli. Credo che sia un riconoscimento per il partito di San Giovanni; a livello provinciale si è sempre detto che eravamo un gigante economico ed un nano politico. Dal punto di vista personale la soddisfazione è doppia; dato che non sono di questo territorio. C’è chi dice che potrei fare l’assessore ma questo ruolo mi piace”.
In Provincia curerà gli interessi marignanesi, la cosiddetta lobby?
“Quando si lavora in ambito provinciale bisogna aver ben chiaro il territorio. Ed è chiaro che conoscendo bene i problemi marignanesi ne perorerò la causa. La questione della strada provinciale per Tavullia, è soltanto un esempio”.
Lei è anche presidente della commissione per le attività economiche e del turismo, come vi state muovendo?
“Il progetto denominato Signoria dei Malatesta e del Montefeltro può davvero essere importante per il turismo. Tra i fondi comunali, provinciale e regionali si faranno opere per oltre 10 milioni di euro. A differenza del passato dove ogni Comune andava avanti da solo, c’è un progetto che ne coinvolge 15. Il cartello consente di delineare un progetto organico, omogeneo, in grado di essere attento all’ambiente, allo storico-monumentale, alla tipicità dei prodotti. La Provincia ne è il collante. Credo che serva a poco avere nella provincia il borgo più bello d’Italia, ma è di gran lunga superiore possedere una rete di borghi belli. Uno va in ferie e magari ne programma la visita per un fine settimana. Solo così possiamo aprire un filone turistico per l’entroterra. Ad esempio con il recupero del borgo di San Giovanni , i ristoratori sono passati da 1 a 6. E i 6 diventano una media azienda.
L’altro ruolo della Provincia è coinvolgere il privato ad investire. Noi possiamo recuperare tutti i borghi ma se nessuno investe nelle attività, l’operazione diventa sterile. Alcuni esempi dimostrano che tale sviluppo è possibile; hanno investito persone giovani e dinamiche. Lo stesso ragionamento vale per il mare. Gli operatori vanno coinvolti ma non con operazioni facili; spesso fatte e definite in base agli interessi e non ad una visione più ampia”.
Da sindaco qualche rammarico?
“Sulla mia supponenza c’è stata molta mistificazione. Diciamo che accetto e faccio tesoro delle critiche sul metodo. Non vorrei che fosse un modo per trovare qualcosa da dire, altrimenti nella sostanza non ci sono argomenti. Forse la mia più che supponenza è stata molta passione ed altrettanta convinzione. Come ho detto nel consuntivo di addio, brusco, supponente, forse sì, ma non ho lasciato San Giovanni peggio di come l’ho trovata. Posso girare a testa alta”.
E le liti con Rifondazione comunista?
“C’è stato un problema di linguaggio. Mi divideva, e mi divide, il fatto che loro partono da una foto catastrofica e che ci vuole la rivoluzione. San Giovanni è prima in provincia per il sociale, il verde. Su un punto le loro critiche sono condivisibi: i servizi e le iniziative per i giovani. San Giovanni è più complessa non bastano più solo le reti della famiglia e delle associazioni sportive; dunque vanno messe in campo le politiche per gli adolescenti”.
La più grossa soddisfazione?
“Molti marignanesi, prendendo atto di quello che ho fatto, con basi forti precedenti, quando mi salutano dicono di essere orgogliosi più di prima di stare a San Giovanni”.