– “Nei primi decenni del Novecento lo sviluppo della città balneare, che nel suo territorio costiero risulta invasa da una smania edilizia, si volge verso l’unica riserva costiera ancora disponibile, l’ampia estensione a mare della falesia, sopraelevata rispetto al primitivo nucleo di gemmazione delle case di villeggiatura. Si avvia, con questa idea di fondare un nuovo quartiere balneare legato al modello della città giardino proprio di alcune esperienze anglosassoni, una terza fase di espansione a marina che privilegia ora l’area a nord del centro storico.
L’interesse per questa superficie non ancora urbanizzata era scattato nell’immediato dopoguerra, soprattutto in riflesso alla costruzione del palazzo municipale, intervento architettonico di forte impatto anche simbolico del progresso della città e nuovo polo della vita civile che obbliga a ridisegnare gli abituali percorsi del centro storico gravitante fino a quel momento sullo slargo prodotto dalla biforcazione della vecchia Flaminia e sulle due chiese di San Pio V e di Sant’Apollinare. E’ infatti con l’apertura del nuovo tronco stradale di via XXIV Maggio che dalle vie Mazzini e Garibaldi e da piazza Ferrari (oggi piazza Vincenzo Filippini), centro commerciale del paese, immetteva direttamente nello spazio prospiciente il municipio rompendone l’isolamento, che si aprono le prime prospettive di sviluppo della zona retrostante.
Nell’intervento di valorizzazione e di abbellimento era stata considerata fin dal 1911 la progettazione, con l’apertura della strada, di due porticati laterali, per la realizzazione dei quali si era addivenuti ad un concordato con la Congregazione di Carità di Pesaro, proprietaria del terreno. L’impegno del Comune era quello di servirsene unicamente per l’erezione dei ‘loggiati larghi m. 4,50, tanto lungo la fronte della futura piazza III Novembre, quanto lungo la via’ che avrebbe dovuto collegare il nuovo piazzale alla piazza Luigi Ferrari, per cui anche nel caso si fosse provveduto a rivendere il terreno in questione a privati, sarebbe comunque rimasto ‘l’obbligo della costruzione di detti porticati… non oltre un decennio’ dalla data di vendita da parte dell’Ente, che però si riservava il ‘diritto di appoggiare e costruire case e fabbricati – con diritto di accedervi passando per il loggiato, sotto il quale saranno aperte le porte necessarie e le necessarie luci e finestre – ogni volta che siano vendute a chiunque le suddette aree fabbricabili, pagando al Comune l’appoggio o cessione di tratto o sezione del loggiato ad un prezzo da stabilirsi in via amichevole e per arbitrato’.
La ‘strada di comunicazione fra le due Piazze’, insieme al ‘Piano regolatore d’ampliamento’ figuravano fra i principali obiettivi della giunta socialista, al governo del Comune dagli anni dell’amministrazione Mancini, insieme alla costruzione della pescheria e del mercato coperto di frutta ed erbaggi, ai lavori di sistemazione del porto, al progetto dell’ospedale, da costruirsi ‘sulla collinetta posta proprio di fronte al ponte passaggio della ferrovia, circondato da ampia area destinata a giardino… dotato di 24 letti e fornito di ogni comfort moderno’.
La maggior parte di queste opere pubbliche giungeranno a compimento solo negli anni del Fascismo, ma, almeno a livello progettuale, come si è già accennato, vengono pianificate all’indomani della grande guerra. Il programma urbanistico rientra fra gli impegni politici più sentiti dall’amministrazione socialista, decisa a fondare una città residenziale che in qualche modo si differenziasse rispetto alla zona di espansione a ponente, che offrisse spazio a nuovi villini per i bagnanti, ma anche ad alloggi decorosi per la gente del luogo, con viali alberati ed isole verdi, cioè con tutti i requisiti necessari a qualificarla un’ideale ‘città giardino’.
… Un filo di connessione culturale tra le diverse fasi di sviluppo edilizio di Cattolica si riesce ad individuare ed è posto in risalto dalla comune volontà di definire un’architettura della città attraverso propri elementi costitutivi, ma il modello di riferimento, come per altre località rivierasche, è da ricercarsi nelle esperienze balneari inglesi e francesi che, in qualche modo, fissano per tutti gli spunti portanti della nuova architettura marina della forma urbana. La terza fase dell’espansione urbanistica della città balneare tanto auspicata dagli amministratori rimase però sulla carta e gli intendimenti del piano regolatore non sortirono nel tempo l’effetto sperato.
(da “Una marina dell’Adriatico – Lido, arenili, bonifiche, verso la città giardino”, di Maria Lucia De Nicolò – Edito dalla Banca di Credito Cooperativo di Gradara, novembre 2003)