– I sindacati sono preoccupati per il futuro del pastificio Ghigi; lamentano la mancanza di un piano industriale che possa rappresentare la svolta forse dell’istituzione industriale più importante della Valconca.
Credere che la crisi della Ghigi possa essere figlia del vecchio e costoso stabilimento nel cuore di Morciano, sarebbe un fatto positivo.
Di solito le aziende si ampliano quando vanno bene; mentre nel momento in cui si pensa di risolvere la crisi produttiva con la struttura è più una speranza che una realtà.
Un po’ di storia recente. Sull’avvenire del pastificio Ghigi, il pubblico, dove per pubblico si intende il Comune di Morciano, il Comune di San Clemente, la Provincia di Rimini ed i cittadini morcianesi, sono stati comprensivi, con ragionevolezza, lasciando amarezza e rabbia, negli altri imprenditori della Valconca e non solo.
Prima sensibilità pubblica. La Ghigi ha acquisito 7 ettari di terra (70.000 metri quadrati) a Sant’Andrea in Casale ad un prezzo molto basso, 10 euro al metro quadrato, contro un prezzo di mercato di almeno 100 euro al metro. All’inizio, i dirigenti del pastificio chiedevano 12 ettari: un’enormità.
Seconda sensibilità. Lo stabilimento morcianese può essere cambiato d’uso; diventerà un grosso centro commerciale. Con il pubblico, Comune di Morciano e Provincia, che va ad acquistare una caterva di metri quadrati di sale e salette.
Gli imprenditori della Valconca alle prese con la necessità di ampliamento hanno maldigerito tante attenzioni verso la Ghigi. “Perché a loro sì ed a noi no?”, è stata la riflessione.
Si spera che il problema industriale, di idee, tecnologico della Ghigi possa essere davvero rappresentato dai muri e dalla grandezza dei piazzali. La storia afferma che le cause di un declino lento sono altrove.
Dalla sua la Ghigi ha il marchio e la qualità della pasta. La Cooperativa, legata alla cultura repubblicana che la gestisce, ha le relazioni per portare i colori giallorossi morcianesi sugli scaffali della distribuzione e sui mercati esteri.
La Ghigi, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, era tra i maggiori pastai italiani. Competeva con la Barilla. Dissidi familiari, purtroppo, lentamente hanno eroso un primato. Se ce l’hanno fatta alcuni pastai meridionali a posizionarsi negli ultimi anni, perché non ce la può fare la Ghigi? Le aziende le costruiscono gli uomini.