– Daniele Imola è più che sindaco di Riccione. Negli anni è diventato il portavoce delle ragioni del territorio Sud della provincia di Rimini. Di quel triangolo che va da Riccione a Cattolica, fino a Montegridolfo. E quando deve esercitare pressione, fa valere tale leadership. L’esempio forte è l’irrobustimento dell’inceneritore di Raibano, l’essere partito con un proprio palazzo dei congressi (non era meglio farne uno a livello provinciale a Riccione?). Inoltre, ha dato una forte accelerazione al rapporto pubblico-privato, spalmando sul territorio opere pubbliche, come affermano i sostenitori; o cemento, come dicono i detrattori. Imola prende di petto i propri assessori, le minoranze in Consiglio comunale ed anche il proprio partito. Con il segretario Fabio Galli è in corso un bel duello.
– Dei sogni della sua gioventù che cosa è rimasto?
“Il gusto di emozionarsi di fronte alle piccole cose. Sono ancora un bambino che sa fare Oh! Quando si realizza un progetto, seppur piccolo, dà soddisfazione e gioia. Poi ci sono ancora le stesse soddisfazioni di allora: faccio il presepe. Plasmare qualcosa con le mani è magico”.
Commesso errori?
“Sì. Credo diversi. In modo particolare, non dialogare abbastanza con tutto il consiglio comunale. Non accorgersi che l’Anas ci stava prendendo in giro. Gli errori credo di saperli riconoscere e non ho paura di cambiare idea”.
Lei è considerato il leader della zona Sud della provincia, come si vede?
“Mi sono sforzato di togliere dall’isolamento Riccione, un po’ per invidia ed un po’ per la nostra riccionesità. La questione inceneritore l’abbiamo affrontata non in modo isolato, ma con Misano e Coriano e la solidarietà del resto. Abbiamo detto no alla centrale termoelettrica. Abbiamo detto sì alla quarta linea all’inceneritore ma con un problema di qualità, eliminando le due linee vecchie. Non ci sono le condizioni oggettive per altre scelte. Va detto che la raccolta differenziata si può fare e che gli obiettivi non sono strampalati. E questo credo che sia anche la posizione della Provincia e di Hera. Insomma si sta lavorando su questi obiettivi”.
Che differenza c’è tra l’essere di sinistra di un tempo e oggi?
“Mi sono iscritto alla Fgci con l’emozione e con le idee di Enrico Berlinguer. E devo dire che non vedo un cambiamento. L’approccio è lo stesso: spirito di servizio e passione. E questo sta ritornando nella gente. Personalmente, da ragazzo mi appassionavo al governo locale, al concreto più che ai massimi sistemi. Non ho nessuna difficoltà a vivere stagioni e passaggi diversi”.
Un politico per essere rispettato che qualità deve avere?
“Saper ascoltare. Questa è la dote più grande. Poi deve saper dire dei sì e dei no. Infine, la concretezza nel tramutare i bisogni in realizzazioni. La vita migliora attraverso le cose che sappiamo fare noi. I buoni propositi senza applicazioni concrete non hanno senso”.
Una delle questioni spinose del suo governo è la vendita del gas comunale, perché farlo?
“E’ una gallina che può darci tante altre uova d’oro. Noi ora utilizziamo la gestione, l’utile annuo. In realtà teniamo congelato un patrimonio di notevole valore, circa 15 milioni di euro. La gestione statica del patrimonio porta al logoramento. Mentre quel patrimonio lì potrebbe essere riconvertito per fare altri utili. Dunque, non ha senso mantenerlo. E avremo un canone dalla proprietà delle reti di un milione di euro l’anno. Nel Palariccione abbiamo investito 5 milioni di euro ma abbiamo un patrimonio che ne vale 50 milioni”.
La litigata con Marzio Pecci, leader di Forza Italia, è finita a querele, ora come stanno le cose?
“Ridimensionate. Ho fatto la mia parte, non portando alle estreme conseguenze, in tribunale, il litigio. I miei legali hanno archiviato tutto”.
Qual è la virtù che apprezza di più?
“L’onestà, senza dubbio, accompagnata dalla sincerità. Dire le cose in modo schietto. Chi lavora nell’ombra non mi piace”.
L’auto di rappresentanza del Comune di Riccione è un’Audi, nessun pentimento?
“Non faccio lo scarica barile. Non mi intendo di auto. Hanno deciso Giorgio, l’autista e Righetti, il funzionario. Pensano che le auto italiane non garantiscono quegli standard. Io ho avuto una Duna ed ho una Multipla a metano; il pieno costa 16 euro”.
E’ accusato di invadere gli assessorati, come si difende?
“Lo riconosco sono un po’ invadente. Ho l’ansia di fare le cose. Quindi talvolta irrompo nel loro ottimo lavoro. E poi c’è un risvolto personale. Volevo diventare ingegnere; non ce l’ho fatta (per fortuna il risultato è stato raggiunta dalla figlia e presto anche dall’altro), per cui invado il campo delle opere pubbliche. Credo di aver insegnato anche a visitare i cantieri. Sul posto ci si rende conto meglio dei problemi”.
Giorgio Amendola sosteneva che bisogna dire sempre la verità. Ha da rimproverarsi qualche peccato?
“No. Sono cresciuto leggendo ‘Un’isola’, dove c’è l’anima. La verità ti aiuta sempre, anche quando appare scomoda. Ho detto la verità anche quando potevo tacere, come sull’isola croata, ad esempio”.
I suoi rapporti con i Ds, il suo partito, sono conflittuali, che dire?
“In questi anni ho sfatato una tradizione: un conflitto tra chi sta in Comune e chi nella segreteria. E’ chiaro che il ruolo del sindaco non mi permette di essere d’accordo su tutto. Ma non parto dall’idea di litigare per farmi propaganda. I litigi sono stati pochi”.
La Riccione turistica perde colpi, è in decadenza? Troppo cemento?
“E’ il contrario. Senza la pioggia di agosto avremmo battuto ogni record. Il cemento è quello usato dai nostri genitori. Il piano in più sulle cose da trasformare in albergo è stato realizzato qui e non lungo le altre coste italiane. Noi vediamo cose che si potevano fare meglio; così in futuro vedranno che noi potevamo fare meglio. Non vedo una città oppressa dal mattone. Stiamo conquistando sempre più vivibilità: più parchi, più verde, più piste ciclabili”.
C’è qualche albergatore riccionese che ammira?
“Molti. Sono vivaci, fantasiosi, soprattutto nei rapporti col cliente. Rispetto agli anni ’90, ci sono molti figli giovani che voglio continuare. Ne cito uno come esempio, e donna, la Marina del Belvedere”.
Rifondazione litiga, qual è la sua impressione?
“E’ una vicenda interna. Non è corretto entrare”.
Come vorrebbe essere ricordato?
‘Un giorno, mio babbo ed il mio barbiere Rino, mi ha preso e fatto fare un giro per Riccione a vedere le tante opere pubbliche realizzate. Oltre a queste, le attenzioni sono andate con aiuti diretti a tante famiglie”.